Video intervista al direttore della Struttura Complessa e del Dipartimento di Salute Mentale
AOSTA. A inizio mese una mamma che vuole gettarsi dal ponte di Introd davanti al figlio. Nello stesso periodo un altro uomo che tenta di affogare nella Dora. Pochi giorni dopo un uomo che aggredisce la ex compagna e poi cerca di uccidersi lanciandosi tra le automobili sulla Statale 26. Sono solo i più recenti tentativi di suicidio saltati alle cronache regionali.
Aostaoggi.it ha intervistato il dottor Antonio Colotto, direttore della Struttura Complessa e del Dipartimento di Salute Mentale, per avere un quadro della situazione dei tentativi e dei suicidi in Valle d'Aosta e per conoscere il punto di vista di un esperto sul fenomeno.
«L'identikit del suicida valdostano è la persona anziana, maschio, solo» spiega Colotto nella video intervista. E per una persona che riesce a portare a termine il gesto «ce ne sono almeno 10-15 volte tante che fanno un tentativo». Colotto spiega anche che «soltanto un terzo o un quarto dei suicidi sono compiuti - parlo della nostra realtà - da persone conosciute al servizio» di psichiatria.
A dispetto della sensazione diffusa, la realtà valdostana non è più toccata dai suicidi rispetto ad altre. Nel futuro però secondo il direttore della Struttura si dovrà sempre più fare i conti con la fragilità psicologica specialmente delle nuove generazioni. «Gli eventi esterni è vero che possono modificare le emozioni di una persona, i sentimenti e lo stato di equilibrio psichico, ma è vero che c'è ormai un certo lassismo e disinteresse per cui la persona, nonostante tutto, è sempre più sola. Non c'è la possibilità di avere dei raffronti, dei confronti, dei supporti o li si va poi a cercare in gruppi tipo Facebook». Secondo Colotto «manca spesso un rapporto tra generazioni».
Il direttore della Struttura complessa di Salute mentale pone anche l'accento sui motivi di disagio: perdita del lavoro o di affetti, l'abuso di sostanze, problemi di relazione nell'ambito della vita quotidiana, ma anche conflittualità in famiglia. «Vedo numerose coppie con bambini che sono fortemente conflittuali tra di loro e da lì per esempio - non dico che succeda sempre o solo lì - queste conflittualità possono evolversi e sfociare in agiti etero o auto lesivi».
Infine qualche consiglio a chi si trova a convivere con pensieri cupi per uscire a uscire dall'incubo: «riuscire a parlarne con qualcuno. Non tenerseli dentro, perché i mostri dentro si ingigantiscono sempre di più. Bisogna trovare un qualcuno in cui si ha fiducia, se è un esperto ancora meglio ma a volte basta anche un amico vero, per mettere fuori il "rospo"».
Nel video in alto la video intervista integrale al dottor Colotto.
Marco Camilli