La 75esima edizione del Festival di Sanremo si è appena conclusa con le solite, annuali, polemiche relative all’artista che ha vinto la manifestazione di quest’anno. Ma noi non siamo qui per fare i critici musicali… ciò che diventano tutti gli Italiani nella settimana canora per eccellenza nel nostro Paese.
Noi siamo qui per raccontare un’altra storia. Anzi, tre storie all’interno di tutta questa storia. Perché un insolito filo rosso ha legato, quest’anno, tre episodi al Festival di Sanremo e – tra questi – del primo non si è parlato tantissimo.
Un giorno prima dell’inizio della manifestazione, infatti, a Milano si è tolto la vita il direttore di Virgin Radio: Alex Benedetti. L’uomo, 53enne, si è lanciato nel vuoto dal settimo piano dell’edificio in cui si trovano gli uffici della radio che dirigeva.
Sul perché Alex Benedetti abbia commesso quello che, purtroppo, viene sempre definito come “l’insano gesto”, ci si è interrogati almeno fino a quando è stata diffusa la notizia di un suo debito economico.
Ciò nonostante, “The Show must go on” e, la sera successiva al suicidio di Benedetti, il Festival di Sanremo è cominciato regolarmente. Del resto, non poteva andare diversamente. Soprattutto in considerazione del fatto che lo spettacolo non fu interrotto neanche nel 1967, quando si suicidò Luigi Tenco.
Depressione per l’artista piemontese di nascita e ligure d’adozione? Forse. O forse non lo sapremo mai. Sicuramente, però, di depressione parla la canzone presentata al Festival di Sanremo da Fedez, “Battito”.
Un amico a me particolarmente caro e, soprattutto, particolarmente sensibile al tema della salute mentale, mi ha chiesto quanto – secondo me – Fedez ci sia o ci faccia. E, forse, né io né voi sapremo pure questo.
L’unica cosa “certa”, in questa baraonda mediatica, è stata l’emozione portata sul palcoscenico dell’Ariston dall’esibizione del Teatro Patologico.
L’Associazione Teatro Patologico nasce nel 1992 ed è diretta dal fondatore e ideatore Dario D’Ambrosi. L’Associazione si occupa di un lavoro unico e universale: trovare un contatto tra il teatro e un ambiente dove si lavora sulla malattia mentale, dove girano ragazzi con gravi problemi psichici.
E di questa realtà, invece, io voglio saperne di più e farne sapere di più anche a voi. Compatibilmente con i tantissimi impegni di Dario D’Ambrosi, troveremo il mondo per ospitare pure lui su questa rubrica che, cinque giorni fa, ha compiuto un anno…
Tanti auguri, cari lettori… e… stay tuned!
Barbara Giangravè
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