Nell’ormai – ahimè – lontano 2008 mi recai negli Stati Uniti d’America grazie a una borsa di studio del Dipartimento di Stato Americano. All’epoca, facevo parte di un’associazione antimafia della mia città: Palermo.
Grazie alla borsa di studio sopracitata ebbi la possibilità, tra le altre cose, di conoscere la situazione delle associazioni in diversi Stati Americani. Sebbene non condivida il sistema sanitario del Paese a stelle e strisce, ebbi modo di apprezzare invece l’attenzione prestata al mondo dell’Associazionismo.
Negli Usa, infatti, le Associazioni sono finanziate con fondi privati e, chi ne fa parte, oltre a fornire un servizio alla comunità, ha anche la possibilità di pagare affitto e bollette. Non esiste, insomma, una sorta di volontariato “puro” oltreoceano ma, in questo modo, si garantisce la nascita e, soprattutto, la crescita e la sopravvivenza di Associazioni che sopperiscono, in tutto e per tutto, alle carenze del governo.
Al mio rientro in Italia, tentai di parlare e replicare il – in questo caso sì – buon esempio e modello americano ma, si sa, “la strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni” e il mio tentativo fallì miseramente.
Oggi, che mi occupo di tutt’altro, ma non ho mai abbandonato la penna… anzi, il computer… mi è capitato d’imbattermi in una realtà del Veneto che non conoscevo: l’Associazione “Psicologo di Strada”.
Per saperne di più, ho parlato con Laura Baccaro. Dottoressa in Psicologia a indirizzo clinico e di comunità, criminologa esperta in psicologia giuridica, mediatore civile professionista, mediatore familiare, formatrice, docente a contratto di Psicologia criminale e Criminologia in alcuni istituti universitari. Giudice onorario presso il Tribunale di Sorveglianza di Venezia. Fondatrice e Direttore scientifico della Rivista di psicodinamica criminale, periodico on line open access di saggi, criminologia e ricerche. Autrice di molti articoli e di alcuni saggi scientifici. «Credo fermamente nel “diritto alla relazione” e nel “diritto alla solidarietà”, che porto avanti con l’Associazione “Psicologo di Strada” da diversi anni» ha esordito.
Dottoressa Baccaro, quando e come nasce l’Associazione “Psicologo di Strada” a Padova?
Siamo nati nel 2005, ma con un altro nome. Nel 2012 abbiamo cambiato nome e siamo diventati l’Associazione “Psicologo di Strada” perché abbiamo cominciato a collaborare con la sede di Padova di un’Associazione nazionale: “Avvocato di Strada”. Lo abbiamo fatto nell’ottica di una sinergia per sostenere le persone senza fissa dimora. Dopodiché, abbiamo ampliato la nostra sfera d’azione alla valutazione dei richiedenti asilo, provenienti dall’Africa, che arrivavano a Padova dopo essere sbarcati lungo le coste italiane. La nostra è sempre stata un’attività d’integrazione.
Quante e chi sono le persone che fanno parte dell’Associazione?
L’Associazione è composta da molti anni da sei volontari stabili, a cui si aggiungono periodicamente due o tre tirocinanti che svolgono il loro tirocinio presso la nostra sede e poi vanno via. Noi siamo psicologi, psicoterapeuti, mediatori linguistici, persone laureate in Scienze Politiche, Counselor… Insomma, crediamo molto nel lavoro multiprofessionale.
Quali sono i servizi che offrite?
A partire dal 2009, abbiamo cominciato a occuparci del trattamento di autori di reato, oltre che di stalking e violenza nelle relazioni. La nostra mission è sempre quella di fornire un’assistenza tramite i nostri sportelli – quindi non effettuiamo alcuna presa in carico del “paziente” – ma sempre nell’ottica della comprensione e del riconoscimento dei diritti civili e sociali di tutti. Continuiamo a occuparci di migranti offrendo valutazioni alle commissioni territoriali sui ricorsi presentati relativamente a vittime di abusi sessuali, di torture oppure a persone che hanno difficoltà di riconoscimento a livello sessuale.
Quante e quali sono le persone che si rivolgono a voi?
Le persone che si rivolgevano a noi non erano moltissime, numericamente. Prima del Covid, seguivamo circa 50 o 60 persone all’anno. Dopo il Covid, le cose sono cambiate perché, a seguito di un colloquio con noi, accompagniamo chi è affetto da problemi di salute mentale ai servizi del territorio padovano. La nostra attenzione verte prevalentemente sulla criminologia e sulla psicologia giuridica. I nostri servizi sono rivolti a chi ha commesso i reati contemplati nel cosiddetto “codice rosso”.
Grazie a quale fondi siete nelle condizioni di potere svolgere i vostri servizi?
Abbiamo avuto a disposizione dei fondi, dal 2013 al 2017. Oggi le nostre attività, totalmente gratuite per l’utenza, sono frutto del lavoro puramente volontario che svolgiamo. Tra il 2020 e il 2023, però, abbiamo realizzato un progetto rivolto alla prevenzione della violenza nei legami tra adolescenti. Abbiamo coinvolto quasi 2000 studenti delle scuole superiori, tra le province di Padova e Rovigo. In questo caso, abbiamo potuto contare su dei fondi messi a nostra disposizione dalla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
Qual è la situazione della salute mentale a Padova?
Il disagio e la sofferenza delle persone sono sempre più in aumento, come nel resto d’Italia. Ciò nonostante, per quanto riguarda il territorio padovano, posso dire che i servizi esistono. Ma non sarebbe corretto dire che non abbiano alcun bisogno di essere potenziati, per meglio rispondere alle esigenze della popolazione. Del resto, nell’arco di quasi vent’anni di vita dell’Associazione, anche la nostra utenza è cambiata e, con il cambiamento del nostro territorio e delle sue esigenze, siamo cambiati anche noi.
La Psicologia, insomma, è una “scienza in divenire”. Così come le patologie di cui si occupa. Peccato solo che, esattamente come nel 2008, l’Associazionismo in Italia sia sempre demandato alla buona volontà dei privati cittadini.
Barbara Giangravè
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