L'ospedale di Aosta sotto pressione. Assessore Barmasse: non abbiamo tanto tempo, serve la collaborazione di tutti
AOSTA. Trovare urgentemente soluzioni alternative all'ospedale Parini per i pazienti Covid meno gravi in modo da non bloccare totalmente l'attività ospedaliera. Su questa strada si sta muovendo il governo regionale per affrontare l'aumento dei contagi e dei ricoveri per coronavirus in Valle d'Aosta.
L'ospedale Parini rischia il blocco
Attualmente nella struttura di viale Ginevra ci sono un'ottantina di pazienti positivi al Covid e quattro in rianimazione. Il nosocomio è entrato nell'ultima fase del piano di gestione dell'emergenza con la chiusura e trasformazione di quattro reparti "normali" in zone Covid e lo stop alle attività chirurgiche non urgenti. Con questo trend di aumento dei ricoveri altri reparti dovranno essere convertiti e ulteriori attività ospedaliere dovranno essere sospese.
Nel picco della prima ondata il Parini ha preso in carico contemporaneamente 180 pazienti positivi al Sars-Cov-2 suddivisi in dieci reparti.
"Le capacità ricettive dell'ospedale ci sono, però più pazienti ricoveriamo e più reparti dobbiamo chiudere", ha evidenziato nel corso della conferenza stampa di giunta di questa mattina l'assessore alla Sanità Roberto Barmasse. "Non abbiamo lasciato nessun paziente Covid fuori dall'ospedale, ma adesso non possiamo più permetterci di dare una risposta solo ai Covid".
Iniziano i trasferimenti alla clinica di Saint-Pierre
Domani, ha annunciato l'assessore Barmasse, inizieranno i primi trasferimenti di pazienti alla clinica Isav di Saint-Pierre che ha messo a disposizione 35 posti letto per alleggerire un po' la pressione sull'ospedale di Aosta. "Ho spinto molto per poter aumentare questo numero - ha detto l'assessore -, ma c'erano accordi già siglati e problemi con il personale della clinica che non hanno permesso di andare oltre questi 35 posti letti, che in questo momento per noi sono comunque importanti".
Microcomunità potrebbero diventare strutture Covid sul territorio
Inoltre, ha affermato l'assessore, "stiamo cercando altre alternative" in cui ci sia già del personale, "come le microcomunità o altre strutture. Non abbiamo tanto tempo: ora serve la collaborazione di tutti. Dobbiamo remare tutti dalla stessa parte". Barmasse ha già avuto alcuni incontri con le Unités e i rappresentanti del Celva per trovare soluzioni sul territorio che possano prendersi carico dei pazienti infetti con sintomi meno gravi.
Manca il personale
Il coordinatore dell'emergenza Luca Montagnani ha aggiunto che "non è nemmeno tanto un problema di spazi, il problema è chi le gestisce (le strutture sul territorio, ndr) e chi ci va a lavorare". Manca appunto il personale. "Il personale specialistico, infermieri e medici, non si trovano in nessuna parte d'Italia", ha evidenziato Montagnani.
Accordi con medici di famiglia
Tra le strade che l'assessorato alla Sanità sta percorrendo c'è inoltre la stipula di accordi con i medici di famiglia e con i pediatri di libera scelta per potenziare la sanità territoriale e alleggerire ulteriormente la pressione sul Parini.
Elena Giovinazzo