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Festival di Sanremo: quando anche la musica si (è) occupa(ta) della salute mentale

Sanremo

Dall’11 al 15 febbraio prossimi, si svolgerà la settantacinquesima edizione del Festival di Sanremo. Pur non essendo dei giornalisti accreditati per l’ascolto in anteprima delle canzoni che saranno in gara – e, quindi, non conoscendone ancora le musiche ma, soprattutto, i testi – uno degli artisti che parteciperà alla manifestazione quest’anno, Simone Cristicchi, ci ha ricordato che anche la musica si è occupata, si occupa e – speriamo – si occuperà di nuovo della salute mentale.

Simone Cristicchi, infatti, non è solo un raffinato cantautore: il suo impegno verso la salute mentale ha trovato spazio pure nella sua produzione letteraria e documentaristica.

Il libro “Centro di igiene mentale – Un cantastorie tra i matti” e l’album “Dall’altra parte del cancello” affrontano in modo diretto e sensibile le problematiche legate ai disturbi psicologici e psichici. Inoltre, Cristicchi ha realizzato e prodotto per il pubblico un documentario che mostra le esperienze vissute all’interno di contesti psichiatrici.

Il suo atteso ritorno a Sanremo, nel 2025, con “Quando sarai piccola”, promette di richiamare l’attenzione su un artista che si distingue per la sua narrativa musicale e il forte messaggio sociale che veicola attraverso le sue opere.

Ci sembra opportuno, però, rammentare che Cristicchi vinse il Festival di Sanremo nel 2007 con il brano “Ti regalerò una rosa”. Il testo della canzone, di una bellezza struggente, accompagnato da una melodia delicata, racconta la storia – vera – di un uomo che venne rinchiuso in un manicomio quando era ancora un bambino.

Nei pochi minuti di un brano musicale è condensata la vita di una persona che, pur rinchiusa tra le quattro mura di una struttura sanitaria piuttosto particolare – come, del resto, erano tutti i manicomi in Italia – esprime, prova e sente le stesse emozioni, gli stessi stati d’animo e gli stessi sentimenti di tutte le persone: sia quelle cosiddette “sane” che quelle malate.

Dal canto nostro, ci auguriamo che sempre più artisti – cantautori, registi, scrittori, ecc. – dedichino alcune delle loro opere a questa importante tematica. Perché, se “Sanremo è Sanremo”, l’arte è e deve continuare a essere veicolo di trasmissione di messaggi al grande pubblico. Anche e soprattutto dei messaggi considerati più “scomodi” rispetto ad altri.

 

Barbara Giangravè
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