L'infezione da papilloma virus (HPV), principale fattore di rischio del tumore della cervice uterina

La Salute su Aostaoggi.it - a cura del dottor Franco Brinato

papilloma virusLa promozione della salute passa attraverso la prevenzione. Molte malattie gravi attualmente possono essere evitate attraverso la diagnosi precoce e la vaccinazione è un fattore decisivo per il benessere della persona, per la qualità della vita, ma anche per la sostenibilità del sistema sanitario.

L'infezione da papilloma visus rappresenta una delle molte infezioni che possono essere evitate con un attento stile di vita ma soprattutto con la vaccinazione.

I papilloma virus umani (human papilloma virus, HPV) sono virus molto diffusi in natura e l'infezione si trasmette prevalentemente per via sessuale ed è più frequente nella popolazione femminile. Nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente ma qualche volta, quando il sistema immunitario non riesce a debellare rapidamente il virus, Hpv può determinare l'insorgenza di forme di tumore quali quello della cervice uterina.

Il tumore della cervice uterina (collo dell'utero) è stato la prima neoplasia a essere riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile a un'infezione: essa è, infatti, causato nel 95% dei casi da un'infezione genitale da HPV.

In Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 donne muoiono a causa di questo tumore.

Sono stati classificati 12 ceppi di virus ad alto rischio, due (HPV 16 e 18) si sono rivelati i principali responsabili dell'evoluzione tumorale dell'infezione, mentre tra i ceppi a basso rischio, i sierotipi 6 e 11, sono da soli responsabili di circa il 90% delle verruche genitali (condilomi), lesioni benigne a basso rischio.

L'infezione da HPV non da nessun sintomo, pertanto l'unica arma è la prevenzione basata su programmi di screening che consentano di identificare le lesioni nelle fasi iniziali e di intervenire prima che evolvano in carcinoma. Negli ultimi anni si è assistito a un calo consistente dell'infezione grazie ai programmi di vaccinazione contro il virus.

Quanto è diffusa l'infezione?

La diffusione dell'HPV è elevata: l'80% delle donne sessualmente attive si stima che contragga l'infezione almeno una volta nella vita. La prevalenza è maggiore nelle giovani donne tra i 25 e i 35 anni e circa il 50% viene a contatto con un ceppo "ad alto rischio". Si tratta quindi di un evento comune che nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente, ma più raramente può evolvere in severe forme tumorali.

Quali sono i sintomi e i segnali dell'infezione?

Nella maggior parte dei casi, l'infezione da HPV non dà sintomi. Il sistema immunitario il più delle volte ha la capacità di debellare il virus prima che possa provocare danni importanti.

I sintomi causati dall'infezione da Hpv dipendono esclusivamente dal tipo di virus infettante e dalle lesioni che si sviluppano in seguito. I sierotipi a basso rischio, HPV-6 e 11, nella fase iniziale dell'infezione sono di solito asintomatiche. Si manifestano tipicamente verruche o escrescenze gradi simili a creste di gallo, definite condilomi acuminati. Queste si localizzano in sede genitale sulla cervice uterina, sulla cute intorno all'ano, oppure possono avere localizzazioni extragenitale a livello di naso, bocca o laringe e cavo orale. Spesso sono lesioni innocue. In alcuni casi le verruche e i condilomi possono provocare, oltre il danno estetico, anche prurito e dolore.

La presenza di condilomi o verruche non costituisce un rischio di insorgenza tumorale.

Nel 10% circa delle donne contagiate dal virus, l'infezione può diventare cronica: se il virus responsabile appartiene alla categoria dei virus "ad alto rischio", le lesioni a livello dell'apparato genitale e in particolare a livello del collo dell'utero possono trasformarsi nel giro di qualche anno (in media, dai 7 ai 15 anni) in una lesione tumorale. I sintomi possono essere assenti o così lievi da passare inosservati nella fase iniziale. Con la progressione della malattia compaiono dei sintomi: sanguinamenti e dolore dopo un rapporto sessuale, perdite vaginali di liquido chiaro o frammisto a sangue, dolore in regione pelvica (nella parte bassa della schiena), sanguinamento o flusso mestruale inconsueto (in menopausa o fuori il ciclo mestruale). Questi sono sintomi non specifici, ma devono mettere in allarme e indurre a un consulto medico urgentemente.

papilloma virusCome si trasmette l'infezione e quali sono fattori di rischio?

L'infezione da Hpv si contrae per via diretta e principalmente con i rapporti sessuali. La trasmissione può avvenire anche con il solo contatto con i genitali e non solo con i rapporti completi e l'uso del profilattico non riduce il rischio d'infezione.

La giovane età, il numero di partner sessuali, i rapporti sessuali occasionali e la frequenza dei rapporti sono i fattori di rischio maggiori per contrarre l'infezione.

Il fumo di sigaretta, l'uso prolungato di contraccettivi orali e l'abuso di droghe e alcol in un soggetto con infezione cronica da HPV aumentano considerevolmente il rischio del tumore della cervice uterina.

Come si fa la diagnosi?

Lo strumento per l'individuazione precoce delle lesioni da HPV è rappresentato dal Pap-test e dal Hpv-test, preceduto da un attento esame clinico da parte del medico. Si stima che, se eseguito a intervalli regolari (ogni 2-3 anni), il Pap-Test riduca il rischio di sviluppare tumore cervicale di circa il 70 per cento. Si tratta di un semplice test e consiste nel prelievo di alcune cellule dalla superficie del collo e dal canale cervicale dell'utero con una spatolina e uno spazzolino conico.

Anche la ricerca del DNA del Papilloma virus umano rappresenta un'altra possibilità di diagnosi. L'esame è in grado di riscontrare la presenza del virus o meglio il proprio DNA oncogeno (ovvero responsabile dell'insorgenza del tumore) nei tessuti della cervice uterina. Rispetto al Pap Test, Hpv-test consente di individuare le donne a rischio con maggiore anticipo. La positività non significa necessariamente che la donna svilupperà nel tempo un tumore.

Esiste oggi una terapia efficace?

Non esistono attualmente farmaci per curare l'infezione da HPV. Per fortuna, nella maggior parte dei casi, l'infezione si risolve spontaneamente o è eliminata dall'organismo prima che causi problemi. Nel caso in cui l'infezione non venga debellata dall'organismo e diventi cronica, il trattamento disponibile riguarda solo le cellule anomale che si formano in conseguenza di essa. Le cellule precancerose possono essere rimosse con procedure chirurgiche e con il laser.

Quando il tumore si è già sviluppato, la terapia varia a seconda dello stadio e consiste in: asportazione parziale o totale dell'utero, ed eventualmente delle ovaie e tube, chemioterapia e radioterapia.

Le verruche e i condilomi possono essere trattati con antivirali locali o immunomodulanti che aumentano la risposta immunitaria. In alternativa possono essere asportati chirurgicamente.


Quali armi di prevenzione sono disponibili?

La battaglia contro il tumore dell'utero si vince attraverso la diagnosi precoce. Una lesione in fase iniziale può essere identificata sottoponendosi regolarmente al PAP Test (prevenzione secondaria). È infatti provato che il rischio di ammalarsi di tumore della cervice uterina aumenta notevolmente solo nelle donne che non si sottopongono regolarmente a questo test. In linea generale si inizia a eseguire il Pap-test dopo i primi rapporti sessuali. Se tutte le donne tra i 25 e i 64 anni effettuassero questo esame ogni 3 anni, i casi di tumore del collo dell'utero diminuirebbero del 90%.

Tuttavia la prevenzione primaria contro l'infezione da HPV è costituita oggi dai vaccini, un'arma sicura ed efficacia per combattere il rischio d'infezione. I vaccini attualmente disponibili esplicano la loro azione protettiva nei confronti sia dei virus responsabili del carcinoma della cervice uterina (tipo 16 e 18) sia sui virus responsabili dei condilomi (tipo 6 e 11). La vaccinazione è sicura, ben tollerata e in grado di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l'insorgenza di un'infezione.


A che età bisogna vaccinarsi e chi bisogna vaccinare?

La vaccinazione contro il papilloma virus non è obbligatoria ma è fortemente consigliata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per tutta la popolazione (femmine e maschi). E' preferibile vaccinarsi in età adolescenziale dal 12° anno di vita. La condizione ideale è vaccinare le persone che ancora non abbiano iniziato l'attività sessuale: la protezione offerta si abbassa notevolmente se il soggetto è già venuto a contatto con uno dei ceppi contro cui il vaccino è diretto. La scheda vaccinale prevede la somministrazione di due dosi a tempo 0 e dopo 6 mesi per soggetti fino a 13 o 14 anni, o tre dosi a 0, 1-2 e 6 mesi per i più grandi.

Nonostante la vaccinazione anti-HPV sia stata introdotta piuttosto recentemente, la comunità scientifica è concorde nell'affermare che essa sia sicura (cioè priva di effetti collaterali) e conferisca un'ottima efficacia preventiva.

La vaccinazione anti-HPV non sostituisce la prevenzione con il Pap-test perché il vaccino non garantisce una copertura per tutti i tipi di virus, pertanto le donne anche vaccinate devono sottoporsi regolarmente al test.

Conclusioni

L'infezione da papilloma virus è molto frequente e spesso non causa sintomi. In Italia sono diagnosticati ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 donne muoiono a causa di questo tumore. E' ormai accertato che Il tumore della cervice uterina (collo dell'utero) è causato nel 95% dei casi da un'infezione genitale da HPV. Attualmente l'unica arma disponibile, efficacia e sicura, è la vaccinazione. La diagnosi precoce attraverso il Pap - test e la vaccinazione Anti HPV riducono notevolmente il rischio di ammalarsi.

La prevenzione in campo sanitario è un fattore determinante per il benessere delle persone, per la qualità della vita e per le famiglie, ma anche per la sostenibilità del sistema sanitario.

 

dott. Franco Brinato

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