Che siate credenti oppure no, cari lettori, neanche voi – come me – potete ignorare che il 2025 è l’anno del Giubileo. Per i cattolici, il Giubileo è l’anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza.
Per i laici, è comunque una tappa storica della nostra epoca alla quale prestare attenzione. In quest’ottica, quindi, ci interessiamo anche noi all’evento perché, lo scorso 3 aprile, si è svolto a Roma il Giubileo della Salute Mentale.
Secondo i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (più comunemente nota con l’acronimo di AIFA, n.d.r.), in Italia, nel corso degli ultimi dieci anni, il consumo di psicofarmaci ha registrato un vertiginoso aumento.
Questo incremento esponenziale non ha interessato solo la popolazione in generale ma, in particolare, anche quella pediatrica, fascia d’età per la quale i livelli di consumo non sono mai tornati ai valori precedenti alla pandemia del 2020.
Questi dati, così allarmanti, dovrebbero spingere il nostro Paese a potenziare gli strumenti di prevenzione e monitoraggio, ma soprattutto a costruire politiche più mirate.
Dall’evento del 3 aprile scorso è emerso che gli ambiti prioritari su cui investire per promuovere il benessere psicologico delle nuove generazioni sono: i contesti familiari, la scuola, lo sport e gli spazi educativi informali. Luoghi di relazione, ascolto e comunità, capaci di offrire opportunità di crescita affettiva e sociale.
Inoltre, è fondamentale superare la frammentazione tra la psicologia e le discipline mediche affini, come la psichiatria e la neurologia, promuovendo un’integrazione reale delle competenze.
Il Giubileo della Salute Mentale ha invitato a riflettere sul senso della cura, ma anche sulla speranza. L’Ordine degli Psicologi della Lombardia ha scelto di essere presente alla Pontificia Università Lateranense, il 3 aprile scorso, per sottolineare una visione della salute mentale fondata su un’alleanza concreta tra professionisti, istituzioni e comunità.
E ai posteri del Giubileo 2025 l’ardua sentenza…
Barbara Giangravè
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