Uno psichiatra denuncia: «Stanno aprendo di nuovo i manicomi»

 Uno psichiatra denuncia: «Stanno aprendo di nuovo i manicomi»

Questa settimana mi sarei dovuta occupare di un caso relativo alle cliniche psichiatriche che, purtroppo, è stato – diciamo così – “temporaneamente sospeso”. Neanche a farlo apposta, però, una lettrice (che ringrazio) di questo Giornale e, in particolare, di questa rubrica, mi ha segnalato una lettera scritta da uno psichiatra.

Il medico in questione si chiama Andrea Angelozzi e mette nero su bianco delle cose estremamente gravi. La sua lettera comincia così: “Senza particolari clamori, ma in modo chiaro, di fatto sta già avvenendo una riapertura dei manicomi”.

Lo psichiatra punta il dito contro una Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto, risalente al 2018, con la quale sono state introdotte le RSSP (Residenze Socio-Sanitarie Protette), destinate – per usare le stesse parole del dottore – "all'accoglienza di utenza con prevalente necessità lungo assistenziale, non in grado di vivere autonomamente, dove il massimo obiettivo è il supporto e il mantenimento delle abilità residue".

In un documento relativo alle Rems (, di cui noi ci siamo già occupati), redatto dal Consiglio Superiore della Magistratura nel novembre 2024, come proposto in audizione dal Tavolo ministeriale di Salute Mentale, è stato messo nero su bianco “il concetto di irrecuperabilità e non curabilità di alcune psicopatie, con la creazione di strutture per inemendabili in cui prevalga l’aspetto custodiale su quello curativo”.

La soluzione proposta dal Tavolo Ministeriale rappresenta una rottura con la psichiatria nata dalla Legge Basaglia. Come prosegue Andrea Angelozzi nella sua coraggiosa lettera “si suggerisce che le persone affette da una condizione, che fa attualmente riferimento comunque ad aspetti psichiatrici, siano considerati non curabili e semplicemente da custodire, perché socialmente pericolose”.

Infine, conclude il professionista, “un tale precedente potrebbe innescare lo stesso criterio di inemendabile per altre categorie nosologiche, con il fondato rischio di una piena legittimazione della riapertura di strutture prevalentemente custodialistiche (e a vita…) per quello che non siamo in grado di curare con le risorse culturali e materiali di cui la psichiatria attualmente dispone”.

Anche nell’ambito della salute mentale, l’Italia sta tornando indietro di quasi cinquant’anni. E, se una volta, si veniva facilmente internati in manicomio – persino con un pretesto, anziché una diagnosi – da questo momento in poi, chiunque di noi potrebbe essere considerato “inemendabile”.

 

La sede di Psichiatria ad Aosta


Barbara Giangravè
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