Il padre, o genitore non collocatario, viene discriminato dai servizi sociali e dai magistrati anche per responsabilità del legale di ciascun genitore, che, quasi sempre, non si batte, nemmeno pubblicamente, per un affido equo e paritario dei figli, soprattutto in una regione piccola, come la Valle d’Aosta, dove le distanze non sono proibitive o, comunque, relative rispetto ai benefici sui figli, ma, a lungo andare, anche sui genitori, da un affido che non penalizza nessun genitore. Il problema delle distanze può essere affrontato nel processo di affido, imponendo ai genitori di rispettare, prima di tutto, le esigenze dei figli, permettendo loro di rapportarsi con equità e con le pari opportunità con ambedue i genitori. Nella maggior parte degli affidi in Valle si può applicare la forma del condiviso paritario, educando i genitori a non farsi la guerra su questioni futili rispetto al benessere dei figli, imponendolo quando i genitori (soprattutto la madre) non vogliono rinunciare all’assegnazione della casa coniugale/familiare, all’assegno di mantenimento per i figli e a tutti i contributi economici clientelari che la Regione elargisce con molta generosità ai moderni cliens, cioè portatori di voti, di cui l’ente erogatore non permette all’altro genitore di venirne a conoscenza con il pretesto della inesistente privacy.
Il tribunale di Aosta non ha mai applicato l’affido paritario dei figli, per la piena applicazione nella l. 54/2006 sull’affido condiviso, così come il Tribunale di Brindisi, l’11.04.2017, disciplinava con specifiche Linee Guida, con la chiara finalità secondo cui “ai figli dovranno essere concretamente concesse pari opportunità di frequentare l’uno e l’altro genitore, in funzione delle loro esigenze, all’interno di un modello di frequentazione mediamente paritetico. Ciò non significa, a parere di questo tribunale, che i figli in ogni caso debbano trascorrere necessariamente tempi identici presso ciascuno di essi. Potrà anche accadere che alla fine di un anno si constati che la presenza di un genitore è stata (in misura ragionevole) più ampia di quella dell’altro, ma ciò deve essere accaduto in conseguenza delle casuali esigenze dei figli in quell’anno, non per una imposizione legale stabilita a priori. (…) la presenza equilibrata dei due genitori divide il sacrificio e riduce il rischio di interventi esterni”.
La nostra associazione opera in Valle d’Aosta dal 2001 e dal 2008 ha costituito una sede regionale, poiché le richieste di aiuto erano numerosissime. Abbiamo, da subito, constatato, come ribadito direttamente anche dai legali locali nei nostri convegni, che esisteva – ed esiste tutt’ora - un servizio sociale assai “obbediente” alle direttive del tribunale locale e fortemente sbilanciato verso la madre a discapito del padre, che, con tanta facilità, veniva estromesso dalla vita dei figli e le cui contestazioni sul mancato rispetto delle condizioni di affido veniva – e viene - rigettato con frettolosa superficialità e ciò comporta anche la beffa del pagamento delle spese del legale di controparte.
Le lamentele di alcuni legali, però, non sono state mai esternate con contestazione di un servizio sociale divisivo e discriminante e di un tribunale discriminante. Lo abbiamo fatto noi, dinnanzi agli abusi perpetrati ai danni dei minori, privati dell’importante sostegno morale ed educativo di un genitore, che potevano frequentare solo secondo schemi antiquati ed incentrati sulla intoccabilità delle pretese materne. Nel corso degli anni, le ingiustizie dei servizi sociali, denunciate nei convegni e nelle conferenze, sono state fatte presenti agli assessori regionali, da cui dipendeva questa istituzione, ma solo un assessore, dott. Fosson, ha compreso il danno che veniva fatto ai minori per la discriminazione di genere del servizio sociale dipendente dal suo assessorato.
I legali del foro di Aosta non vogliono mettere in discussione nemmeno l’operato dei giudici, l’uso diffuso delle sentenze fotocopia, la disparità di trattamento tra madre e padre. Così arrivano a scoraggiare il proprio cliente quando chiede di volere un affido paritetico dei figli, asserendo che, ad Aosta, non è accettata una siffatta richiesta per la contrarietà dei giudici. La verità è che il legale, per pretendere un affido paritetico, come avviene in molti altri tribunali italiani, dovrebbe mettersi in contrasto con il giudice e andare contro il collega che difende la madre. Contrastare il giudice vorrebbe dire tutelare le esigenze dei minori, ma anche esporsi con i giudici davanti ai quali hanno tanti processi.
Lo stesso legale non informa seriamente il proprio assistito sia con la sottoscrizione di un contratto per le spese legali, come legge vuole, sia sui suoi diritti genitoriali. Il genitore separato si affida all’avvocato, credendo di essere seguito da un esperto del diritto, mentre, la tutela dei minori non è sempre al primo posto tra le preoccupazioni e/o sensibilità del professionista. Lo stesso legale di controparte non cerca mai di prospettare alla propria assistita la possibilità di un affido paritetico poiché, questo comporta svantaggi economici per la sua assistita (facendo sorgere il dubbio della sua “bravura”, a cui si collega anche la parcella pretesa), che introduce, però, il principio del mantenimento diretto dei figli, cioè ambedue i genitori devono provvedere al loro mantenimento. Scomparendo l’assegno a carico di un solo genitore, l’altro, ci specula e, talvolta, anche tanto, sulla collocazione prevalente dei figli presso la madre, il 94% dei casi in Vda. Difendendo la madre, si vince sempre, cioè si guadagna anche tanto. Il resto sono quisquiglie, compresi il superiore interesse dei minori.
I legali non mettono in primo piano il benessere dei minori, come contrariamente vorrebbero far credere, e non fanno nulla per eliminare la maggior parte dei motivi che creano o alimentano la conflittualità genitoriale, a scapito dei minori, che si trovano ad essere gli ostaggi di interessi economici che nulla hanno a che vedere con il loro benessere psico-fisico.
I legali potrebbero eliminare o, comunque, contenere, se lo volessero, il malessere dei minori, foriero di pericolose devianze esistenziali, che segnano definitivamente la loro vita e la società in cui vivono.
Si chiede all’ordine degli avvocati di Aosta di aprire una riflessione e un dibattito franco sulle loro responsabilità deontologiche nella mancata tutela dei minori e del genitore che, per assurda prassi, viene quasi sempre discriminato. Gli abusi sui diritti dei cittadini non ancora maggiorenni e del loro genitore, estromesso dalla vita dei figli, avvengono, purtroppo, anche per il loro comportamento, finalizzato, troppo spesso, alla sola parcella.
Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
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