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Suicidi e sanità aziendalizzata, le forti parole del vescovo di Aosta nella Giornata del Malato

VIDEO - Le riflessioni di mons. Lovignana: politica contagiata da cultura dell'individualismo; nessuno sia lasciato solo»

Mons. Franco Lovignana«Penso che tutti voi siate colpiti quanto lo sono io del numero di suicidi che ci sono nella nostra regione. C'è qualcosa che non funziona: le persone sono sole, sono abbandonate». Lo ha affermato il vescovo di Aosta, mons. Franco Lovignana, durante la celebrazione religiosa per la Giornata Mondiale del Malato, aggiungendo: «non è colpa chissà di chi, delle istituzioni, è che non riusciamo a costruire quella rete di fraternità per cui ci sentiamo supportati e portati da amici, vicini, altre persone che fanno parte della stessa comunità».

Nel corso dell'omelia (dal minuto 28:38 del video), durante la Messa celebrata nella chiesa santuario di Maria Immacolata di Aosta, il vescovo ha sottolineato che «siamo tutti coinvolti, giovani e anziani, sani e malati, tutti possiamo costruire questa rete e ognuno di noi può metterci qualcosa, poco o tanto che sia». E ancora: «L'importante è che nessuno sia lasciato solo».

Garantire il diritto fondamentale alla salute e alle cure

Le riflessioni di mons. Lovignana, guidate da quelle di Papa Francesco, si sono estese più in generale alla «cultura dell'individualismo e del rendimento a ogni costo». Questa cultura «ha contagiato nel recente passato anche la politica, che ha pensato di poter aziendalizzare la sanità con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Anche nella nostra piccola regione». L'augurio, ha affermato, è che «si voglia invece ripartire dalla dignità delle persone, non dal rendimento, ma dalla dignità della persona umana da riconoscere e rispettare sempre e comunque, e dai suoi bisogni, e favorire - e sono parole del Papa - strategie e risorse necessarie per garantire ad ogni essere umano il diritto fondamentale alla salute e l'accesso alle cure».

«Sappiamo - ha ancora affermato il vescovo di Aosta - che poi non bastano le prestazioni sanitarie: sono il livello base, che va garantito a tutte le persone. Insieme lo possiamo chiedere, oserei dire quasi pretendere, ma non bastano. Sono necessari fondamentalmente, proprio in questo quadro di relazioni, la prossimità e l'accompagnamento delle persone. E qui siamo chiamati in causa direttamente, come Chiesa e come singoli cristiani. Faccio mio l'appello del Papa: dobbiamo prenderci cura del malato. Questi significa prendersi cura delle sue relazioni», quindi non solo della persona bensì «di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri - famigliari, amici, operatori sanitari .- col Creato e con sé stesso».

 


Marco Camilli

 

 

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