E’ tempo di bilanci e non possiamo sottrarci ad analizzare la difficile situazione dei minori con genitori non più conviventi e la insopportabile condizione del genitore non collocatario vittima, di fatto, di servizi sociali incontrollati e sovente chiamati a svolgere ruoli sociali senza la consolidata competenza. La mancata speranza - da parte del genitore estromesso dalla vita dei propri figli - nel dovuto rispetto della bigenitorialità e della cogenitorialità può essere suscitata da una giustizia sbrigativa che finisce, a causa dei suoi consolidati convincimenti ideologici, per essere una giustizia ingiusta che sacrifica, in primo luogo, i minori e il genitore più debole ai condizionamenti di genere imposti dai potenti e onnipresenti centri antiviolenza che, come sappiamo e quotidianamente sperimentiamo, finiscono per condizionare la gestione degli affidi.
La lotta contro la giustizia ingiusta era stata l’invano impegno esistenziale del prof. Antonio Sonatore che, prima di darsi fuoco davanti al tribunale di Aosta, dinnanzi all’impotenza a far valere i propri diritti paterni negati proprio dalle istituzioni a cui si era rivolto, aveva pubblicamente denunciato la mancata di giustizia negli affidi dei figli (e anche per questo, forse, era stato privato anche della responsabilità genitoriale) ed ora è divenuto simbolo dei padri separati i cui diritti genitoriali sono relegati all’obbligo economico imposto, però, solo ad un genitore.
Ad Aosta, negli affidi, la tutela dei minori e del genitore più debole continua ad essere una chimera a causa della prassi discriminatoria e matriarcale del tribunale, dei servizi sociali che si sottraggono indebitamente alla legge 241/90 e che nessuno, nemmeno la regione da cui dipendono, verifica il loro comportamento professionale nonostante le circoscritte denunce dei padri estromessi dalla vita dei propri figli da chi, al contrario, dovrebbe tutelare il superiore interesse dei minori nelle separazioni dei genitori. Sulle preoccupanti problematiche giovanili che si riscontrano in modo particolare tra i minori a cui è stata tolta la presenza qualificata del padre e che hanno una pericolosa ricaduta nella società valdostana, la politica locale non si preoccupa e, per non scomodare i detentori dell’importante serbatoio di voti rappresentato dai servizi sociali, boicotta tutte le richieste dei padri separati come il registro unico dei contributi e benefici elargiti alle madri separate con collocazione dei figli, la quasi totalità, la trasparenza degli atti pubblici e l’accesso ai padri al patrocinio gratuito regionale, da predisporre, e l’accesso privilegiato all’edilizia popolare, così come avviene per le madri e in tante altre regioni. Ad Aosta, poi, guai parlare di affido paritario dei figli tra i due genitori con la cessazione dell’assegno di mantenimento e l’assegnazione della casa familiare o coniugale. La madre è sempre la madre e non si possono contenere i suoi assurdi privilegi.
Un certo fatalismo predomina nei genitori non collocatari perché ritengono inutile lottare per la bigenitorialità e la cogenitorialità poiché i loro ricorsi vengono sempre rigettati con l’aggravante della condanna a pagare le spese legali di controparte, quella che invece dovrebbe essere condannata.
Noi stiamo denunciando da oltre un decennio la mancata giustizia minorile e genitoriale nel tribunale locale, ma le istituzioni, imperterrite, continuano a gestire gli affidi secondo uno schema in vigore da quarant’anni e incentrato su un perfido matriarcato con radici religiose e su una violenza di genere che rende i minori e il padre separato vittime di un sistema gestito, di fatto, dalle lobby che gravitano attorno a questo discriminatorio mondo minorile e che garantisce loro la gestione, sempre incontrollata e senza i dovuti riscontri, di ingenti somme di danaro pubblico.
Mettere la testa sotto la sabbia, così come vogliono coloro che non svolgono correttamente i propri ruoli istituzionali, non giova a nessuno poiché non voler vedere in faccia i problemi o, impotenti, preferire ignorarli sperando che passino da soli, vuol dire rendersi complici della giustizia ingiusta e permettere che si continui a negare i diritti dei minori e del genitore non collocatario o, furbescamente, permettere che si operi un vero proprio lavaggio del cervello dei figli per indurli a rifiutare l’altro genitore, senza però rinunciare al suo bancomat.
Il genitore che rispetta i diritti dei figli e vuole loro bene non può mettere la testa sotto la sabbia sperando che altri risolvano i suoi problemi e difendano i propri figli, ma nemmeno la società può ripetere, come spesso accade, che sono problemi che non riguardano noi tutti. Le istituzioni poi, nessuna esclusa, può ignorare che la delinquenza giovanile, pericolosamente diffusa anche in Valle, coinvolge una elevata percentuale dei minori collocati di fatto con un solo genitore e che spesso è quello da loro ritenuto meno autoritario.
Questi minori saranno gli amministratori della futura società e potrebbero chiedere conto agli adulti di oggi e agli attuali responsabili delle istituzioni della loro assenza e della mancata applicazione della legge. Ma siamo sicuri che sia proprio questo quello che vogliamo?
Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps),
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