Manes alle consultazioni al Quirinale: intervista di Aostaoggi.it

Il deputato sui primi giorni di lavoro a Roma: 'come in una bolla: ciascuno se la canta e se la suona'. Sulle dichiarazioni di Berlusconi: 'sono molto pesanti, ma vanno analizzate'

 

Franco Manes

Franco Manes, deputato della Valle d'Aosta. Quale sensazione ha provato entrando a Montecitorio?
«È stata un'emozione forte entrare in un luogo che rappresenta, in ogni angolo e corridoio, un luogo di storia. In passato avevo avuto il privilegio insieme a tanti altri colleghi sindaci di venire nel salone della Camera ricevuti dall'allora presidente e già all'epoca il primo impatto era stato importante. Ho anche potuto notare nel disbrigo delle attività puramente amministrative che l'organizzazione è estremamente efficiente».

Dalla Valle d'Aosta a Roma: cosa cambia nel rapporto con la sua famiglia?
«In queste prime due settimane è cambiato nulla anche perché sono un pendolare come molti altri, certo privilegiato. I rapporti con la famiglia sono quelli della quotidianità. Con la mia attività professionale, avendo uno studio tecnico, mi sono dovuto organizzare con colleghi e collaboratori in maniera differente. Diciamo che è tutto da costruire, ma credo che i rapporti con la Valle, territorio, la famiglia e il lavoro rimangano estremamente stretti. Non c'è un distacco netto tra il mondo "lassù" e questa mia avventura».

I parlamentari in passato utilizzavano l'aeroporto per andare a Roma. Oggi come avvengono gli spostamenti?
«Finora ho utilizzato il treno da Torino con il Frecciarossa, una percorrenza di circa 4/4,5 ore, più le due ore di spostamento da Doues a Torino. In tutto circa sei ore. Con l'aereo diventa più veloce. Certo gli spostamenti per arrivare a Roma dalla Valle d'Aosta non sono così funzionali, ma questo vale per i parlamentari come per tutti gli altri».

Parliamo della situazione politica a Roma. Dopo le elezioni la formazione del governo sembrava cosa già fatta, ma ora le esternazioni di Berlusconi su Putin e Ucraina hanno sparigliato le carte. Cosa ne pensa?
«Essere a Roma mi ha dimostrato che questo è un mondo estremamente articolato. Si è all'interno di una grande sfera e a questi livelli, ma anche a livello locale, succede che ciascuno di noi se la canti e se la suoni. Tante volte si dimentica però quello che c'è fuori dalle sale ovattate, cioè il mondo reale. L'impressione, almeno nell'immediato, è che ci sia un distacco tra le istituzioni, la parte politica e il paese reale. I giochi all'interno del parlamento sono talmente articolati in termini di posizionamento tra schieramenti, partiti e interessi dei singoli che ciascuno può dire tutto e il contrario di tutto».

Le affermazioni di Berlusconi sono però un po' pesanti
«Sono molto pesanti perché determinano delle conseguenze sul piano politico e strategico nei rapporti con l'Europa e altri Paesi. Ma stiamo di affermazioni che, a questi livelli, vanno ben ponderate e analizzate».

Oggi iniziano le consultazioni. Lei parteciperà come componente del gruppo misto alla Camera delle minoranze linguistiche?
«Stiamo verificando in queste ore di poter esserci come Valle d'Aosta. Credo che questa cosa si avvererà e quindi oggi alle 16 sarò insieme ai miei colleghi da Mattarella».

Salvo ulteriori colpi di scena, possiamo ipotizzare che Giorgia Meloni presenterà al parlamento un governo di centro destra. Lei voterà la fiducia?
«Ne discuterò con il gruppo consiliare di cui faccio parte. Aspettiamo con ansia di conoscere il programma di governo e di conseguenza valuteremo. Non si sa ancora al momento chi sarà incaricato a formare il governo e se farà o meno delle consultazioni con le varie forze politiche e il nostro gruppo».

Se l'Italia piange la Valle d'Aosta non ride. In Regione si parla di inventarsi un nuovo assessorato per cementare la maggioranza. In qualità di amministratore, cosa ne pensa e cosa consiglierebbe?
«Non posso dare consigli, ma credo serva un'amministrazione regionale in grado di affrontare e chiudere dossier e tematiche con atti amministrativi, sia parte della Giunta stessa che del consiglio regionale. Non mi spaventa l'assessorato in più se questo garantisce di poter affrontare certe tematiche in maniera più performante. Il problema è che o proviamo a immaginare un governo, un'amministrazione regionale estremamente più snella e performante, oppure oggettivamente, al di là della volontà dei singoli assessori, diventa difficile affrontare qualsiasi dossier. Un assessorato in più o una rivisitazione delle deleghe potrebbe essere una soluzione. Da sindaco comunque quello che mi piacerebbe vedere è concretezza in ogni atto della mia amministrazione regionale».

 

Marco Camilli

 

 

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