Il disagio sociale dei minori, che è alla base delle forme devianti che quotidianamente siamo costretti a constatare, è sotto gli occhi di tutti. L’educazione e formazione dei figli passa, però, attraverso la famiglia, ancor prima della scuola e della società in genere. Con il venir meno della famiglia, intesa come nucleo di genitori e figli conviventi, sono cambiati i modelli di vita e i valori esistenziali di riferimento, che, in passato, tentavano di arginare discutibili valori fondati su un incontrollato concetto di libertà.
Con i rapidi cambiamenti sociali in atto, c’è il rischio di una regressione culturale che ci porti a rigettare tutto ciò che può apparire come un limite alla nostra pretesa di volere tutto e, quasi sempre, anche subito. Il disagio giovanile è alimentato da una mancata identità individuale e da una progettualità socio-politica fondata non sui fatti, ma sulle parole. Parole che i giovani non accettano più e molti di loro, orfani di testimonianza da parte degli adulti, non esistendo nuove prospettive sociali, sono indotti a ribellarsi a tutto e a dare libero sfogo, di fatto, alla dimensione distruttiva del proprio essere.
La società (almeno quella parte che appare più attenta al suo futuro) comincia a porsi la classica domanda dove andremo a finire?, borbotta il proprio malessere e prospetta soluzioni extrafamiliari per contenere e prevenire forme sociali degenerative. Le soluzioni proposte sono vaghe e rimandano alla presenza dello psicologo a scuola, alla fermezza della legge e ad un generico impegno dei genitori di famiglie ormai non più conviventi. Il mondo degli adulti, nel suo valutare la situazione e proporre soluzioni, mostra l’aspetto più negativo del suo menefreghismo etico. Parlare di eticità non vuol dire negare il presente, ma, anzi, aiutare i giovani a comprenderlo e gestirlo.
Per ogni problema sociale giovanile si rimanda alla scuola e da questa struttura “tappabuchi” si pretende tutto, anche quello che è specificatamente di pertinenza della società e, soprattutto, della famiglia. Compito principale della scuola è quello di formare culturalmente e professionalmente i giovani, perché il detto meglio un asino vivo che un dottore morto viene continuamente smentito ed oggi mostra i danni provocati dal deprezzamento dell’istruzione. Quando si istruiscono seriamente i giovani, contemporaneamente, si fornisce loro anche una solida formazione etica personale.
La società si deve fare carico dei problemi sociali e dell’emarginazione di troppi giovani, che finiranno per marcare negativamente il proprio futuro. La società non può sostituire i singoli genitori e nemmeno può avere la presunzione di immaginare una soluzione di stampo spartano, dove i figli appartenevano non ai rispettivi genitori, ma alla società, alla quale veniva demandato il dovere della loro educazione. Tanto meno si può immaginare la leggendaria rupe per liberarci delle persone problematiche.
Non resta che prendere il toro per le corna e affrontare la preoccupante situazione giovanile con la istituzione di corsi per preparare i genitori a svolgere adeguatamente il proprio ruolo genitoriale, tenuti da professionisti scientificamente preparati, ma non con i soliti operatori tuttofare, “preparati” con brevi, brevissimi, corsi di “specializzazione”, generici e pressapochisti.
I genitori sono insostituibili nella formazione ed educazione dei propri figli e nessuno li può ignorare, creando ulteriori inutili e costosi carrozzoni (chiamasi servizi sociali e tutte le condivise lobby che vi speculano sopra), i cui frutti sono sotto gli occhi di tutti. La società moderna, dove alcuni cittadini vorrebbero comprare tutto (compresi i figli) e tutto è incentrato sul profitto, si è dimenticata dei doveri genitoriali, così come ci ricorda l’art. 30 della Costituzione, e non ha sostenuto con fermezza che l’educazione dei minori sia principalmente un dovere, oltre che un diritto, per i genitori che li hanno concepiti. Un diritto che non è delegabile ad altri, compresi gli “specialisti” istituzionalizzati del settore. Quando la famiglia non c’è più, il ruolo educativo dei due genitori resta imprescindibile se vogliamo tutelare i minori, venendo meno, spesso, anche le importanti e costruttive reti parentali ed amicali.
I tribunali e i servizi sociali, come la quotidianità ci ricorda, non aiutano i genitori a svolgere adeguatamente il loro ruolo, cercando una condivisione della genitorialità, poiché alimentano – senza timore di smentita – la conflittualità, facendo leva su una assurda rivalsa e/o vendetta di un genitore sull’altro. Le loro proposte e decisioni sono influenzate non dalla legalità, ma, purtroppo, dal pregiudizio e dalle lobby che speculano sulla fine della convivenza dei genitori e creano incontrollate strutture e sub-strutture, quali le case protette, case famiglia, collegi e/o istituti destinati a trattenere inopportunamente i minori in difficoltà.
Tali strutture, finalizzate prevalentemente a soddisfare gli interessi economici di qualcuno, costano molto, sono incontrollate da chi eroga i finanziamenti ed incrementano solo interessi economici che non dovrebbero entrare nella gestione dei minori. Nonostante il fatto che tali strutture, in passato, si siano rivelate dannose, continuano ad essere indicate quando esiste la conflittualità genitoriale, cioè sempre. Dimenticano, però, che la conflittualità può essere alimentata anche da un solo genitore, come il tempo, poi, quasi sempre ci dimostra.
A queste vanno aggiunte una serie di professionalità di supporto - che tali, però, non sono, per la mancata specifica preparazione – quali gli educatori e gli “esperti” del servizio sociale pubblico e di servizi alla coppia in crisi: mediazione familiare, corsi sulla genitorialità, psicoterapia ed altri espedienti di circostanza.
Se un genitore non è in grado di fare il genitore in situazioni difficili, come possono essere quelle che si vengono a creare dopo la fine della convivenza e il fallimento di un progetto familiare, diventano importanti gli incontri specifici di preparazione alla genitorialità, che si deve esercitare in un contesto di inevitabile conflitto, tenuti da professionisti effettivamente preparati, indipendenti, continuamente monitorati dall’ente pubblico che li gestisce, perché, altrimenti, la frequentazione di questi corsi risulterà solo una perdita di tempo.
Per tutti i genitori, separati e non separati, è indispensabile la frequentazione di corsi specifici sull’educazione e formazione dei figli, soprattutto quando siamo in presenza della fine della convivenza e quando i figli vanno gestiti da ambedue i genitori. La genitorialità non si identifica né finisce con la convivenza. Si resta genitori per sempre di quei determinati figli e il coordinamento diviene indispensabile, se non si vuole emarginare il genitore meno presente, arrecando un indelebile danno ai minori che crescono. I tempi stanno velocemente cambiando e la teoria educativa deve restare propositiva anche in questa nostra epoca incerta.
Occorre una scuola sulla genitorialità, gestita unitariamente da tutti coloro che hanno il dovere, prima ancora che il diritto, di far crescere i propri figli in un moderno contesto familiare senza convivenza, condiviso da ambedue i genitori e inserito in una rete educativa di riferimento, compartecipata con tutta la società. Se ben fatti, questi corsi, sicuramente getterebbero le basi per un dialogo generazionale, che, con fatica, porterà al superamento della conflittualità genitoriale e sociale.
L’educazione genitoriale (anche quando siamo in presenza di famiglie scisse) è fondamentale per ispirare il cammino dei nostri figli verso la maturità. Le teorie che escludono la responsabilità diretta dei genitori nell’educazione e crescita dei propri figli non hanno ragione di esistere, perché non sono effettivamente improntate ai valori esistenziali, ma esclusivamente ad un pericoloso egoismo.
Scuole sulla genitorialità, vere ed efficaci, sono il segno del cambiamento ed aiuteranno tutti, compresi coloro che non sono direttamente interessati, a rispettare i minori. Aiutandoli a crescere, aiutano a far crescere anche la propria personalità.
Ubaldo Valentini, presidente “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)”, contatti: tl. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.genitoriseparati.it. - 5x1000: C.F. 94077010547