Università: attivo il Counseling Psicologico negli Atenei italiani

 

Università: attivo il Counseling Psicologico negli Atenei italianiSe a offrirmi gentilmente lo spunto per l’argomento della scorsa settimana di questa rubrica sulla salute mentale – quello dell’importanza della – era stata un’insegnante di lettere di una scuola media di provincia, a offrirmi gentilmente lo spunto per l’argomento di oggi è stato uno studente universitario.

Come forse ricorderete, la scorsa settimana – purtroppo – una studentessa di Medicina dell’Università di Catania si è uccisa lanciandosi dal settimo piano del Policlinico del capoluogo etneo.

Ho discusso la notizia con uno studente dello stesso Ateneo, ma che frequenta un’altra facoltà. Nel corso della nostra conversazione, il ragazzo mi ha detto: “Mi ha dato fastidio che i giornali si siano concentrati sull’età della ragazza e, quindi, sul fatto che fosse indietro nel suo percorso di studi”.

Quando ho sentito le sue parole, mi si è accesa un’altra lampadina dentro la testa. Quante volte, infatti, i giornali hanno raccontato la cronaca di altri suicidi tra gli studenti universitari? Quante volte abbiamo letto che, questi ragazzi, erano rimasti indietro nel loro percorso di studi e, magari, alle famiglie avevano comunicato persino il giorno in cui si sarebbero laureati?

La competizione, si sa, è sempre più forte. In qualsiasi settore. A volte, però, lo stress è tale da non riuscire a sopportarlo e chi proprio non ce la fa a reggere un peso così gravoso, può commettere dei gesti estremi.

Nonostante, nel caso del suicidio della studentessa a Catania, i giornali abbiano pubblicato solo le iniziali del suo nome, a me hanno fatto il suo nome per intero. Ma non la conoscevo. Non sapevo niente di lei né della sua storia. Motivo per cui non mi azzardo a fare alcuna ipotesi sul suo di gesto.

Ma a chi possono rivolgersi gli studenti universitari, se sentono il bisogno di avere un supporto di tipo psicologico… qualunque ne sia la ragione? Domanda da un milione di dollari, avremmo detto una volta. Ma oggi l’Euro vale più del Dollaro. La vita, però, vale sempre più di ogni altra cosa. Anche se spesso non lo crediamo. Anche se spesso non lo credo io per prima.

Divagazioni a parte e dato che non ne ho fatto esperienza durante gli anni in cui io ho frequentato l’Università, ho cercato una risposta alla mia domanda di cui sopra.

Un po’ come nel caso dei Cic (Centri d’Informazione e Consulenza) per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, anche per gli studenti universitari gli Atenei prevedono un servizio analogo.

Si tratta del Counseling Psicologico. Cito testualmente ciò che, per esempio, viene riportato sul sito proprio dell’Università di Catania: “Il servizio di counseling psicologico aiuta gli studenti ad affrontare e superare difficoltà personali, relazionali e di studio quali ansia, stress da esami, attacchi di panico o modalità di comunicazione inadeguate, che rendono problematica la loro esperienza universitaria. L’acquisizione di una maggiore consapevolezza delle proprie capacità di “problem-solving” aiuta gli studenti a ritrovare la partecipazione attiva alla vita universitaria. In particolare, l’ateneo si occupa, attraverso progetti specifici, delle difficoltà incontrate da “matricole” e studenti “fuori corso”. Il servizio si avvale di seminari informativi e di incontri di counseling psicologico individuale e/o di gruppo”.

Da una ricerca più accurata, sui siti delle altre Università italiane, sembra che il servizio di Counseling Psicologico sia attivo anche negli altri Atenei del nostro Paese.

Allora, ragazzi, perché non provare a fare questo passo? Non c’è mai stato alcuno studente universitario che non abbia incontrato delle difficoltà nella sua carriera: né all’inizio, da “matricola”; né, soprattutto, durante o alla fine… quando le possibilità di finire “fuori corso” si fanno sempre più alte.

L’ansia da prestazione degli studenti universitari non è solo legata alle aspettative delle famiglie ma anche al mondo del lavoro che li attende o che – ahimè! – non li attende, invece. Dopo il diploma, il momento della laurea rappresenta uno dei “salti nel vuoto” più difficili che uno studente sia chiamato ad affrontare.

Nessuno può sapere cosa ci riservi il futuro e, per quanto sia arduo, l’unica cosa da fare per scoprirlo è viverlo… Lo scrivo a voi per ricordarlo, prima di tutto, a me stessa. Perché non mi è mai piaciuto l’italico “armiamoci e partite” e so bene che, quando una cosa riguarda gli altri anziché noi, non le diamo mai la giusta importanza. Eppure, a volte, è incoraggiando gli altri che riusciamo a tirare fuori un po’ di forza anche per noi stessi.

Mi piace pensare, quindi, che i gesti estremi degli studenti così come di tutte le altre persone che non ce l’hanno fatta a vedere una luce in fondo al tunnel, siano paradossalmente di aiuto a quanti stanno combattendo contro l’oscurità ancora oggi.


Barbara Giangravè
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