Non è più tollerabile la politica clientelare e discriminatoria nei finanziamenti pubblici operata dalla Regione e, in particolare, dall’assessorato alle politiche sociali, che, nonostante le pressanti proteste dei cittadini, continua a non dare risposte su ben precise denunce di mala gestione delle risorse pubbliche. I finanziamenti pubblici, i contributi e le agevolazioni vengono elargite non in base ad uno specifico protocollo, ma secondo la convenienza elettoralistica. I soldi sono di tutti, però i cittadini, per gli amministratori regionali, non sono tutti uguali e il principio discriminatorio del padre è sempre attuale. Vari dipartimenti regionali, attraverso gli assistenti sociali e le convenienze dei singoli assessori e/o consiglieri, assegnano contributi e agevolazioni ai genitori separati in base alle lagnanze delle madri, pur conoscendo che queste signore lavorano in nero, percepiscono l’assegno di mantenimento e l’assegno unico per i figli, usufruiscono degli alloggi pubblici a prezzi irrisori e percepiscono altri contributi da parte degli enti pubblici.
Questa babilonia, su cui l’assessore Marzi si guarda bene dal rispondere alle nostre contestazioni, deve essere interrotta immediatamente e, considerato che ciò non viene imposto agli amministratori e ai politici regionali da parte di quelle forze pubbliche preposte a controllare il loro operato e a garantire la corretta gestione delle risorse finanziarie pubbliche, non resta, ai malmenati cittadini, quasi tutti padri, che pretendere giustizia, rivolgendosi alle istituzioni competenti. Spesso, però, chi dovrebbe accogliere le denunce per il rispetto della legge, sconsiglia ai disorientati genitori separati di farla, perché, altrimenti, le cose, per loro, potrebbero peggiorare. Un ulteriore abuso su altri abusi effettuati nel silenzio di tutti, compresa parte della stampa locale, che si sente investita della missione di proteggere la pace sociale, ma anche gli interessi di persone senza scrupoli.
Assessore Marzi, presidente Testolin, giunta e consiglieri tutti, vi chiediamo una chiara risposta pubblica su questa tematiche/problematiche che riguardano la stragrande maggioranza dei genitori separati non collocatari dei figli della Valle di Aosta.
Registro regionale unico dei contributi elargiti dalla regione e dagli enti pubblici
Per porre fine alla mala gestione dei contributi e dei benefici previsti per i genitori non più conviventi con figli (quindi, solo i genitori collocatari, ma non l’altro genitore, presso cui i figli trascorrono tempi significativi), occorre un Registro unico regionale dei contributi e dei benefici elargiti dalle istituzioni pubbliche, vincolante per tutti, che ponga fine alla pericolosa e diffusa discrezionalità, incontrollata dagli amministratori, gestita quasi esclusivamente dagli servizi sociali, che, di fatto, non rendono conto a nessuno del loro operato. Succede che qualche genitore collocatario riesce a ricevere, annualmente anche circa ventimila euro.
Questo indegno abuso va stroncato, perché alimenta solo conflittualità e discriminazione del genitore non collocatario (non collocatario non per sua volontà, ma per decisione unilaterale dei servizi sociali e del tribunale), le cui richieste di contributi vengono sistematicamente rigettate. Poiché sono molte decine le persone che gestiscono questi fondi pubblici è indispensabile la creazione di tale Registro unico regionale, a cui possano accedere tutti gli operatori sociali autorizzati per regolarsi sul concedere i contributi. In questo registro vanno riportati anche l’utilizzo dell’edilizia popolare e la concessione del patrocinio a spese dello Stato. Solo così si potrà porre termine ai consolidati e clientelari finanziamenti con soldi pubblici, cioè di ciascun cittadino che non evade il fisco.
Protocollo unico regionale per la concessione di contributi, elargizioni e benefici pubblici
La Regione dovrà creare, con la partecipazione delle associazioni che si occupano del sociale, un Protocollo che regolamenti la concessione di contributi, elargizioni e benefici pubblici per stoppare la inaccettabile discrezionalità degli operatori sociali, che, senza controlli e vincoli, applicano le disposizioni nazionali e degli enti locali a loro discrezione, creando pericolose disparità sociali e alimentando un improprio sperpero dei soldi pubblici, su cui la Corte dei Conti non sembra particolarmente attenta.
Regolamento o protocollo sull’attività dei servizi sociali, compresi quelli che collaborano con i giudici per l’affido dei figli e monitoraggio obbligatorio sulla loro attività
L’attività dei servizi sociali, soprattutto quella che ha per oggetto i genitori non più conviventi e i loro figli, va regolamentata con un protocollo particolareggiato e vincolante per evitare che continui la discrezionalità e l’abuso dei servizi, che, spesso, non solo non rendono conto del loro operato agli amministratori, come la legge sulla pubblica amministrazione prevede, ma, addirittura, non permettono al genitore di avere la rendicontazione degli incontri avuti con il servizio, perché non li documentano. Conta solo la parola dei servizi sociali, mentre i genitori non possono documentare, ufficialmente, l’andamento dei propri incontri e quelli dei loro figli minorenni con il servizio. Le registrazioni in possesso dei diretti interessati, al contrario, dimostrano la assoluta non corrispondenza al vero delle relazioni che il servizio sociale invia ai giudici.
La regione dovrà munirsi, con la massima urgenza, di una sala per gli incontri a cui possano assistere, in modalità protetta, anche i diretti interessati, dove tutti gli incontri, nessuno escluso, dovranno essere videoregistrati e una copia della registrazione, di volta in volta, verrà data ai genitori e/o ai loro legali.
Giustificare che non esiste una siffatta sala ad Aosta per i costi che tale struttura comporta è una pura e semplice menzogna a cui gli amministratori (compresi quelli della giustizia) ricorrono, talvolta anche in violazione della legge. I consiglieri regionali, invece, di aumentarsi continuamente i propri stipendi o appannaggi, possono devolvere questi aumenti per strutture a servizio dei minori e dei loro genitori, cioè quelli non più conviventi.
Corsi per genitori separati inerenti la gestione del conflitto genitoriale e l’educazione dei figli, pur non convivendo più assieme
La fine della convivenza tra i genitori è un fenomeno in continua espansione e la coppia, che conserva il proprio ruolo genitoriale, non sempre è pronta ad affrontare un processo psicologico lungo, faticoso e complesso, che comporta la riorganizzazione della vita familiare e della quotidianità dei figli, poiché gli stessi hanno il diritto di mantenere i legami e le relazioni con entrambi i genitori e con gli ambienti familiari.
E’ urgente istituire, anche in Vda, uno spazio per i separati per confrontarsi sull’essere genitori dopo la fine della convivenza, anche attraverso gruppi di auto-mutuo-aiuto, per analizzare le difficoltà personali con i figli per raggiungere una condivisione dei timori e delle preoccupazioni per raggiungere comprensione e sostegno reciproco.
Il percorso dovrà essere gratuito e gli incontri di gruppo, al massimo di dieci/dodici partecipanti, avranno una cadenza settimanale.
La nostra associazione mette a disposizione dell’ente regionale la propria esperienza, quasi trentennale ed a livello nazionale.
Corsi informativi e formativi sulle conseguenze psicologiche e sociali sui figli e sui genitori riservati agli insegnanti delle scuole inferiori e superiori
La scuola non può sostituire le istituzioni nella gestione del disagio minorile, a seguito della cessazione della convivenza dei genitori, ma non può disconoscere le dinamiche che sono alla base del malessere dei minori e dei figli dei separati, che, purtroppo, troppo spesso, vanno ad incrementare il mondo delle devianze, delle baby-gang e della malavita. La scuola educa e, per educare i giovani in un mondo dove, per il 70%, le famiglie sono quelle allargate, occorre affiancare la didattica da una corretta interpretazione delle motivazioni che rendono la sua opera educatrice inconsistente, fragile e poco incisiva.
I docenti possono fornire risposte valide alle problematiche sociali giovanili, perché trascorrono molto tempo a contato con i giovani e la scuola, sovente, è una cassa di risonanza dei loro disagi in una società a cui interessa non tanto la tutela dell’umanità delle persone, quanto, piuttosto, la salvaguardia del risvolto economico nei comportamenti sociali.
I docenti vanno aggiornati non solo sulle discipline, ma anche sulla conoscenza dei giovani che hanno davanti ed a cui vanno trasmesse non solo le nozioni disciplinari, ma anche la capacità di interagire con autonomia nella variegata società in cui vivono e che un domani dovranno, loro stessi, amministrare.
Occorre programmare una seria di incontri e di confronti tra docenti, genitori, psicologi e sociologi per informare e, al tempo stesso, essere informati sui rispettivi ruoli in una società in divenire e con finalità non sempre chiare e condivise.
Nuovo regolamento di accesso all’edilizia pubblica, riservando il 40% delle abitazioni ai separati in difficoltà economica, anche se non collocatari dei figli
Alcune Regioni e molti comuni hanno riservato ai separati, nel bando di accesso, indipendentemente dal fatto che siano collocatari o meno dei figli, una buona percentuale delle abitazioni dell’edilizia popolare, poiché anche il genitore non collocatario, quando ospita i propri figli, deve avere la possibilità di accoglierli in una abitazione appropriata e decente, altrimenti i figli, crescendo, rifiutano la sua casa e, di conseguenza, la sua presenza.
L’ente pubblico che gestisce le case di edilizia popolare dovrà effettuare seri controlli sui reali redditi di tutti i richiedenti, ma non basarsi sulle faziose e non veritiere indicazioni degli assistenti sociali o sulle dichiarazioni non corrispondenti al vero e/o parziali delle richiedenti.
Patrocinio a spese della Regione per i separati in difficoltà economica
E’ notorio che i genitori separati, soprattutto quelli non collocatari, quasi sempre i padri, non possono accedere al patrocinio a spese dello Stato perché non possono detrarre le somme del proprio reddito destinate all’assegno di mantenimento e alle spese straordinarie dei figli. Tale somma non viene nemmeno aggiunta ai redditi della madre (l’Ordine degli Avvocati di Roma, per esempio, quando esamina le domande di ammissione, invece, questa somma la fa). Il reddito lordo del padre, detratto il mantenimento e le spese straordinarie, di fatto è di gran lunga inferiore ai limiti previsti per accedere al beneficio, ma, senza le detrazioni delle somme per lui non disponibili, come l’assegno di mantenimento e la quota per le spese straordinarie, il diritto al c.d. patrocinio gratuito viene meno, perché si calcola sul lordo complessivo.
Si torna a chiedere che la Regione – che, a parole, dice di essere vicina ai separati - predisponga un fondo economico annuale da destinare ai genitori in difficoltà economica che non possono pagarsi una difesa legale per far valere i diritti negati dei propri figli e propri dinnanzi agli abusi istituzionali. Dai redditi lordi percepiti, però, vanno detratte le somme elargite annualmente all’altro genitore per il mantenimento dei figli e per pagare la propria quota delle spese straordinarie, che dovranno essere espressamente autorizzate (per iscritto ed in maniera tracciabile) dal genitore non convivente con i figli.
Tale fondo rappresenta un segno di civiltà e di tutela dei minori, sempre più in balìa di istituzioni non sempre all’altezza del ruolo che stanno svolgendo, ma pagate rigorosamente con i soldi pubblici.
I consiglieri regionali cosa dicono? La quasi totalità continua a mettere la testa sotto la sabbia poiché tanto c’è pantalone che paga! Ma fino a quando?
Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
Contatti: tel. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., genitoriseparati.it