«Una magia e un’emozione grande, un ricordo che porterò per sempre con me»
Hervé Barmasse ha completato il concatenamento e la traversata integrale di tutte le vette principali del massiccio del Gran Sasso d'Italia, in solitaria e in inverno.
Partito dal passo delle Capannelle il 6 marzo scorso, Barmasse ha affrontato Monte Franco, Monte Jenca, Pizzo Camarda, Malecoste, Monte Corvo, Pizzo Intermesoli, Giovanni Paolo II, Pizzo Cefalone, Portella e Corno Grande. Quest’ultimo, che rappresenta la cima più alta, è stato salito e sceso con gli sci in notturna. Il secondo giorno l’avventura è proseguita verso est su Monte Aquila, Brancastello, Torri di Casanova, Monte Infornace, Monte Prena, Monte Camicia e Tremoggia. In totale sono 67 chilometri e 7.200 metri di dislivello tra pareti e creste.
Per l'alpinista valdostano questa sugli Appennini è stata un'esperienza importante. «Lassù, il vento sbatteva la mia giacca, guardavo a 360 gradi le luci delle case sino al mare Adriatico, ed ero felice. Una magia e un’emozione grande, un ricordo che porterò per sempre con me», spiega commentando il primo giorno di avventura. Il secondo ha riservato qualche sorpresa. «Me lo aspettavo meno faticoso - racconta -, ma con la neve abbondante, tra torri di roccia e canali, spesso sprofondavo sino alla vita. Però è così che mi ero immaginato questo viaggio. La dimensione avventura nasce dall’intuito e dalla creatività dell’alpinista e anche dalla sua onestà. L’anno passato, ad esempio, non c’era neve e se avessi provato, le cose sarebbero state più facili, ma avrei potuto parlare di ascensione invernale? Il calendario oggi non fa più la differenza … La nostra etica e i nostri ideali sì».
Ad accoglierle Barmasse all’arrivo c’erano gli amici aquilani e una bottiglia di Passerina.
«Mi sono affezionato a questi luoghi - dice ancora Barmasse - grazie alle tante persone incontrate sul set di "Monte Corno - Pareva che io fossi in aria", il film di Luca Coccoccetta e più in generale sugli Appennini durante alcune mie conferenze. Da quelle esperienze e quegli incontri ho sempre coltivato l’idea di vivere un’esperienza alpinistica in queste zone. La mia più sincera gratitudine va a loro».
redazione
(foto Alessandro Beltrame)