Il dovere della denuncia e del confronto

La violenza sui minori e sui padri separati è il tema del primo convegno, in Italia, che, sabato 12 ottobre, affronterà, ad Aosta, una realtà devastante, di cui nessuno osa parlarne, nemmeno le ben pagate Pari Opportunità. Esiste una violenza fisica, da parte dell’altro genitore, che il padre subisce e quasi mai denuncia, per non alimentare la conflittualità genitoriale ed anche perché, tanto, le istituzioni parlano solo il linguaggio della violenza di genere, ma non fanno mai emergere questo genere di violenza, anche se le statistiche dicono che le violenze sugli uomini sono di gran lunga superiori a quelle subite dalle donne.

La violenza di genere, che andiamo a denunciare, è molto più subdola, perché colpisce la genitorialità paterna, ma non concede la possibilità al minore di poter avere, in concreto due genitori, poiché le istituzioni, quasi sempre, estromettono il padre, almeno all’inizio dei procedimenti. La violenza di genere, che andiamo a denunciare, ha le sue radici nella famiglia non più convivente e viene alimentata da tutti coloro che non fanno nulla per garantire la bigenitorialità ai figli e la cogenitorialità al genitore estromesso dalla loro vita.

Costoro hanno un nome preciso: servizi sociali, comunità protette, cooperative sociali, forze dell’ordine (che, quasi sempre, cercano di non far emergere la violenza subita dal padre e dai minori, scoraggiando il ricorso alla denuncia e/o querela), giudici, avvocati, che, quasi sempre, di fatto, non denunciano pubblicamente l’operato del tribunale. Anzi, questi ultimi stipulano, con i magistrati, assurdi protocolli settari e, forse anche contra legem, la società, poi, anche dinnanzi alla evidenza dei fatti, si gira dall’altra parte. Infine, i politici non denunciano la destabilizzante situazione dei minori, di fatto, privati del padre, e dei padri separati, privati dell’esercizio della genitorialità o, meglio, perseguitati dall’altro genitore, che, senza scrupoli e ben supportato da specifiche associazioni e centri, inventano violenze inesistenti, con il solo intento di estromettere il padre dalla vita dei figli.

Occorre ripensare le modalità di gestione della cosa pubblica da parte dei servizi sociali, dei magistrati e delle forze dell’ordine, che, purtroppo, talvolta, usano atteggiamenti che sicuramente non possono definirsi imparziali e vogliono proporre (e, poi, non si sa a quale titolo) il quieto vivere, facendo intravvedere, al genitore che vuole denunciare l’altro per giusta causa, scenari apocalittici, che finiscono per impaurire il già bastonato padre. Tutti sanno, ad Aosta, ma in molti temono i vari protettorati, che tutto ciò potrebbe rendere la loro vita e quella dei loro figli maggiormente insopportabile.

Ci sarà un motivo per cui in Valle d’Aosta, che può vantarsi, a livello nazionale, del tetro primato dei suicidi e pure del primato dei padri suicidi, partendo da quel lontano 7 aprile 1996, giorno in cui, in tutto il mondo – eccetto ad Aosta, per strani probabili veti, su cui sarebbe opportuno indagare – si celebra la giornata del padre estromesso dalla vita dei figli. In questa piccolissima regione autonoma, quel giorno non merita nessuna attenzione, perché chi si suicida ha sempre torto e nessuno vuol vederci chiaro sulle ragioni di quel gesto, di cui ne parlarono tanti e importanti quotidiani nazionali, perché era stato il primo in Italia. Abbiamo fatto una semplice fiaccolata nel 2013 e subito l’associazione era stata sottoposta all’attenzione delle pubbliche autorità da parte di chi non voleva (chissà perché) che venisse ricordato quel maestro, amato dai suoi bambini allievi e stimato dai loro genitori.

Al momento, però e purtroppo per chi ha firmato i vari esposti e/o richieste alle autorità, la nostra associazione o, meglio, il Presidente pro tempore, non è mai stato sanzionato.

Era un padre che voleva fare il padre e, forse, in troppi non se ne sono accorti. Fra due anni, sono trent’anni da quel suicidio, a lato dell’ingresso del tribunale, che, in Italia, fece tanto clamore e, poiché rientra nel nostro diritto il non considerarlo un pazzo, faremo chiarezza con i relativi documenti. Lo facciamo non per condannare questa o quella persona (anche se potrebbero esistere varie concause), ma solo in nome di una verità che, a nostro parere, è stata dimenticata.

I suicidi dei padri separati continuano, ma in Valle d’Aosta non se ne può parlare, come impone la politica e come pretendono anche certe istituzioni. Ai suicidi plateali si devono i tanti suicidi, anche in Valle, dei genitori separati, umiliati e ridotti alla miseria, a cui non viene permesso di esercitare i propri diritti di padri e, impotenti, lasciano in punta di piedi (a volte, anche con incidenti vari) quella società e quel mondo che li ignora e lo fanno senza lasciare ai figli il ricordo di un gesto estremo. Anche questo, purtroppo, è un modo (errato, ma, spesso, indotto) per esprimere il proprio affetto a qui figli che le istituzioni negano loro. Il loro gesto non è giustificabile, ma comprensibile. La maggior parte dei politici, questo, non sono in grado di comprenderlo.

Di questo inizieremo a parlarne sabato 12 ottobre, con inizio alle ore 9, ad Aosta, presso la Sala Bcc, p.za Arco di Augusto, n. 10, con il convegno La violenza di genere quando le vittime sono i minori e i padri separati. Seguirà dibattito aperto a tutti.

 

Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
www.genitoriseparati. it - contatti: tl. 347.650 4095 o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

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