Caccia allo stambecco, la politica valdostana inizia a discuterne

Respinta una mozione della Lega in Consiglio Valle. Carrel: discutere l'argomento in III Commissione

StambecchiRiapertura della caccia allo stambecco, simbolo del Parco Nazionale Gran Paradiso: argomento delicato e controverso che incassa una certa apertura da parte politica valdostana (non tutta, ovviamente). Il Consiglio regionale ha discusso giovedì la mozione "Impegno per azioni utili a una gestione venatoria della specie Capra Ibex". Tradotto in termini meno eleganti: poter tornare a puntare le armi da fuoco sugli stambecchi.

Christian Ganis (Lega VdA) si è fatto portavoce delle richieste del mondo venatorio. «Nella misura in cui non genera danni alla specie interessata, lo sfruttamento di una risorsa naturale quale è la fauna selvatica è da considerarsi del tutto legittimo», ha affermato chiedendo di attivare «ogni azione utile» per arrivare alla gestione venatoria della specie.

Dopo aver seriamente rischiato di scomparire dalle Alpi, circa 50.000 esemplari di stambecco oggi vivono nelle vallate dell'arco alpino. Nella nostra regione risultano 4.052 stambecchi secondo il più recente censimento (erano 1.934 nel 1997). La caccia alla Capra Ibex, ha affermato Ganis, «avviene da tempo delle nazioni confinanti, ad eccezione della Francia» e in Italia «la provincia autonoma di Bolzano con legge provinciale ha dato avvio al controllo numerico della popolazione di stambecco», con una precisa e stringente regolamentazione. Secondo la mozione della Lega, «la popolazione è l'omogeneità territoriale hanno raggiunto livelli tali da non compromettere la salvaguardia della specie» con la reintroduzione della caccia.

La mozione è stata respinta con i voti di astensione di maggioranza, RV e gruppo misto, due voti contrari di PCP e i voti favorevoli di Lega e FI. La bocciatura non fa riferimento alla proposta di inserire lo stambecco tra le specie cacciabili, bensì al fatto che l'argomento è già affrontato dal piano faunistico che l'amministrazione regionale sta aggiornando.

Marco Carrel, assessore all'Agricoltura e Risorse naturali, ha spiegato: «In data 24 aprile 2023 ho personalmente inviato una apposita missiva per richiedere alla Commissione paritetica di prendere in considerazione la possibilità di disporre variazioni all'elenco delle specie cacciabili» con riferimento anche allo stambecco.

La palla passa intanto alla III Commissione con l'esame del piano regionale faunistico venatorio che già contempla un possibile prelievo dello stambecco. «Credo sia opportuno - ha affermato Carrel - affrontare l'argomento in quella sede così da poter presentare tutti i dati tecnici e biologici che possono motivare l'avvio dell'iter per il prelievo a carico dello stambecco oppure no, sul quale come detto in precedenza il mio assessorato sta già lavorando».

Per la maggioranza è intervenuto anche Corrado Jordan (AV-VdAU) sollecitando «un approccio molto prudente» sull'argomento. «Non si conoscono ancora bene gli effetti dei cambiamenti climatici. Le proiezioni scaturite dalla ricerche effettuate in questi ultimi anni prevedono che gli stambecchi subiranno degli effetti legati all'aumento delle temperature». Con l'aumento delle temperature, nell'arco alpino gli stambecchi dovranno vivere a quote più alte e avranno meno spazi vivibili. I cambiamenti dei cicli stagionali avranno e hanno già avuto effetti sulla crescita dell'erba fresca che nutre i nuovi nati. Gli stambecchi sono inoltre soggetti a patogeni che possono falcidiare la popolazione.

Jordan ha parlato di un «impegno morale a salvaguardarne la specie» da parte della Valle d'Aosta, unica regione alpina in cui lo stambecco non si è estinto (le colonie presenti nel resto delle Alpi provengono proprio dai pochi stambecchi "valdostani" sopravvissuti). «La considerazione più importante è che lo stambecco è un animale simbolo» ed è «innegabile che abbia una forte valenza culturale». Tutti elementi che «non sono riferiti ad una lobby, ma possono essere patrimonio di molte più persone».

Netto il "no" del PCP alla mozione leghista. Secondo il gruppo, la richiesta di aprire la caccia allo stambecco è «una sorta di dichiarazione di guerra ad un animale considerato importante anche a livello turistico nella nostra regione».

 


Clara Rossi

 

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