Ex Hotel Lanterna, silenzi e preoccupazione sul futuro


Il sindaco Lavy: il Ministero agisce d'imperio senza confrontarsi col territorio

 

Ex Hotel Lanterna

SAINT-PIERRE. Torniamo a parlare dell'ex Hotel Lanterna di Saint-Pierre, il cui futuro rimane avvolto nell'incertezza. La struttura sembrava destinata ad essere ristrutturata e trasformata in un hub per migranti, cioè un grande centro di accoglienza. Il progetto è del 2015 e non risulta sia mai stato revocato; nel frattempo sulla proprietà dell'immobile è stato aperto un contenzioso tra la Regione, che lo reclama, e lo Stato. Quest'ultimo, nonostante la proprietà sia ancora in bilico in attesa della decisione dei giudici, nei mesi scorsi ha affidato dei lavori di messa in sicurezza senza inviare comunicazioni alle autorità locali.

Del progetto dell'hub non si è più saputo nulla. Il timore è che il governo nazionale, come nei mesi scorsi ha inviato una ditta per la messa in sicurezza senza comunicazioni preventive, possa allo stesso modo stabilire di far partire i lavori dell'hub senza che Regione o Comune (da sempre contrari al progetto) ne siano messi a conoscenza.

In attesa di ricevere informazioni dalla segreteria del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, da noi contattata, abbiamo intervistato il sindaco Paolo Lavy chiedendogli: Saint-Pierre come vive questa lunga fase di incertezza?
«L'intervento di sicurezza risale ad aprile se non ricordo male e di informazioni recenti non ne ho più avute. Abbiamo visto l'impresa iniziare a lavorare, ma non avendo trasmesso alcuna documentazione in Comune non sapevamo bene con chi avessimo a che fare. L'impresario ha riferito di aver ricevuto mandato dal provveditorato delle opere pubbliche di Torino di fare quella che loro definivano una messa in sicurezza, quindi la delimitazione dell'area con recinzioni in modo da impedire l'accesso agli estranei. E' stata una spiegazione solo verbale però, perché di formale non ho mai visto nulla».

E' consuetudine che vengano eseguiti lavori senza che al Comune competente sia comunicato qualcosa?
«Secondo il provveditorato alle Opere pubbliche, sì. Le lascio però immaginare il povero cittadino che se deve fare qualche lavoro ha bisogno di rispettare numerosi adempimenti mentre per loro non è stato così. Su questo a suo tempo c'era stato confronto anche con gli uffici regionali, ma non c'è stato verso di avere alcun tipo di comunicazione dal provveditorato. E finché i lavori erano soltanto per posizionare la recinzione si poteva anche capire, tuttavia ci siamo preoccupati quando abbiamo visto gli operai che impacchettavano e smantellavano le coperture in amianto. In un primo momento ci avevano anche detto che non si trattava di amianto ed invece lo era. Ci hanno subito messo in allarme perché pensavamo fosse un intervento preparatorio per un cantiere. E poi non hanno prodotto alcuna documentazione».

Visto che non c'era documentazione, la polizia municipale è intervenuta?
«Siamo intervenuti con Carabinieri, Corpo Forestale, Usl e tutti gli strumenti possibili. Inizialmente la ditta, proveniente dal Cuneese, ha parlato di un disguido nella trasmissione degli atti ma arrivati al terzo giorno senza ancora aver ricevuto nulla, essendomi sentito preso in giro da chi ha affidato i lavori, ho avvisato il capo di gabinetto della Regione e la ditta è stata sanzionata per aver smantellato l'amianto senza aver comunicato nulla. Poi hanno finito il lavoro di recinzione e da allora non si è più visto nessuno. Ad oggi non abbiamo saputo altro. Il governo nazionale e il governo regionale probabilmente hanno ben altre priorità».

La presidente della Regione Spelgatti nei giorni passati ha riferito che nemmeno il governo regionale ha notizie aggiornate sul futuro dell'ex Lanterna.
«Che la volontà sia di andare nella direzione dell'hub è abbastanza evidente, visto che esiste un progetto esecutivo e che sono stati spesi soldi e tempo sul dossier. Questo fa pensare che la volontà, tecnica o politica che sia, c'era. Come poi proseguirà il dossier non si sa. L'ex Lanterna comunque è sorvegliato speciale ed oltretutto è un posto abbastanza visibile, notiamo subito se vi accade qualcosa. Quando è arrivata la ditta, in mezza giornata ci siamo recati sul posto per capire cosa stesse succedendo. Per loro comunque era un normale cantiere, non sapevano nulla del progetto dell'hub».

Il provveditorato successivamente non vi ha più comunicato nulla?
«No, che io sappia».

E' mai stato richiesto un cambio di destinazione d'uso per il vecchio hotel?
«No».

Per poterlo ottenere, in caso di richiesta, l'iter è abbastanza lungo.
«Esatto, ma si è aperto un grosso dibattito su questa questione. Qualcuno sostiene che tutto sommato non si tratterebbe di un cambiamento di destinazione d'uso visto che l'albergo non verrebbe trasformato in uffici o abitazioni. L'hub per migranti avrebbe comunque una funzionalità ricettiva, perché alla fine ospiterebbe delle camere».

Diciamo che cambierebbe solo la clientela, il target
«Cambierebbe sì, un po' tanto».

L'eventuale richiesta per modificare la destinazione d'uso dovrà essere presentata in Comune?
«Sì, però l'impressione è che il Ministero si senta autorizzato ad agire d'imperio. Infatti non si è mai preoccupato di comunicarci che ci sarebbero stati dei lavori per montare la recinzione».

E' un comportamento irrispettoso nei confronti delle autorità locali.
«Sia ben chiaro che il Comune di Saint-Pierre non è contrario all'accoglienza. Su questo a dicembre 2015 si era espresso anche il Consiglio comunale. Saint-Pierre è contraria alla realizzazione di un hub migranti perché preoccupano i numeri e il contesto. L'unico contatto che abbiamo con la realtà dei migranti è legata a Villeneuve: i migranti ospitati lì prendono la bicicletta, arrivano da noi e rovistano nei cassonetti. Quelli che per noi sono rifiuti, per loro sono "tesori". Noi buttiamo via un paio di scarpe perché non hanno più i lacci e loro mettono del fil di ferro come lacci e ci fanno un Tor des Géants. E' una questione culturale, una battaglia persa».

Per l'Hotel lanterna invece è una battaglia di rispetto tra Ministero e autorità locali
«Né Comune né Regione sono tenuti al corrente sugli sviluppi».


Marco Camilli

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