1520: il numero della centrale operativa di Croce Rossa Italiana attivo per fornire un supporto psicologico gratuito in tutta Italia

 

Chi, come me, soffre di problemi di salute mentale sa bene che i periodi di “festa” sono molto critici. Che crediate in Dio oppure no (come me), le cosiddette “feste comandate” sono comunque un supplizio al quale ci sottrarremmo ben volentieri.
O sbaglio?

In questa, che è la settimana di Pasqua del 2024, chissà quanti di voi – sempre come la sottoscritta – stanno facendo i conti con dei giorni che, inevitabilmente, comportano maggiore solitudine, un rallentamento delle normali attività quotidiane e, di conseguenza, di più tempo a disposizione per pensare.

In uno dei miei film preferiti, “Qualcosa è cambiato”, l’attrice protagonista, Helen Hunt, recita una battuta che è rimasta scolpita nella mia mente: “E quando mai pensare ha fatto bene a qualcuno?”.

Non vi scrivo tutto questo per angosciarvi ulteriormente, anzi. Vorrei che la mia esperienza fosse di aiuto per gli altri. E, dato che anch’io, in questi giorni, sto affrontando dei problemi non indifferenti, vi voglio raccontare come ho trascorso le settimane di Pasqua degli ultimi quattro anni. Ma non solo.

Nel 2021, a causa del mio vizio di togliermi i farmaci autonomamente e senza alcun consulto medico, fui letteralmente costretta a scappare dalla casa e dalla contrada di campagna in cui vivevo da un anno e mezzo.

Nel 2022 mi trovavo ricoverata in clinica psichiatrica per la terza e, finora, ultima volta nella mia vita. In quella situazione, scrissi il mio secondo libro, di cui vi ho già parlato in  per darvi la notizia della sua partecipazione al Premio Flaiano.

Nel 2023 trascorsi i giorni di “festa” da sola, vagabondando a piedi per le strade, come se fossi una specie di fantasma.

La settimana di “festa” del 2024 è cominciata, forse, nel peggiore dei modi… al netto del ricovero di due anni fa. Ma la sua intera storia deve essere ancora scritta. Quindi, per il momento, aspetto di vedere il finale.

Nell’attesa, mi sono documentata su un servizio nazionale che potrebbe fare al caso vostro… anzi, nostro. Di tutti, insomma. Esiste, infatti, un supporto psicologico gratuito della Croce Rossa Italiana che offre sostegno e ascolto a chiunque stia “affrontando un momento di difficoltà o un disagio legato alla sfera psicologica, emotiva e relazionale, con l’obiettivo di aiutare le persone a migliorare la propria qualità di vita”.

Come si legge sul sito della Croce Rossa Italiana, “Il servizio è gratuito e accessibile a tutti i cittadini maggiorenni. Per iniziare il percorso di supporto psicologico basta chiamare il numero di pubblica utilità 1520. Il servizio è attivo dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 20”.

Per essere assolutamente certa che il servizio fosse realmente attivo, ho composto io stessa il 1520 – che altro non è che il numero della Centrale Operativa della Croce Rossa Italiana – e, dopo avere ascoltato la replica predefinita di un disco, digitando il tasto numero 2 del telefono mi ha effettivamente risposto un operatore al quale, però, ho rivelato la mia identità e chiesto maggiori informazioni sul servizio.

Ci sono casi, come questo, in cui il giornalismo a “telecamere nascoste” o a “microfoni spenti” non credo abbia ragione di essere utilizzato e, non volendo essere in alcun modo d’intralcio a un servizio offerto alle persone che stanno male, ho spiegato molto chiaramente all’operatore quale fosse il mio obiettivo.

Sono stata indirizzata verso il responsabile del Servizio di Supporto Psicosociale della Croce Rossa Italiana, Fabio Specchiulli, con il quale discuteremo meglio la settimana prossima.

Nel frattempo, per me è molto importante sappiate che, in questi giorni, chiunque di voi abbia bisogno di aiuto, può chiederlo componendo il 1520. Vi prego, fatelo davvero. Non mi stancherò mai di dirlo e di ripeterlo, prima di tutto a me stessa.

Se state male, chiedete aiuto! Chiedetelo sempre! Chiedetelo a chiunque!
Non tutti sono disposti o sono “attrezzati” per fornire aiuto a persone come noi ma, nel mucchio, troverete sempre qualcuno che risponderà alla “chiamata”.

Infine, vi auguro ciò che auguro anche a me in queste circostanze: possano le “feste” trascorrere il più in fretta possibile! E, se vorrete chiedere aiuto alla sottoscritta, scrivetemi! Io non “festeggerò”…

 

Barbara Giangravè
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