Conclusa la prima tappa della Carovana dei Ghiacciai dedicata ai ghiacciai del Miage e Pré de Bar
«Mentre il maltempo si abbatte sul Paese con una forza inaudita a ricordarci di quanto stia aumentando la frequenza degli eventi estremi, sui ghiacciai si consuma una tragedia più lenta e per questo meno percepibile, ma altrettanto preoccupante». Così Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente, nella tappa inaugurale della Carovana dei Ghiacciai organizzata in questi giorni in Valle d'Aosta.
I dati diffusi per l'occasione, frutto di monitoraggi continui da parte di fondazioni e enti di ricerca, aiutano a descrivere la situazione generale dei ghiacciai alpini (e non solo alpini). Due esempi. Il ghiacciaio del Miage ha perso circa 100 miliardi di litri di acqua (tre volte il volume dell'idroscalo di Milano) nell'arco di quattordici anni. Nell'ultimo decennio la fusione ha accelerato e la perdita di massa è stata cento volte maggiore rispetto ai cinquant'anni precedenti. Il ghiacciaio di Pré de Bar invece ha perso in media ogni anno 10 metri di superficie dal 1990 a oggi e 8 milioni di metri cubi di acqua dal 2007 al 2012.
«Si osservano perdite di massa e di volume di ghiaccio inimmaginabili e gli equilibri ambientali cambiano a vista d'occhio - riprende Vanda Bonardo -. Non si può pensare di uscire da questa emergenza con gli schemi del passato. Bisogna invece partire studiando i cicli idrologici dove i ghiacciai intervengono con contributi non indifferenti, soprattutto nella stagione estiva».
La Carovana dei Ghiacciai proseguirà dal 20 al 22 agosto in Piemonte, sui ghiacciai del Monte Rosa. Il 20 agosto è prevista un'escursione panoramica sul paesaggio glaciale del Monte Rosa, il confronto di immagini fotografiche storiche degli impianti per sci estivo e osservazioni sulla fronte del ghiacciaio di Indren.
Le segnalazioni provenienti da Legambiente si sommano all'allarme lanciato ieri dai guardaparco del Gran Paradiso sul Grand Entrèt, uno dei ghiacciai costantemente monitorati nell'area Parco Nazionale Gran Paradiso. In poco più di due mesi e mezzo, dal 26 maggio al 10 agosto scorsi, il Gnrad Entrèt ha subito la fusione di oltre 3 metri di massa glaciale. «L'impatto del cambiamento climatico è oltremodo evidente, con le alte temperature registrate nel corso dell’estate anche ad alta quota, il nevato residuo di questo inverno è stato infatti insufficiente, ed è iniziata la fusione di quello che è il cuore del ghiacciaio, la massa glaciale», evidenzia l'Ente Parco.
Il monitoraggio sui ghiacciai dell'area del Gran Paradiso riprenderà alla fine dell'estate per il rilievo dell'ablazione, ovvero il calcolo del quantitativo di neve e di ghiaccio fusi al termine della stagione estiva, attività che si svolge nel mese di settembre.
Elena Giovinazzo