"Un padre costretto a vivere in macchina per le disattenzioni della giustizia e dei servizi sociali"

scritturaUn padre di 3 figli (uno con gravi difficoltà psicologiche) ha dovuto lasciare la casa coniugale di proprietà pubblica (assegnata al nucleo familiare) nella quale era rimasto a vivere con il figlio maggiorenne (economicamente non autosufficiente) dopo che la moglie (che trascorreva gran parte del giorno e della notte sui social) se ne era andata via, accusando presunte violenze verbali del coniuge e ritenendosi in pericolo lei e le i figli.

I servizi sociali - senza minimamente sentire il padre che in questi anni aveva mandato avanti la famiglia e provveduto da solo, al rientro dai lavoro a preparare i pasti per i figli, curare la loro igiene personale e quella dell'abitazione - si sono rivolti al Tribunale per i minorenni di Torino ed hanno chiesto ed ottenuto di collocare i minori in una comunità di Aosta. Le accuse di violenza non sono state però conformate dalla donna dinnanzi al giudice del T.M. e il procedimento, di fatto, è stato dichiarato chiuso rimettendo gli atti al tribunale di Aosta dove è in corso il procedimento di separazione chiesto con addebito al marito dalla signora.

I solerti servizi sociali (su cui si chiede ufficialmente di indagare) sono arrivati perfino a chiedere alla questura la sospensione della licenza di caccia e il ritiro delle armi al marito perché la moglie non si sentiva serena, anche se non l'ha denunciato minacce. Provvedimento del tutto assurdo.

I servizi, nonostante la moglie avesse abbandonato la casa coniugale e due figli fossero in comunità, con celerità le hanno trovato una nuova abitazione perché, a loro dire, si trovava in emergenza abitativa.

Il presidente del tribunale, con salomonica saggezza, ha stabilito che i due minori (di cui uno con forte disabilità psichica è divenuto maggiorenne) fossero stati collocati presso la madre nella casa familiare da cui se ne era andata; che il padre, disoccupato dopo il ridimensionamento della ditta edile dove lavorava e il cui reddito era uguale a quello della moglie, versasse un assegno di mantenimento per i due figli, mentre quello maggiorenne, in attesa di lavoro e che aveva scelto di stare col padre per le condotte materne, sarebbe stato a suo totale carico; che il padre doveva abbandonare la casa coniugale entro poche settimane e trovarsi una casa in affitto dove andare a vivere con l'altro figlio. Il presidente del tribunale inspiegabilmente si è dimenticato che la legge prevede che i figli, anche se maggiorenni ma non autonomi, devono essere mantenuti dai genitori, i quali devono provvedere anche al loro alloggio e che non possono essere obbligati a stare col genitore con cui non vogliono stare; che la madre potrebbe trovarsi una occupazione stabile (da sempre rifiutata) per mandare avanti la famiglia; che il padre può disporre di un reddito mensile di €. 700, simile a quello della moglie, (e frequenta, a differenza della signora, corsi finalizzati all'occupazione) con il quale deve pagare l'assegno di mantenimento di €. 400, le spese straordinarie al 50% anche se non preventivamente autorizzate, l'affitto di una nuova abitazione con relative utenze, provvedere al figlio maggiorenne e a sé stesso. Cioè dovrebbe disporre di un reddito di circa 2000 euro al mese! Tutto ciò al tribunale e ai servizi sociali non interessa!

La madre, indifferente alle difficoltà del marito che non riusciva a trovarsi una abitazione accessibile, idonea per due persone, e nonostante si fosse accordata con i servizi per ritardare il rientro dei figli con lei, ha ingiunto al marito con l'ufficiale giudiziario di andarsene immediatamente.

Così ha fatto e da una settimana è costretto a vivere in macchina.

I figli sono ancora in comunità e i servizi hanno detto che rientreranno a casa solo quando il padre avrà un regolare contratto d'affitto dove andrà a vivere con l'altro figlio. Ma se è fuori casa e vive in macchina questa ulteriore imposizione dei servizi sociali dove trova giustificazione? Il padre, per i servizi sociali, è un delinquente come attesta loro la moglie a prescindere da prove oggettive! Non si rasenta l'abuso d'ufficio?

Dopo la prima udienza di separazione che stabiliva l'abbandono della casa familiare, il padre ha chiesto di poter rientrare nel progetto dell'emergenza abitativa ed avere una casa provvisoria, visto che deve provvedere da solo al figlio maggiore, ma i servizi solo a maggio gli hanno permesso di sottoscrivere la richiesta che, dopo due mesi deve essere ancora analizzata.

Perché solo per la madre, che era da sola e che aveva abbandonato la casa coniugale, dopo pochi giorni le avevano trovato una sistemazione? Due pesi e due misure e poi non si deve parlare di ideologie di genere?

Il padre è in attesa di iniziare un nuovo lavoro a tempo indeterminato, ma a due ore di viaggio con costi e inoltre insormontabili difficoltà nel periodo invernale, ed ha dovuto accettare – per imposizione dei servizi sociali – l'affitto di una casa ad €. 570 al mese e gli è stato richiesto di versare (tra caparra e mese agenzia immobiliare) €. 2.300 circa per avere le chiavi dell'abitazione.
Dove andrà a prendere i soldi?

Potrà pagarsi con lo stipendio di operaio edile di circa €. 1500 al mese la locazione (€.570), l'assegno di mantenimento (€.400) e le spese straordinarie per due figli (nonostante la madre percepisca gli assegni familiari e la pensione di quello disabile), il mantenimento del terzo figlio, le utenze, vitto e spese di viaggio.
L'Associazione che tutela i propri iscritti chiede immediatamente una indagine, a livello giudiziario e politico, sul comportamento delle istituzioni che dovrebbero tutelari sì i minori ma anche i genitori e i cittadini in genere.

Perché i politici, di tasca propria, non aiutano questo padre e questo figlio ancora non autosufficiente? 

 

 

 

 

Ubaldo Valentini
presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori Valle d'Aosta

 

 

 

 

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