La disavventura di un povero gatto nel canile e gattile regionale di Aosta

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povero gatto

SARRE. Ieri in tarda serata ho trovato sotto casa un gatto decisamente malconcio rintanato in un angolino. Aveva un evidente problema ad una zampa e molta difficoltà a muoversi ed era chiaramente spaventato. L'ho preso e portato nel garage per fargli passare la notte al riparo da possibili pericoli. Questa mattina, non sapendo nemmeno se fosse domestico o selvatico, mi sono ritagliato un po' di tempo e l'ho portato a Saint-Christophe per affidarlo alle cure dell'Avapa che gestisce il canile-gattile regionale.

L'addetta dopo un primo esame mi fa notare alcune cose: il micio non ha un microchip e sicuramente non è domestico, inoltre è chiaramente malato e non infortunato. E così mi comunica che da qualche tempo è attiva una convenzione con il Celva che prevede che i gatti malati e selvatici siano affidati al Comune in cui vengono trovati, in questo caso a Sarre, e non più a loro. Pertanto l'addetta mi invita a tornare a Sarre con il gatto ed a sentire la polizia locale per affidare a loro l'animale perché il canile-gattile non poteva accoglierlo.

Di fronte al mio stupore e alle mie proteste (avevo anche poco tempo a disposizione: il lavoro attendeva), l'addetta contatta la responsabile del canile-gattile che però ha confermato quanto detto prima: quel micio non è di loro competenza. A quel punto la stessa addetta si mette gentilmente in contatto con la Polizia locale di Sarre: "Salve, qui è il canile regionale abbiamo delle persone che non sono informate della convenzione che abbiamo con i Comuni e vorrebbero lasciarci un gatto malato. Quale è la struttura del comune di Sarre dove potrebbero portarlo?". Dopo qualche minuto gli uffici dell'ente rispondono che devono informarsi e che si sarebbero fatti risentire più tardi. A quanto pare però quella convenzione è rimasta soltanto sulla carta. Vista la situazione, dopo un'attesa di mezz'ora il micio alla fine è stato stato accolto nella struttura di Saint-Christophe.

Qualche riflessione sull'esperienza. La convenzione con il Celva ha il pregio di voler ottimizzare i servizi, ma implica alcuni aspetti non di poco conto. Anzitutto chi soccorre un animale in difficoltà deve essere in grado di capire se è malato o ferito e se è malato a causa di una ferita o viceversa se si è infortunato a causa di una malattia. E poi possibilmente dovrebbe capire se l'animale è selvatico o domestico (sembra banale, ma un gatto domestico ferito o malato dopo giorni di vagabondaggio è ben difficile da riconoscere). Quindi se il malessere dell'animale è dovuto ad una malattia, la persona dovrà contattare la polizia municipale del comune di competenza (quello in cui è stato trovato l'animale) sperando che la convenzione con l'Avapa sia stata effettivamente attivata. Se invece l'animale è ferito, può essere portato al canile-gattile regionale.

Aiutare un animale in difficoltà è un gesto importante tanto per l'animale quanto per la tutela della salute pubblica. E' anche importante razionalizzare i servizi nel territorio, qualunque essi siano, ma prima di attivare una convenzione di qualsiasi genere il buonsenso imporrebbe di verificare che tutti i soggetti coinvolti siano in grado di farla rispettare e, perché no, di informarne il territorio. Introdurre invece burocrazia e rimpallare persone ed animali bisognosi di cure da un ente all'altro rischia di avere un effetto controproducente.



 

Marco Camilli