ore

«Natale con i tuoi…», ma anche no

Sibilla Spinnato VegaPuntuale, come ogni anno, arriva il periodo natalizio... purtroppo. Se potessi, io andrei a letto il 23 dicembre e mi alzerei il 7 gennaio. E, più passa il tempo, più aumentano le persone che mi dicono di volere fare la stessa cosa. Non solo tra chi, come me, soffre di disturbi della salute mentale. Ma anche tra chi fa parte della cosiddetta categoria dei "sani".

Ognuno di noi ha le sue motivazioni, più o meno recondite. Eppure, ognuno di noi vive con sempre maggiore disagio certi passaggi “obbligati” di un anno solare. Le feste in famiglia - per chi ne ha una - da un lato, e il divertimento a tutti i costi del Capodanno dall’altro. Personalmente, sia in un caso che nell’altro, preferirei non essere mai “costretta” a fare alcunché.

Decisa a “indagare” sul perché di un malcontento sempre più generalizzato, ho posto alcune domande al riguardo a una professionista del settore: la psicologa Sibilla Spinnato Vega.

Dottoressa Spinnato Vega, tra due settimane sarà Natale. Di solito, chi soffre di disturbi mentali vive male il cambio delle stagioni, le estati particolarmente calde e quelle che chiamiamo “feste comandate”. Perché avviene tutto questo?
I cambi di stagione e le festività possono influire profondamente sul benessere mentale per diverse ragioni. Il cambio delle stagioni, ad esempio, è spesso associato a variazioni della luce solare, che incidono sulla produzione di melatonina e serotonina, due neurotrasmettitori legati all’umore. In inverno, con meno ore di luce, alcune persone possono sviluppare o aggravare condizioni come il Disturbo Affettivo Stagionale (SAD… acronimo che – non a caso – letto così, in inglese significa triste, n.d.r.). Le “feste comandate”, invece, portano con sé aspettative sociali e familiari che possono risultare difficili da gestire, soprattutto per chi vive situazioni di solitudine, conflitto o ha vissuti traumatici legati a questo periodo.

Che consiglio dà ai suoi pazienti e ai nostri lettori per affrontare al meglio questo periodo particolarmente delicato?
Alle persone che si rivolgono a me e ai lettori consiglio di dedicarsi a momenti di auto-cura e di essere indulgenti con se stessi. Pianificare attività che piacciono e che creano benessere – come leggere, passeggiare o cucinare – può aiutare a ritrovare un equilibrio. È fondamentale non sentirsi obbligati a rispettare convenzioni sociali che non risuonano con il proprio stato emotivo: dare priorità a ciò che fa stare bene è un atto di rispetto verso se stessi. Anche condividere i propri pensieri con una persona fidata o un professionista può fare una grande differenza.

La sua area d’intervento è piuttosto ampia. Ci può dire di chi si occupa e perché ha scelto di farlo?
La mia area di intervento è soprattutto clinica. Per 15 anni ho lavorato nei reparti di psichiatria e riabilitazione psichiatrica: un ambiente che mi ha dato moltissimo sia dal punto di vista personale che professionale. È stato un periodo intenso e formativo, durante il quale ho avuto la possibilità di confrontarmi con situazioni complesse e di crescere come professionista e come persona. Oggi ho scelto di portare tutta questa esperienza nel mio studio privato, dove sento di poter esprimere al meglio il mio modo di lavorare. Qui posso dedicarmi con maggiore attenzione e profondità alle persone che si rivolgono a me, offrendo un supporto personalizzato e continuando a mettere a frutto tutto ciò che ho imparato negli anni. La salute mentale è ancora troppo spesso stigmatizzata e il mio impegno è quello di contribuire a creare una cultura di accettazione e supporto.

Lei è autrice del podcast “Le FiaBelle di Viola”, consultabile attraverso la pagina YouTube Lefiabellediviola. Si tratta di una raccolta per bambini o è adatta anche agli adulti? Potrebbe essere un’idea da condividere in famiglia, per trascorrere l’imminente Natale insieme a grandi e piccoli?
Le FiaBelle nascono durante il periodo difficile del Covid, quando io e mia figlia (Viola, appunto) abbiamo cercato un modo per rendere più leggeri i lunghi pomeriggi della chiusura forzata. Quel tempo condiviso si è trasformato in un prezioso spazio di divertimento e connessione, e le FiaBelle sono diventate molto più di un semplice passatempo. Oggi sono un podcast. Sono fiabe adatte sia ai bambini che agli adulti, perché le favole non hanno età. Attraverso le storie, cerchiamo di esplorare temi universali in modo leggero, ma profondo, offrendo spunti di riflessione e conforto. Potrebbero certamente regalare, nel periodo Natalizio e non solo, momenti di ascolto e condivisione per tutta la famiglia.

Anche lei, come me, vive in un piccolo centro abitato. Io ho fatto questa scelta perché mi sono accorta di riuscire a tenere sotto controllo i miei disturbi qui. Pensa che le città siano, in qualche modo, deleterie per chi soffre di problemi legati alla sfera della salute mentale?
Vivere in un piccolo centro abitato può offrire un ritmo di vita più lento e spazi di contatto con la natura, che favoriscono il rilassamento e la regolazione emotiva. Le città, con i loro ritmi frenetici e spesso alienanti, possono rappresentare un fattore di stress aggiuntivo, soprattutto per chi già vive difficoltà nella gestione emotiva. Detto questo, non esiste una risposta univoca: ogni persona è unica e alcuni possono trovare nelle città risorse e stimoli che li aiutano a sentirsi meglio. L'importante è ascoltarsi e scegliere l’ambiente più adatto alle proprie esigenze.



Barbara Giangravè
(Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

 

 

-  STRUMENTI
app mobile

 

Società editrice: Italiashop.net di Camilli Marco
registrata al Tribunale di Aosta N° 01/05 del 21 Gennaio 2005
P.IVA 01000080075