La salute su Aostaoggi.it, a cura del dott. Franco Brinato
La vitamina D rappresenta un elemento essenziale per la vita dell'uomo. Impropriamente chiamata vitamina, è un vero neuro-ormone. Introdotta in parte con l'alimentazione, deriva per la maggior parte dalla pelle, quando esposta ai raggi solari.
Numerosi studi scientifici nazionali e internazionali hanno stabilito che la vitamina D non solo esercita la sua nota azione sul metabolismo dell'osso, ma ha diverse altre funzioni. La scoperta della presenza di numerosi recettori specifici sulle membrane cellulari e la concentrazione in diversi tessuti dell'organismo ha fatto ipotizzare altre funzioni: come il controllo e la modulazione del sistema immunitario, controllo sulla proliferazione e la crescita di cellule tumorali, prevenzione delle infezioni e di alcune forme di demenza, del diabete e di molte malattie cardiovascolari.
La sua carenza, soprattutto in inverno e nei paesi del nord dell'Europa con meno sole, è stata associata oltre che a una maggiore incidenza di osteoporosi e di fratture ossee anche a una maggiore frequenza di tumori e numerose altre malattie.
Ora grazie ad un semplice esame di laboratorio è possibile stabilire la concentrazione della vitamina D nel sangue. La correzione del deficit vitaminico ha dimostrato un enorme vantaggio per la prevenzione dell'osteoporosi e delle fratture, oltre che la riduzione dell'incidenza di numerose altre malattie.
Che cosa è la vitamina D e com'è prodotta nell'organismo?
La vitamina D è contenuta quasi esclusivamente nei grassi animali, mentre è trascurabile in alcuni grassi vegetali. Deriva per l'80% dalla pelle, quando esposta alla luce solare, l'altro il 20% deriva dall'alimentazione in forma attiva.
Introdotta con la dieta, è assorbita rapidamente nella prima parte dell'intestino, raggiunge la circolazione linfatica e si deposita negli adipociti (cellule del grasso) soprattutto in quelli presenti nella pelle, per essere utilizzata in base al fabbisogno dell'organismo.
Durante l'esposizione alla radiazione ultravioletta dei raggi solari (UVB), la vitamina D inattiva, presente nella pelle, è convertita in provitamina D3. Questa forma ancora inattiva di vitamina D subisce successive trasformazioni nel fegato per essere poi trasformata nel rene in 1,25 diidrossivitamina D o calcitriolo o vitamina D3, la forma attiva della vitamina.
La vitamina D regola la concentrazione del calcio nel sangue ed esercita la sua azione su almeno tre organi principali, l'intestino, il rene e l'osso. La sua azione fisiologica si manifesta legandosi a recettori specifici presenti sulla parete delle cellule, denominati VDR (vitamina D recetor).
Il fabbisogno dell'organismo della vitamina D è regolato dalla concentrazione del calcio e del fosforo e dal paratormone, ormone prodotto dalle ghiandole paratiroide situati nel collo ai lati della tiroide.
Come funziona e quali sono gli effetti sull'organismo?
La vitamina D una volta attivata a 1,25 diidrossivitamina D nel rene si lega a un suo recettore specifico (VDR) presente sulla superficie cellulare modulando la funzione e la risposta a vari stimoli. La scoperta di questo recettore su diverse cellule dell'organismo (cellule del sistema immunitario, pelle, prostata, intestino, mammella) è la riprova del ruolo della vitamina D non solo sulla regolarizzazione del calcio, ma su numerose altre funzioni nell'organismo.
In particolare la forma attiva della vitamina D:
- Aumenta l'assorbimento intestinale e renale di calcio;
- Aumenta la mineralizzazione dell'osso prevenendo l'osteoporosi e le fratture;
- Stimola la produzione di proteine nel muscolo e promuove il trasporto di calcio al suo interno migliorando la contrazione muscolare;
- Riduce e modula la proliferazione delle cellule comprese le cellule tumorali. Questa sua azione ha fatto ipotizzare l'impiego in alcuni tipi di neoplasie della prostata, mammella e intestino;
- Regola la pressione arteriosa
- Modula l'attività del sistema immunitario attraverso azioni esercitate su i linfociti B e T e previene le infezioni e alcune malattie autoimmunitarie (diabete giovanile.)
- Aumenta la sintesi e la produzione d'insulina e previene il diabete negli adulti
Tuttavia una parte di questi effetti è ancora oggetto di ricerca.
Quali sono i fattori che determinano la carenza di vitamina D
La carenza di vitamina D è di solito il risultato di un'inadeguatezza alimentare, un diminuito assorbimento e/o un aumento del fabbisogno o dell'eliminazione eccessiva.
Le cause più frequenti sono:
- La sintesi ridotta a livello della pelle (esempio eccessivo uso di creme sulla pelle per la protezione solare, stagione invernale, invecchiamento, dieta povera di vitamina D.);
- Diminuzione dell'assorbimento (esempio malattie croniche intestinali, soggetti che hanno eseguito bypass gastrico per obesità.);
- Aumento del sequestro (i soggetti obesi hanno una carenza di vitamina D perché è sequestrata nel grasso);
- Diminuzione della sintesi (insufficienza renale che riduce la concentrazione dell'1,25 diidrossivitamina D o calcitriolo la forma attiva della vitamina D.).
La carenza di vitamina D interessa la quasi totalità della popolazione anziana italiana che non assume supplementi di questo neuro-ormone. Questo è legato alla dieta poco ricca di grassi animali e ad alimenti poco arricchiti di vitamina D e alla scarsa esposizione al sole.
L'insufficienza di vitamina D interessa circa anche il 50% dei giovani soprattutto donne, almeno nei mesi invernali. Negli italiani rispetto agli americani, è stato studiato che la carenza di vitamina D è più frequente e la causa è la minore attenzione al problema, poco assunzione di vitamina D con la dieta e la scarsa abitudine di assumerla come farmaco.
Quali sono le fonti di vitamina D?
L'apporto con la dieta di vitamina D e l'efficace esposizione alla luce solare sono i principali fattori che determinano il livello ottimale nel sangue della vitamina D. La vitamina D è presente nei cibi in limitate quantità. La maggior fonte è costituita da grassi animali contenuti soprattutto nei pesci grassi (ad esempio il salmone) e nei latticini.
In Italia gli alimenti rinforzati sono molto pochi.
Quali sono i livelli ottimali di vitamina D per non incorrere in rischi?
Il dosaggio ottimale di vitamina D nell'organismo sano si aggira intorno a 75 ngmol/l. Per stimare la carenza della vitamina D, il metodo ottimale è il dosaggio, ottenuto con un semplice esame del sangue. La forma di vitamina D dosata nel sangue è il 25 idrossicalciferolo prodotto nel fegato e liberato nel sangue in base al fabbisogno. La sua concentrazione è l'espressione della quantità di vitamina D presente nell'organismo.
Il fabbisogno giornaliero di vitamina D varia in base a diversi fattori (età, gravidanza, esposizione al sole, malattie croniche etc). Gli studi sulla popolazione italiana hanno dimostrato che per mantenere una concentrazione ottimale di vitamina D nel sangue, l'apporto giornaliero si aggira intorno a 1500 UI/l espressa in unità internazionale per litro al giorno, negli adulti sani e di 2.3000 UI/l nei soggetti anziani. L'alimentazione in Italia fornisce in media circa 300 UI/l al giorno, per cui quando l'esposizione al sole è ridotta, per esempio nei mesi invernali, si abita in zone poco soleggiate, o si soffre di malattie croniche (insufficienza renale ed epatica, obesità) è necessario assumere supplementi di vitamina D per 1.200-2000 UI/l al giorno.
Ci sono sintomi che devono far sospettare una carenza di vitamina D?
La vitamina D è coinvolta in moltissimi processi fisiologici. Una sua carenza si configura quando i livelli di concentrazione nel sangue di 25 idrossicalciferolo D sono inferiori a 20 ng/ml, una condizione che nell'adulto crea fragilità ossea e si accompagna spesso a un riduzione della forza muscolare (ad esempio fatica a sollevare le braccia per pettinarsi, camminare, fare attività sportiva) oltre che a dolori delle ossa.
Chi deve fare il dosaggio della vitamina D?
Nei soggetti che presentano condizioni di rischio (alimentazione non equilibrata, poco esposizione al luce solare, soggetti con fragilità ossea, anziani, soggetti con malattie croniche, insufficienza renale o epatica), la carenza di vitamina D deve essere accertata al fine di un trattamento adeguato per ripristinarne i depositi.
Quali sono i soggetti a maggior rischio di carenza di vitamina D?
- Anziani con età maggiore di 65 anni di ambo i sessi
- Soggetti obesi
- Soggetti con limitata esposizione al sole
- Soggetti con pelle scura
- Soggetti con deficit di assorbimento dei grassi (ad esempio malattie infiammatorie intestinali, malattia celiaca, alcune malattie epatiche, bypass gastrointestinali, assunzione di farmaci anticolesterolo ecc.)
- Donne in gravidanza
- Soggetti che assumono farmaci antiepilettici, cortisonici (riducono l'assorbimento della vitamina D.)
- Soggetti con malattie della pelle (vitiligine, psoriasi in forma estesa)
- Soggetti con insufficienza renale ed epatica
- Soggetti con osteoporosi e fragilità ossea con fratture frequenti
Come si cura la carenza di Vitamina D?
Si parla di carenza di Vitamina D quando la concentrazione nel sangue del 25 idrossicalciferolo D è inferiore a 20- 30 ng/ml, una condizione molto comune nella popolazione Italiana. La prevalenza aumenta con l'avanzare dell'età. Alla presenza di carenza severa di Vitamina D è necessario, per prevenire diverse complicanze come osteoporosi e fratture, somministrare nei soggetti a rischio dose cumulative di vitamina D variabili tra 300.000 e 1.000.000 di UI nell'arco di 1-4 settimane. Una volta corretto il deficit vitaminico, devono essere somministrate dosi giornaliere di prevenzione e di mantenimento in funzione dell'età e dell'esposizione solare, con una dose di 800 e 2000 UI al giorno. E' raccomandato, dopo la correzione, il dosaggio della vitamina D nel sangue. La somministrazione può essere fatta con varie formulazione farmaceutiche in commercio, compresse o fiale.
Come prevenire la carenza
La carenza di vitamina D è particolarmente frequente in Italia, specie negli anziani e nei mesi invernali e nelle giovani donne in gravidanza e in allattamento. Questa situazione assume aspetti drammatici nei soggetti istituzionalizzati in strutture sanitarie o con malattie croniche, sia per la scarsa esposizione al sole, sia per squilibri alimentari. L'esposizione al sole si riduce con l'avanzare dell'età, in rapporto a ragioni socio-culturali o malattie oculari o cutanee che ne limitano il grado di tollerabilità. Inoltre la produzione di vitamina D nella pelle è ridotta, l'assunzione di cibi che contengono la vitamina D (i latticini grassi animali) sono anch'essi ridotti con l'avanzare dell'età per il timore di aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Un supplemento di vitamina D in combinazione di calcio, in varie formulazioni farmaceutiche, una dieta equilibrata e la maggiore esposizione al sole, hanno dimostrato nella pratica clinica una riduzione dell'osteoporosi e il rischio di frattura in particolari gruppi di soggetti.
Conclusioni
La carenza di vitamina D in Italia è molto frequente e spesso sottovalutata. La popolazione anziana è quella più a rischio, ma ne soffre anche il 50% dei soggetti giovani, soprattutto le donne, durante i mesi invernali. La causa sono la scarsa esposizione al sole, le malattie croniche, diete non idonee e assunzione di alimenti poco ricchi di vitamina D, a questo vanno aggiunto la cattiva abitudine di non assumere la vitamina D sotto forma di farmaco. La sua carenza provoca osteoporosi e aumenta il rischio di fratture. Studi recenti hanno ipotizzato che la vitamina D riduce il rischio di malattie tumorali, rafforza il sistema immunitario, previene le infezioni, riduce il rischio di diabete e di molte malattie cardiovascolari.
Ora è possibile dosare la concentrazione del vitamina D nel sangue con un semplice esame di laboratorio.
La correzione della carenza di vitamina D ha effetti benefici sulla salute non solo nella prevenzione dell'osteoporosi ma anche di altre malattie gravi. L'esposizione intelligente al sole, una dieta equilibrata a base di grassi animali (esempio salmone), latte e derivati, prevenire la carenza.
Tutti i soggetti con fattori di rischio (malattie croniche, anziani, gravidanza, allattamento, fragilità ossea, fratture ossee frequenti), devono sottoporsi al dosaggio della vitamina D. Se la concentrazione è inferiore al fabbisogno dell'organismo, è necessario sottoporsi al trattamento farmacologico.
dott. Franco Brinato
specialista in Medicina d'Emergenza Urgenza e Medicina Termale e dirigente medico di Medicina d'Urgenza e Pronto soccorso