Chiusa l'indagine della procura che coinvolge anche il presidente della Cervino Spa e il presidente del comitato organizzatore delle gare
Lavori compiuti scavando il ghiaccio per creare una pista di collegamento che non rientrerebbe tra le opere autorizzate: è la contestazione mossa dalla Procura di Aosta riguardo ai preparativi svolti a Cervinia per ospitare le gare di Coppa del mondo di sci alpino tra Italia e Svizzera (Zermatt) che dovevano svolgersi nelle stagioni 22/23 e 23/24 sulla pista Gran Becca.
I pm aostani hanno chiuso l'inchiesta supportata dagli accertamenti affidati al Corpo forestale valdostano e che contesta la violazione del Codice dei beni culturali e paesaggistici. Risultano indagati il presidente e amministratore delegato della Cervino Spa Federico Maquignaz, il suo predecessore Herbert Tovagliari, il presidente del Comitato organizzatore delle gare Zermatt-Cervini Franz Julen e un operatore di pala meccanica.
L'inchiesta nasce dopo le polemiche scoppiate in Svizzera lo scorso autunno per le ruspe impiegate sui ghiacciai per preparare le gare dell'evento sportivo binazionale. In ambito italiano, il pm aostano Roteglia ha voluto concentrare gli accertamenti su un tracciato lungo più di 300 metri e largo otto tra la pista principale e il ghiacciaio del Plateau Rosà che non sarebbe contemplato nei progetti autorizzati e che quindi sarebbe stato scavato senza permessi.
L'avvocato difensore dei quattro indagati, Corrado Bellora, ha respinto le accuse. «Respingiamo ogni addebito, riteniamo di aver operato nel pieno rispetto della legalità», ha dichiarato il legale.
In ambito politico, interviene Andrea John Déjanaz (candidato alle elezioni europee per AVS). «L'inchiesta della procura è una buona notizia - il suo commento -. I ghiacciai sono un bene comune e non un luna park da ricchi. La montagna merita rispetto. Se la procura ha ipotizzato il mancato rispetto della legge, è anche grazie ad alcuni giornalisti coraggiosi e a quella società civile che si batte per la Terra. Una battaglia da continuare anche in Europa».
Marco Camilli