Surriscaldamento globale e salute mentale

 

Surriscaldamento globale e salute mentale

La prima volta in cui mi imbattei in una parola preceduta dal prefisso eco correva l’anno 2003. Greta Thunberg veniva al mondo, nascendo in Svezia. Un mio professore universitario mi consigliò di occuparmi di ecomafie per la tesi di laurea che stavo chiedendo con due anni di anticipo. E, così, cominciai a documentarmi su questa condotta criminale.

La mia tesi di laurea, alla fine, si occupò effettivamente di un caso di ecomafia in Sicilia, per il quale c’era ancora un processo penale in corso, il cui pubblico ministero era Nino Di Matteo: allora magistrato della Procura della Repubblica di Palermo, oggi sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia.

Pare che niente, nella vita, accada per caso e se, allora, scelsi quel filone d’inchiesta – grazie anche all’aiuto del dottore Di Matteo, compatibilmente con il processo ancora in corso – oggi il prefisso eco mi conduce all’approfondimento di un altro fenomeno.

Avete mai sentito parlare di ecoansia? Io sì. E in più di un’occasione. Non credo sia un caso neanche che una delle attiviste ambientali più famose di questi ultimi anni, la già citata Greta Thunberg, sia stata pubblicamente attaccata e denigrata a causa del fatto che, quando aveva 13 anni, le venne diagnosticata la Sindrome di Asperger: un disturbo dello spettro autistico e, quindi, una malattia mentale.

Il filosofo francese Michel Foucault sosteneva che “Solo i pazzi e i bambini dicono la verità: per questo i pazzi sono rinchiusi e i bambini vengono educati”.

Ma Greta Thunberg non è pazza e, quando ha cominciato la sua battaglia solitaria, aveva appena 17 anni. Purtroppo, però, le sue parole e quelle degli studenti adolescenti di tutta Europa sono rimaste inascoltate. Gli adolescenti non hanno diritto di voto e i “pazzi” dei giorni nostri vengono persino interdetti, a seconda delle condizioni in cui versano.

Avete mai fatto caso, però, semplicemente leggendo le cronache dei mezzi d’informazione come – almeno in Italia – la percentuale di omicidi alzi la sua asticella come quella che segna la temperatura di un’automobile?

No, non è uno scherzo e neanche una provocazione stavolta: è solo il frutto di una ricerca degna di un’emeroteca virtuale, a disposizione e alla portata di chiunque.

Comunemente, si dice che “il caldo dà alla testa”. Scientificamente, però, gli studi che sono stati condotti finora hanno evidenziato come il caldo influisca negativamente sul benessere psichico: “i risultati supportano l’esistenza di un’associazione tra l’esposizione a temperature elevate ed effetti negativi sulla salute mentale. Per ogni incremento di temperatura di 1°C rispetto alle medie mensili i decessi legati alla salute mentale aumentano del 2,2% e le malattie collegate alla sfera psichica crescono di quasi l’1%”. Le statistiche mostrano che nei mesi più caldi si registra un incremento di omicidi, violenze domestiche e abuso di sostanze stupefacenti”.

Se considerate che la settimana si è aperta con l’arrivo dell’anticiclone africano, che le temperature sono salite fino a 40 gradi e che siamo “solo” a luglio, non pensate che già questo sia un motivo più che sufficiente per invertire la rotta?

Non è solo il pianeta che stiamo distruggendo, ma anche la vita di chi lo popola: fauna, flora e persino i cosiddetti “umani”. In pratica, non è al cambiamento climatico che dobbiamo puntare… ma al cambiamento umano.

 

Barbara Giangravè
(Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

 

Pin It

 

-  STRUMENTI
app mobile

 

Società editrice: Italiashop.net di Camilli Marco
registrata al Tribunale di Aosta N° 01/05 del 21 Gennaio 2005
P.IVA 01000080075