La Salute su Aostaoggi.it - A cura del dott.Franco Brinato
Negli ultimi anni l'attenzione degli scienziati si è concentrata sull'uso della cannabis in campo medico. In seguito a discussioni, studi e analisi sugli effetti della cannabis, l'Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa: la cannabis può essere utilizzata a scopo terapeutico e il suo utilizzo non comporta rischi per la salute.
Nel 2017, finalmente, il parlamento Italiano emana la legge e fissa i criteri per l'utilizzo e la coltivazione della cannabis terapeutica e ne autorizza la produzione nello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Nonostante l'uso medico di preparati vegetali a base di cannabis sia permesso ed i costi del trattamento siano a carico del sistema sanitario nazionale, ci sono ancora molte difficoltà nell'accesso alle cure per i pazienti. La scarsa informazione, i pregiudizi, l'inadeguata conoscenza sull'argomento, la scarsa sensibilità delle istituzioni e delle figure professionali sanitarie frenano ancora la diffusione di questa efficace e utile pratica terapeutica.
L'ufficializzazione della coltivazione della cannabis a uso terapeutico cosa garantisce ?
- Assicura qualità del prodotto;
- Riduce il rischio di effetti collaterali;
- Definisce le chiare indicazioni terapeutiche della cannabis prescrivibili dal medico;
- Garantisce nuovi studi e ricerche scientifiche sull'uso della cannabis;
- Garantisce equità nell'accesso al trattamento dei pazienti su tutto il territorio nazionale;
- Evita il traffico illecito.
Cosa è la cannabis e cosa contiene?
La cannabis è una pianta erbacea a fusto appartenete alla famiglia delle cannabaciae e comprende tre specie: la C. Sativa, la C. Indica e la C. Ruderalis. La C.sativa è quella più diffusa in occidente. Originaria dell'Asia centrale e dell'Americhe, in passato è stata utilizzata nell'industria tessile e agroalimentare. Cresce in un clima temperato e raggiunge un'altezza che varia da 1,5 a 2 metri. Le foglie, di colore verde, hanno forma allungata e lanceolata e margini dentati-seghettati. Germina in primavera e fiorisce in estate inoltrata. L'impollinazione è anemofila (trasporto tramite il vento) e sulla stessa pianta sono presenti fiori maschili e fiori femminili, questi ultimi presentano al loro interno cristalli di resina.
Dalle infiorescenze essiccate e triturate della pianta si estraggono alcuni principi attivi, i cannabinoidi, alcuni dei quali utilizzati in campo medico. Il cannabidiolo (CBD) e il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) sono le sostanze più utilizzate con una concentrazione rispettivamente del 7,5 e del 12% e del 5 e dell'8%.
Dalla resina e dal THC e dalle inflorescenze femminili si estraggono l'hashish e la marijuana, sostanze ad attività stupefacente e sfruttate dall'uomo da millenni a scopo ricreativo.
Quali sono gli effetti della cannabis sulla salute?
Oltre 10 mila studi scientifici confermano che la cannabis terapeutica è una sostanza assai efficace nel trattamento del dolore cronico provocato da malattie oncologiche, reumatiche (artrite, osteoartrosi, fibromialgia) e di malattie neurologiche come la sclerosi multipla. In questo settore l'evidenza scientifica si è conclusa: la cannabis è un farmaco valido e anche più sicuro rispetto ad altri farmaci analgesici di comune uso. L'altro campo in cui si conferma la sua efficacia è il trattamento della nausea e del vomito indotto dalla chemioterapia nei pazienti oncologici.
Ci sono prove meno solide ed evidenza scientifica moderata sull'uso della cannabis in altre malattie, come i disturbi del sonno, l'aumento dell'appetito e la perdita di peso nell'AIDS e i disturbi d'ansia. Esistono anche numerose testimonianze di soggetti che sono riusciti a superare la dipendenza dall'alcol o dalla cocaina grazie all'utilizzo della cannabis, ma non sono appoggiati da studi scientifici.
Studi clinici, portati avanti da circa 25 anni, dimostrano l'influenza della cannabis sul sistema immunitario e la sua efficacia nel trattamento di alcune malattie autoimmuni.
I cannabinoidi modulano la produzione e la funzione di sostanze infiammatorie con aumento del livello di quelle anti-infiammatorie. Tali evidenze hanno indotto l'utilizzo della cannabis in molte malattie infiammatorie croniche di origine autoimmune, di cui soffre il 3% della popolazione mondiale.
L'uso della cannabis in particolare il cannabidiolo (CBD) è risultato efficace in diverse malattie di natura autoimmunitaria quali:
- artrite reumatoide;
- diabete giovanile;
- sclerosi sistemica;
- fibromialgia;
- lupus eritematoso sistemico;
- Morbo di Crohn.
Come agisce sull'organismo?
L'effetto della cannabis si basa sui composti che contiene: i cannabinoidi, in grado di legarsi a recettori presenti sulla superficie delle cellule dell'organismo. Il legame con il recettore, a sua volta, induce la formazione di molecole naturali, gli endocannabinoidi, coinvolte in tantissime funzioni fisiologiche. I recettori sono principalmente concentrati nel sistema nervoso centrale (talamo, corteccia cerebrale, midollo spinale ) e nelle cellule del sistema immunitario. I cannabinoidi, legati ai recettori cerebrali, modulano e bloccano il rilascio dei neurotramettitori necessari per la conduzione del dolore lunghe le vie nervose. Inoltre regolano e bloccano la produzione di sostanze infiammatorie e aumentano il livello di quelle anti-inifiammatorie. Tale azione da un lato regola la risposta informamatoria e dall'altro riduce il dolore indotto dagli stati infiammatori. Il THC interagisce anche con il sistema endorfinico, causando il rilascio di endorfine, le sostanze che generano la sensazione di piacere.
La cannabis ha effetti collaterali?
Normalmente la cannabis e i suoi derivati ad uso terapeutico son ben tollerati. Tutti gli effetti collaterali sono dosi-dipendenti, cioè dipendono dalla dose assunta. La terapia deve essere iniziata con dosi basse e crescenti in modo da determinare quella individuale.
Gli effetti collaterali più frequenti sono:
- alterazione dell'umore;
- insonnia;
- aumento del battito cardiaco;
- sensazione di morte;
- crisi di panico e ansia;
- reazioni psicotiche;
- sindrome depressiva;
- alterazione della memoria e della concentrazione;
- alterazione dello stato di giudizio (causa di numerosi incidenti stradali tra i consumatori di cannabis a uso ricreativo).
Tutti questi effetti scompaiono entro poche ore senza alcun trattamento specifico e sono più frequenti nei soggetti che assumono la cannabis a scopo ricreativo (i consumatori di erba) rispetto ai pazienti che utilizzano la cannabis terapeutica.
La cannabis dà dipendenza?
La cannabis dà dipendenza nel trattamento a lungo termine, come tanti altri farmaci analgesici. La dipendenza nei soggetti in trattamento medico è un problema relativo e ben controllabile, ma l'astinenza che si verifica quando la sospensione del farmaco avviene di colpo può avere degli effetti negativi. Le crisi di astinenza nei pazienti trattati a lungo con cannabinoidi sono rare, mentre si osservano comunemente nei consumatori di hashish e marijuana ad uso ricreativo, non malati.
Esiste differenza tra cannabis coltivata per uso medico e per uso illecito?
La cannabis coltivata per uso illecito presenta al suo interno sostanze diverse per qualità e quantità, a volte pericolose, aggiunte per ottenere maggior profitto. Negli ultimi anni la varietà di cannabis presenti sul mercato illecito ha una percentuale maggiore di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC). La maggior percentuale di TCH e una scarsa o nulla di cannabidiolo (CBD) ha fatto registrare un aumento di psicosi acute nei consumatori abituali di cannabis ad uso ricreativo.
Come si assume la cannabis terapeutica?
La cannabis ad uso terapeutica deve essere assunta per via orale sotto forma di tisana (si fanno bollire per 15 minuti 500mg circa di cannabis in mezzo litro di acqua) e per via inalatoria mediante spray e vaporizzatori.
Il trattamento con cannabis ha un costo?
La cannabis è un farmaco, è soggetta a prescrizione medica ed è utilizzata principalmente per il controllo del dolore cronico di qualsiasi origine. I costi del trattamento sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale in base alle disposizione di legge e prescrizioni per uso terapeutico diverso sono a carico del paziente.
Perché in Italia il trattamento con farmaci a base di cannabis ad uso terapeutico è poco diffuso?
I prodotti a base di cannabis non sono soggetti al marketing delle case farmaceutiche e i medici Italiani, rispetto ai colleghi Europei, posseggono scarsa conoscenza sull'argomento. A tutto questo si aggiunge la scarsa produzione di cannabis da parte dello Stato che non copre il fabbisogno dei pazienti.
Cosa si può fare per migliorare la situazione?
La cultura del dolore in Italia è scarsa. Il medico considera il dolore un fatto secondario rispetto alla malattia che lo provoca e a cui rivolge la massima attenzione. Questo atteggiamento si estende anche alle altre figure professionali. E' necessario incentivare progetti efficienti, indirizzati al miglioramento dei processi assistenziali, specialmente rivolti al controllo del dolore cronico di qualsiasi origine insistendo sulla formazione dei medici e di tutte le figure sanitarie e sulla sensibilizzazione delle istituzioni.
Il dolore produce nell'individuo una sensazione spiacevole con gravi ripercussione sulla salute e per tale motivo il medico ha l'obbligo morale e professionale di trattarlo adeguatamente.
dott. Franco Brinato
specialista in Medicina d'Emergenza Urgenza e Medicina Termale e dirigente medico di Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso