Riceviamo e pubblichiamo
I rilievi dell’avvocatura, a giudicare dalle scelte e priorità individuate dagli schemi attuativi sulla riforma della giustizia approvati da Camera e Senato, sono stati trascurati. Ciò che conta nei decreti sono le linee guida della semplificazione, della celerità e della razionalizzazione che a prima vista rappresentano anche delle belle parole. La realtà però è molto più complessa. C’è sempre un’insidia nascosta nelle belle parole così come la via dell’inferno è spesso lastricata di buone intenzioni. C’è un prezzo da pagare per la riforma per prendere i “soldi” del PNRR e quel prezzo consiste nel sacrificio dell’esercizio del diritto alla difesa e dell’equilibrio tra funzioni e poteri nel processo.
Quando si incide sul processo, sia esso civile e penale, il rischio diventa sempre il sacrificio del diritto di difesa di cui spesso i cittadini non si interessano sino a quando incappano nelle maglie della giustizia. Nel processo civile, per esempio, vengono imposti termini difensivi esigui per la difesa da parte dell’avvocato. Al magistrato viene invece affidata un’arma che consiste nel respingere l’impugnazione definendola poco chiara.
Ci sarà, ovviamente, qualche impugnazione effettivamente poco chiara ma la maggioranza non lo è affatto e ciò nonostante appelli e ricorsi saranno giudicati “oscuri” solo perché affidati a qualche giudice pelandrone. E’ coma dare un’arma in mano ad un bambino. Immagino già la prima difesa della parte vittoriosa che eccepirà come prima difesa la poca chiarezza di un appello (anche quando è talmente chiaro che lo capirebbe un analfabeta) contando sulla poca voglia di lavorare del magistrato di turno o sul fatto che in quel momento il giudice è oberato da una mole di fascicoli. Non c’è una garanzia che faccia da contraltare a quello che è da sempre stato il desiderio della magistratura. Motivare gli atti in una parola sola.
Lo stesso problema si verificherà nel processo penale con la reintroduzione dei filtri in appello che consentiranno la dichiarazione di inammissibilità che verrà spesso usata per affrancarsi dal dovere di dover studiare la pratica. Non sempre l’equazione soldi in cambio di riforme funziona. Forse la semplificazione, la celerità e la razionalizzazione, hanno senso per l’economia ma non certo nella campo della tutela dei diritti dove occorre muoversi con prudenza. La riforma non può farsi al prezzo del disconoscimento della tutela del diritto dei cittadini.
Gli avvocati sono chiamati a vigilare ed a opporsi alle preannunciate distorsioni nella tutela dei diritti.
Avv. Orlando Navarra
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