I diritti dei minori e dei genitori non sono negoziabili

I diritti, quelli previsti dal codice civile e dalle convenzioni internazionali, fatte proprie dallo stato italiano, non sono negoziabili, come, invece, si vorrebbe far credere da parte di frettolosi magistrati, che confondono le pretese di genere con i diritti, inalienabili, dei minori e del genitore estromesso dalla loro vita, con un provvedimento di parte, che viene imposto al genitore più debole e/o messo nella condizione economica di non poterlo impugnare per tutelare gli interessi inalienabili dei figli e quelli propri di genitore.

I diritti, pertanto, si rispettano e si fanno rispettare con provvedimenti equi, non settari e garanti della bigenitorialità e della cogenitorialità. Per farlo, occorre conoscenza profonda della legge e la volontà di applicarla, senza eccezione e falsi pretesti di tutela del bene superiore dei minori, come spesso viene ripetuto, invece, da quei magistrati che, senza leggere attentamente i fascicoli, propongono tregue conflittuali tra i genitori, quando, invece, sono proprio loro a fomentare la conflittualità con provvedimenti ingiusti, non rispettosi delle pari opportunità genitoriali e di tutto ciò che ne deriva. L’ordine forense, spesso taciturno, se non, addirittura, compiacente, non affronta questa ingiustizia, imperante, con il sostegno di servizi sociali impreparati o deviati, per favorire case famiglia, educatori, incontri protetti e, soprattutto, i centri antiviolenza. Le responsabilità del servizio sociale nell’alimentare la conflittualità genitoriale è quasi sempre evidente, ma, nonostante ciò, nulla si fa per interrompere questo andazzo, che danneggia, prima di tutto, i minori e umilia in modo pesante il genitore non collocatario che, non si può negare, spesso, viene indotto al suicidio. La Valle, in questo fallimento istituzionale, ne ha un vergognoso primato, nonostante le manipolazioni su una parte della stampa locale, accondiscendente, per tenerlo nascosto.

Per ripartire dai diritti è fondamentale, però, la collaborazione delle istituzioni pubbliche, delle quali ognuna ha proprie responsabilità di controllo sulle dispersioni delle risorse economiche che dovrebbero soccorrere il sociale. La politica gestisce direttamente i servizi alla famiglia, le politiche sociali, da cui dipendono anche i servizi sociali valdostani, notoriamente impreparati ed arroganti, come lo sono tutte le lobby che l’affiancano, e l’Asl. I politici, inoltre, non solo possono, ma devono denunciare le inadempienze dei servizi da foro finanziati, le inefficienze e le contraddizioni degli istituti finanziari territoriali, poco attivi nel settore dell’evasione fiscale e dello sperpero del danaro pubblico e devono denunciare le palesi contraddizioni e/o negligenze di chi amministra legge come se fosse una cosa propria e le cui conseguenze nefaste provocano malessere sociale, disuguaglianze e tanta conflittualità genitoriale. Per farlo, però, occorre che i politici non siano ricattabili e succubi dei voti elettorali, gestiti con maestria, da quelle istituzioni (servizi sociali, educatori, case famiglie, centri antiviolenza, mediatori familiari, che hanno politica per la propria elezione durante le sedute, come più volte denunciato dalla nostra associazione, ecc.) che di etica professionale sono poco esperti.

I genitori non più conviventi, a cui sta a cuore il futuro dei propri figli, non possono mettere la testa sotto la sabbia e accettare, supini, le fantasiose ragioni degli amministratori che si definiscono i migliori tutori dei cittadini e dei minori e difendono a spada tratta un servizio sociale, notoriamente prevenuto da sempre verso i padri, che gioca sul rendere vana qualsiasi richiesta di accesso agli atti per evitare conseguenze civili e penali al genitore collocatario, forte del fatto che un eventuale ricorso al tar, per impugnare il silenzio o, in alternativa, il rifiuto dell’accesso agli atti è così costoso che molti utenti non possono permetterselo. Gli amministratori lo sanno, ma evitano di prendere provvedimenti per timore di ritorsioni, come avvenuto in passato nei confronti di un assessore che voleva vedere chiaro sui comportamenti degli operatori sociali, regolando la loro attività.

Il tribunale ha proprie e gravi responsabilità sul disagio dei genitori non più conviventi, oltre il 70%, e sul dilagante disagio giovanile, palpabile non solo ad Aosta ma anche in tutti gli altri centri regionali, che segnano definitivamente il futuro di inermi adolescenti, lasciati soli da affidi intellettuali e non reali, che escludono, di fatto, un genitore dalla educazione e formazione dei propri figli. La genitorialità non può esistere solo quando si deve assecondare la cupidigia economica della madre pigliatutto, sponsorizzata dai servizi sociali, dai centri antiviolenza e da associazioni di genere, che vorrebbero far credere che la violenza di genere sia sempre e solo riconducibile all’uomo, cioè al padre. La violenza di genere, nelle separazioni, fa vittime soprattutto tra i minori e il padre separato, come discuteremo nel convegno del 14 settembre ad Aosta.

Cosa devono fare i genitori separati umiliati e snobbati da una giustizia ingiusta e da una politica assente verso le problematiche provocate da un ingiusto affido dei figli? Devono, in primo luogo, non stare zitti, chiedere conto del loro operato agli amministratori locali, ad alcuni magistrati e alla quasi totalità degli operatori sociali, iniziando a pretendere, anche ad Aosta, la concessione dell’affido alternato, col mantenimento diretto dei figli che non prevede nè l’assegno di mantenimento né l’assegnazione della casa familiare/coniugale ad un solo genitore.

L’affido paritario è garante della bigenitorialità e ella co-genitorialità, ponendo al centro dell’attenzione il minore.

Se tutti tacciono, non si chiamano alle proprie responsabilità né chi amministra la politica sociale e tributaria né chi dovrebbe essere garante del fatto che La legge è uguale per tutti.

 

Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps),
www.genitoriseparati.it - contatti: tl. 347.650 4095 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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