La scuola ha un ruolo indispensabile nel contenere i pericolosi disagi di tantissimi figli di genitori non più conviventi e per svolgere positivamente tale compito occorre una accurata e polivalente preparazione, non influenzata da strane teorie, spesso improvvisate e create per ridurre la portata dei disagi che stravolgono l’esistenza di minori, lasciati dai genitori in balìa di sé stessi. Aver reso nulla la presenza del padre (il 94% dei minori vivono con la madre), nonostante che le leggi, invece, parlino di rendere effettiva la bigenitorialità e la cogenitorialità, ha voluto dire incrementare questa pericolosa situazione dei minori.
La prima agenzia educativa resta la famiglia, che, anche quando non esiste più la convivenza dei genitori, non può sottrarsi a questo dovere naturale e istituzionale e tantomeno può esporre i minori ai variegati desiderata del genitore affidatario e/o collocatario, che considera prevalentemente i figli non come una risorsa umana e una persona, ma come una convenienza economica. La società, poi, è dominata dalla cultura che, in concreto, sostiene che i diritti dei figli, in base ad una prassi che nega il diritto dei minori ad autodeterminarsi, vengano solo dopo quelli del genitore presso cui sono costretti a vivere.
La scuola, però, anche se non può sostituire la famiglia di origine del minore, può divenire la coscienza critica per una reale tutela dei minori e può, tramite la sua attività, coinvolgere i genitori, separati e non, in una riflessione che investa vari settori sociali e che richiami i genitori ai propri doveri verso i minori e verso la società. In questa opera di mappatura del disagio giovanile, con particolare riguardo ai figli dei separati, si devono coinvolgere le istituzioni e le associazioni di settore, nessuna esclusa, per mappare seriamente il fenomeno con appropriate indagini statistiche fatte su test compilati da persone scientificamente preparate e non esclusivamente dai santoni del sociale.
Le istituzioni scolastiche valdostane, tramite il Dipartimento Sovrintendenza agli studi, possono fare anche dell’altro: sollecitare le altre istituzioni della società al rispetto dei propri doveri di tutela dei minori figli di genitori non più conviventi al fine di predisporre iniziative e strutture per rimuovere quei pericolosi disagi che non permettono ai minori coinvolti di avere una formazione serena, conseguire una professionalità e raggiungere una equilibrata personalità che valorizzi tutte le loro potenziali risorse individuali.
La scuola non può essere una istituzione da cui pretendere tutto, anche le cose più ovvie, come spesso si vorrebbe, ma il luogo più idoneo per prevenire la dispersione scolastica (molto alta in Vda tra i figli dei separati), la delinquenza giovanile, l’uso indiscriminato delle sostanze stupefacenti e dell’alcool fin dalla tenera età, le devianze in genere, il rifiuto della legalità e di qualsiasi rispetto dell’impegno civile e sociale. Da questa collaborazione tra vari organismi, sotto l’egida della scuola, a cui la nostra associazione comunica fin da ora la propria disponibilità, deve nascere un programma fattibile e graduale che riporti i minori al centro della società valdostana e getti le basi per un supporto alle famiglie, scarsamente propense nella tutela dei figli, anche dopo la fine della convivenza dei genitori. Gli strumenti per fare tutto ciò esistono, occorre attivarli e, dopo avere una mappatura dei disagi minorili, formulare varie ipotesi di interventi con l’intervento delle istituzioni e delle associazioni del territorio.
A questo punto, per creare una comune coscienza socio-culturale sul da farsi, diventa quanto mai indispensabile il coinvolgimento diretto di tutti gli insegnanti, cioè di coloro che trascorrono molte ore al giorno con i minori nella struttura scolastica e, talvolta, anche nelle attività extrascolastiche, preparati con specifici e mirati corsi di aggiornamento che incidano sulla loro professionalità educativa, che è diversa dalla trasmissione di nozioni culturali professionali. Sarà necessario prevedere anche la gestione dei corsi preparatori con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato gratuito (il volontariato è tale perché gratuito, altrimenti sarebbe ben altro) e di specifici professionisti forniti dalle istituzioni locali, quando esistono, o direttamente pagati non solo dall’istituzione regionale proposta all’istruzione scolastica, ma anche dall’assessorato alle politiche sociali. Tutto ciò, ovviamente, porterà a rivedere i tanti finanziamenti a pioggia elargiti dagli enti pubblici che finiscono per danneggiare i minori stessi e favorire i genitori furbetti, quali possono essere molti genitori collocatari.
La scuola è la prima agenzia formativa dei minori e diviene anche la prima agenzia educativa quando i genitori, di fatto, rinunciano a questo fondamentale ruolo genitoriale e quando la società si dimentica di coloro che un domani verranno chiamati a gestire la nostra società. Per fare ciò, però, è fondamentale la preparazione e la responsabilità professionale dell’educatore che deve mediare le varie sollecitazioni della società, senza imporre acriticamente le proprie convinzioni ideologiche.
Una scuola propositiva sulle tematiche del disagio giovanile è quanto mai urgente e per renderla tale, però, è inaccettabile pretendere che il personale scolastico lavori sottocosto, mentre altri settori pubblici sperperano il danaro dei cittadini, senza alcun controllo degli organi preposti a tutelare l’erario pubblico.
La società si cambia, rendendo la scuola efficiente ed attenta ai problemi giovanili emergenti con la collaborazione di istituzioni e associazioni che hanno come fine la tutela dei minori.
Ubaldo Valentini
Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
www.genitoriseparati. it - contatti: tl. 347.650 4095 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.