Nuovo governo, Ferrero: bisogna fare tentativo, altre elezioni non aiuterebbero la Valle d'Aosta


Il consigliere di Mouv torna sulla giunta di tecnici: servono persone competenti, politica deve fare bagno di umiltà

Stefano FerreroStefano Ferrero, nei giorni scorsi hai proposto di nominare un governo regionale composto da soli tecnici. Quale motivo c'è alla base di questa idea?
«Abbiamo visto in passato che alle volte nei 35 eletti non ci sono le competenze necessarie per affrontare argomenti specifici. Attribuire un assessorato con il semplice criterio di spartizione "questo a me e quello a te" penso sia controproducente. Ho proposto un'intera giunta composta da tecnici così da evitare discussioni sulle poltrone, ma potremmo decidere di metterne qualcuno solo in certi settori. La politica deve fare un bagno di umiltà in certe occasioni e in periodi difficili come quello attuale. Se legge prevede la possibilità di assessori tecnici, un motivo ci sarà. La mia comunque era una proposta penso di buon senso e volevo vedere quali reazioni avrebbe provocato».

E quale è stata la reazione tra i tuoi futuri colleghi di maggioranza?
«I miei futuri colleghi di alleanza non li ho sentiti... Ho discusso un po' su Facebook e ho visto che le posizioni sono abbastanza equilibrate, siamo sul 50 e 50. E' stato posto il problema della spesa in più per pagare l'assessore tecnico, ma penso che qualche centinaia di migliaio di euro si possano anche spendere soprattutto pensando ai milioni sperperati in passato».

Questa idea ha dei vantaggi ma anche degli svantaggi. L'assessore politico risponde, in teoria, agli elettori mentre il tecnico risponde a chi lo ha nominato. In Valle d'Aosta poi si riuscirebbero a trovare tecnici capaci e volenterosi di caricarsi dossier scottanti come per esempio i trasporti o il Casinò?
«Sarebbe difficile, ma non impossibile. Non escluderei nemmeno di andare a cercare una risorsa fuori Valle. Se in ballo c'è un settore da salvare o una nuova fase da avviare, si può fare anche questo. Tutto comunque deve avvenire nell'ambito di un cronoprogramma fissato dalla politica. Il tecnico diventa un esecutore professionista della volontà politica con scadenze e direttive molto precise e la responsabilità rimane in capo alla politica».

Come accaduto con Di Matteo al Casinò?
«Di Matteo non ho capito fino a che punto abbia le mani libere».

Se non ci sarà un governo regionale di tecnici, Stefano Ferrero sarà assessore?
«Non ho mai pensato a questa ipotesi».

Ma se la proponessero?
«No, per ora è fantapolitica. In un momento del genere penso vadano scelte persone veramente competenti e al di là di ogni sospetto. Il mio appoggio lo darò lealmente, ma penso proprio che sarò fuori dai giochi».

Conosci abbastanza bene la politica valdostana. Come la vedi questa maggioranza così variegata, risicata, con equilibri quasi borderline? Avrà futuro?
«Per ora non c'è nulla di definitivo, ma ovviamente bisognerà partire con un impegno sottoscritto da tutte le forze e da tutti i singoli nel dare un apporto leale al governo fino alla fine. Se invece ognuno cercherà di tirare acqua al proprio mulino, allora andremo ad elezioni e con la vecchia legge elettorale poi ci sarà proprio da ridere... Un tentativo ci deve essere insomma. La frammentazione certo non aiuta la stabilità. Ho visto la proposta di Impegno Civico di fare un governo con tutti tranne l'Union: tutto è possibile e tutto va esaminato, ma bisogna considerare che ogni forza politica ha in casa dei "buoni" e dei "cattivi". E poi in tanti della maggioranza hanno avuto responsabilità nei precedenti governi regionali e non hanno certo fatto vedere cose sensazionali».

Pensi che durante il primo consiglio si riuscirà a votare il nuovo esecutivo?
«Lo spero vivamente perché un rinvio sarebbe legato più a logiche di spartizione delle poltrone che non alla necessità di ulteriori riflessioni. Si cadrebbe veramente in basso. Spero si formi un'ipotesi di governo regionale con un programma semplice ed attuabile in tempi ragionevoli. Poi magari si potrà fare il punto della situazione a metà percorso e decidere se proseguire, se fare maggioranze diverse o altro. Se tornassimo alle elezioni adesso assisteremmo ad una specie di vuoto che non aiuterebbe assolutamente la Valle. Questo è un momento di emergenza e ci vogliono scelte di emergenza: fare sacrifici su certe rigidità per dare vita a qualcosa di concreto».

Nel programma ci sarà il cambio della legge elettorale?
«Nel nostro programma (di Mouv', ndr) mi pare di no, ma non dovrebbero esserci dubbi su questa necessità. Bisogna rendere definitivi i quattro poli di scrutinio, una novità che ha garantito secondo me un risultato molto più reale rispetto alle precedenti elezioni. Su questo penso che si potranno trovare accordi trasversali con forze politiche che non partecipano alla maggioranza. Poi, mia opinione personale, sicuramente bisognerebbe introdurre la preferenza unica».

Sulla ripartizione dei seggi e sulla soglia di sbarramento?
«Io sono proporzionalista e non mi piacciono le soglie di sbarramento né per la raccolta firme né per l'ingresso in Consiglio. La soglia di sbarramento la abbasserei e farei in modo che servissero 600/700 firme invece di 1000, che poi devono essere in realtà 1200/1300. Non bisogna affollare di partiti e partitini il consiglio regionale, ma talvolta le forze politiche vengono escluse per una manciata di voti e lo abbiamo visto alle ultime elezioni. Già vota soltanto la metà della popolazione tra schede bianche, vuote e astensionismo, se poi un 5-10% degli elettori vede "perdere" il proprio voto che democrazia è? La maggioranza nelle migliori delle ipotesi ha il 20% dell'elettorato dalla sua parte. La democrazia così va a farsi benedire».

 

Marco Camilli

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