Cristina Rigon, Presidente di Telefono Amico Italia: «Il suicidio può essere legato all’interruzione delle relazioni»

Un recente fatto di cronaca - il suicidio di Susanna Recchia che, in Veneto, si è tolta la vita insieme alla figlia di tre anni in provincia di Treviso - ci ha spinti ad approfondire una tematica che abbiamo già affrontato la settimana scorsa.

Come abbiamo scritto mercoledì scorso, infatti, il 10 settembre si è svolta la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio. Telefono Amico Italia (telefonoamico.it) – associazione che non riceve alcun sostegno economico pubblico, ma che conta sul contributo delle donazioni, sui fondi delle persone che devolvono il proprio 5 per mille e sul contributo dei suoi stessi volontari – ha organizzato una giornata informativa al riguardo, che si è svolta domenica 15 settembre.

rigon-cristina.jpgA questo proposito, e non solo, abbiamo fatto qualche domanda a Cristina Rigon, presidente di Telefono Amico Italia.

Dottoressa Rigon, cosa è avvenuto domenica scorsa?
«I nostri volontari sono stati nelle 20 piazze dei nostri centri, con la nuova edizione dell’evento “Non parlarne è 1 suicidio”, per incontrare la cittadinanza e aiutare le persone a prendere coscienza delle proprie emozioni: primo passo per prendersi cura di sé ed evitare che un proprio malessere momentaneo possa sfociare in qualcosa di più grave. I volontari hanno invitato i passanti a riconoscere la propria emozione prevalente in quel momento e dargli un colore, in piena libertà e liberi dai preconcetti. In cambio è stato consegnato un braccialetto colorato con la scritta #nonparlarneè1suicidio, per portare il messaggio di sensibilizzazione di Telefono Amico Italia in tutte la città».

Quando è nata l’associazione Telefono Amico Italia? Come funziona? Come si è sviluppata?
«Telefono Amico Italia è nata nel 1967, raggruppando diversi Centri d’Ascolto sorti in quegli anni in tutta Italia. I volontari dell’Associazione danno ascolto a chiunque provi angoscia, disagio, rabbia, sconforto, solitudine, tristezza e senta il bisogno di condividere queste emozioni e questi pensieri. Inoltre, Telefono Amico Italia aiuta a superare le tensioni emotive e a far ritrovare benessere nelle relazioni personali, promuove la cultura dell’ascolto empatico come fattore di salute emozionale e di contrasto alla solitudine. I nostri servizi di ascolto (telefono, chat, mail) sono riservati e garantiscono l’anonimato di chi ci contatta».

Quante persone avete assistito finora nel nostro Paese? Di che sesso, età e ceto sociale?
«Solo nell’anno 2023 abbiamo ricevuto ben 120mila contatti e, se consideriamo che Telefono Amico Italia è una realtà attiva da più di cinquant’anni, sicuramente possiamo dire che le persone che abbiamo assistito sono milioni. Le persone che si rivolgono a Telefono Amico Italia sono eterogenee per sesso ed età: le donne, però, tendono a prediligere i servizi scritti (WhatsApp e Mail). Gli uomini, al contrario, prediligono il contatto telefonico. I giovani e i giovanissimi, infine, tendono a contattarci via chat ed e-mail».

Seguite le “storie” di chi si è rivolto a voi, dopo avere fornito la vostra assistenza telefonica?
«La nostra relazione d’aiuto si svolge nel “qui e ora” e ci definiamo come una sorta di pronto soccorso emozionale, anche se ci sono alcuni utenti che ci contattano in maniera continuativa. Di conseguenza, non seguiamo le “storie” di chi si rivolge a noi in virtù dell’anonimato e della riservatezza che garantiamo a chiunque ci contatti. Inoltre, la turnazione dei volontari non permette l’instaurarsi di un rapporto di tipo stabile».

Sulla base della vostra esperienza, quali sono le motivazioni in grado di spingere una persona a suicidarsi?
«Le motivazioni possono essere tante: il suicidio è un fenomeno molto complicato e complesso e gli stessi psichiatri non sono in grado di dare delle definizioni precise e sicure su quali possano essere le cause che spingono le persone a togliersi la vita. Indubbiamente, un aspetto fondamentale del fenomeno può essere legato all’interruzione delle relazioni, soprattutto quelle amorose e affettive, sia per cause naturali che per lutto. A volte il suicidio è legato alla malattia psichiatrica, anche se studi recenti dicono che questi casi sono comunque molto marginali. In altre circostanze, il suicidio può essere legato anche a fallimenti personali. Le motivazioni che portano una persona a suicidarsi possono essere quindi molteplici. Ciò che, però, sulla base della nostra esperienza, accomuna le persone che hanno pensieri suicidari è una profonda disperazione, un dolore psicologico estremo e intollerabile, un dolore che viene percepito come destinato a essere eterno. E, per questa ragione, si preferisce togliersi la vita».



Barbara Giangravè
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