Arvier, un paese da scoprire d’estate per amarlo in inverno

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Tra vigneti, storia e sport

Palestra di roccia

ARVIER. Adagiata su una piccola conca a 776 metri di altitudine, Arvier è testimonianza della resistenza e caparbietà valdostana. La sua terra, infatti, è coltivata a vigneti, quelli degli uomini che nei secoli hanno innalzato terrazzamenti sul versante più assolato volti a sfruttare ogni lembo di terra per la produzione di vini oggi a ragion considerati "eroici". Qui si produce il famoso vino rosso Enfer d’Arvier, uno dei primi vini valdostani ad ottenere la denominazione D.O.C. In epoca romana questo villaggio aveva funzione di accampamento militare lungo la strada per le Gallie, di cui se ne possono ancora ammirare dei tratti.

Nel centro del borgo si trovano la chiesa parrocchiale  a campanile romanico, con annesso il museo di arte sacra, ed il Castello La Mothe, costruito verso la fine del XIII secolo. Mentre la frazione di Leverogne offre gli affreschi dell’ospizio dei pellegrini risalente 1368.

Ma è nella vicina Valgrisenche, salendo di quota , che è possibile ammirare il santuario di Notre-Dame de Rochefort con sullo sfondo il maestoso ghiacciaio dello Château Blanc.

In estate, Arvier è ideale per chi ama vacanze all'insegna della tranquillità e di salutari passeggiate ed escursioni negli splendidi boschi. Panoramici sentieri da percorre dalla zona dei pascoli fino al limite dei ghiacciai del Doravidi e della Becca di Tos. A proposito di sentieri, quello che si imbocca dalla frazione di La Revoire conduce alla riserva naturale del Lago Lolair, riserva di grandissimo valore naturalistico con un paesaggio tra i più diversificati della Valle e con una vegetazione che conta alcune tra le specie più rare presenti sul territorio. E nella stessa zona, per gli amanti delle arrampicate è presente una palestra di roccia su cui esercitarsi immersi nella natura.

Un salto nel passato invece quello che si può fare nei pressi della frazione Grand Haury, dove sono ancora visibili antichi mulini e segherie ad acqua, per poi raggiungere comodamente a piedi il suggestivo Castello di Montmayeur, di cui rimane la torre cilindrica.

E la tradizione non conosce stagione, per cui anche d’estate il binomio tra territorio e gusto consiglia di assaggiare la “Carbonada” valdostana, un secondo piatto tipico di carne, manzo o più raramente camoscio, tagliata a piccoli pezzi e cotta dopo essere rimasta almeno 12 ore ad insaporirsi con verdure e spezie in abbondante vino rosso. Quello usato per questa ricetta è proprio l’Enfer d’Arvier.

Da tenere d'occhio per un ritorno in inverno è invece la frazione Planaval, poiché rimane uno dei punti di partenza per splendidi itinerari di scialpinismo nel massiccio del Rutor.

L’enorme patrimonio naturalistico è infatti lo scenario protagonista del Tour Du Rutor Extreme - gara internazionale di scialpinismo (biennale) entrata a far parte del circuito internazionale. Di Arvier va anche ricordato che ha dato i natali a Maurice Garin, vincitore del primo Tour de France nel 1903, leggendario per la sua resistenza (per aver percorso 1200 km in due giorni e due notti di corsa). Emigrato in Francia per fare lo spazzacamino, si guadagnò il nome di “petit ramoneur” (piccolo spazzacamino, appunto) per il suo fisico esile e minuto. Si aggiudicò il primo Tour in 94 ore e 33 minuti, alla media di 25,679 km/h, correndo su una bicicletta a ruota fissa di 16 kg.

Arvier sinonimo di tempra dunque, da scoprire d’estate per amarla in inverno.



Adriana Guzzi