L'Università degli Studi di Milano ha presentato il Nuovo catasto dei ghiacciai
AOSTA. In poco più di 50 anni la Valle d'Aosta ha perso un quarto dell'area totale dei suoi ghiacciai. E' la fotografia scattata dal Nuovo catasto dei ghiacciai realizzato dall'Università degli Studi di Milano.
Dall'ultimo censimento del 1962 la riduzione è stata del 26%, ma osservando le diverse aree emerge che il comportamento delle masse ghiacciate nell'ultimo mezzo secolo è stato molto differente a seconda del gruppo montuoso considerato. Nel gruppo del Grand Combin ad esempio la contrazione ha raggiunto il 48% mentre per il Monte Bianco ed il Monte Rosa è stata minore, rispettivamente dell'11 e del 12%.
I 192 ghiacciai presenti in Valle d'Aosta, spiegano i ricercatori, "sono distribuiti in sei gruppi montuosi: Gran Paradiso, Grande Sassière - Rutor, Monte Bianco, Grand Combin, Cervino e Monte Rosa. Il gruppo del Monte Bianco risulta essere il più glacializzato (36,82 km² su 31 corpi glaciali con superficie media di 1,18 km²). Gli altri gruppi montuosi con estesa superficie glaciale sono il Monte Rosa e il Gran Paradiso (rispettivamente 25,09 km² e 23,38 km²)".
Lo studio realizzato in collaborazione con Ev-K2-CNR e Levissima rivela inoltre che "quasi tre quarti dei ghiacciai (74%) hanno un'estensione limitata e riconducibile alle due classi dimensionali meno estese: 69 ghiacciai (il 34%) hanno un'area inferiore a 0,1 km2, mentre 74 apparati, pari al 39%, sono compresi nella classe 0,1-0,5 km2. Questa suddivisione areale è coerente con le tipologie predominanti osservate nei ghiacciai valdostani: ben 142 apparati sono classificati come “montani” e 44 come “glacionevati; i ghiacciai di tipo vallivo sono solo 6 (Soches-Tsanteleina, Gliairetta-Vaudet, Miage, Tza de Tzan, Verra Grande e Lys), corrispondenti al 3% del numero totale".
L'area complessiva dei ghiacciai è pari a 133,73 km², pari al 36,15% dell'estensione totale italiana: la Valle d'Aosta è al primo posto tra le regioni italiane per vastità della superficie glaciale.
«Il Catasto è uno strumento indispensabile per capire lo stato di salute del cuore freddo delle nostre Alpi, la cui evoluzione è il principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto» dice Claudio Smiraglia, responsabile del progetto e Professore Ordinario di Geografia Fisica e Geomorfologia all'Università degli Studi di Milano. «Il Nuovo Catasto dei Ghiacciai, elaborato dopo anni di studi sul campo e analisi di foto aeree e immagini satellitari, ci permette infatti di valutare l'evoluzione dei ghiacciai negli ultimi decenni e di quantificare le variazioni di superficie e di morfologia conseguenti al cambiamento climatico. I monitoraggi svolti annualmente infatti, sebbene importanti, permettono solo di fare considerazioni relative all'impatto delle singole stagioni meteorologiche sul ghiacciaio. Diversamente, studi ultradecennali come quelli svolti confrontando catasti glaciali permettono di ottenere dati sull'evoluzione di lungo periodo delle masse glaciali che è funzione della dinamica climatica».
Clara Rossi