Su Netflix, Sky e social per far conoscere i segnali di allarme di una relazione a rischio attraverso due video «che daranno fastidio»
«Questi sono video che daranno fastidio: non è una scelta casuale né scontata». L'assessore regionale alle Politiche sociali, Carlo Marzi, introduce così la campagna di comunicazione contro la violenza sulle donne promossa dalla consigliera di parità della Valle d'Aosta intitolata "Mia fino alla fine".
"Mia fino alla fine" è nata in occasione del 25 Novembre con l'intento di far conoscere quei segnali - comportamenti, parole, modi di fare - che devono destare allarme nel componente della coppia che li subisce.
La campagna è composta da due video realizzati dal regista Davide Bongiovanni in cui gli attori, basandosi anche su conversazioni e messaggi reali, ricreano il rapporto tra due donne e gli uomini "che dicevano di amarle" e che le hanno uccise. Una di queste è Giulia Cecchettin. Dal 13 gennaio fino a marzo sarà diffusa sui canali di Sky e Netflix e sui canali social dei partner istituzionali - il Consiglio Valle, la Regione, il Celva e l'Azienda Usl della Valle d'Aosta - e non - la Bcc Valdostana - dell'iniziativa.
La presentazione di "Mia fino alla fine" ha dato l'opportunità di analizzare il fenomeno della violenza contro le donne. A partire da qualche dato che aiuta a inquadrare la situazione.
«Proprio prima di venire alla presentazione ho aperto l'undicesimo procedimento per Codice rosso» del 2025, ha affermato il sostituto procuratore Manlio D'Ambrosi. È dal 2020 che D'Ambrosi si occupa specificatamente di questa categoria di reati. Lo scorso anno 200 denunce sono arrivate negli uffici della procura. «Ogni anno registriamo aumenti che vanno dal 30% al 50% rispetto all'anno precedente», evidenzia. E aggiunge: «lo strumento legislativo c'è» e la Valle d'Aosta, in virtù del suo piccolo territorio, gode di un'attenzione elevata. «Forse abbiamo bisogno di farci domande diverse». Parlarne nelle scuole e prestare attenzione anche «alle difficoltà che ci sono dall'altra parte».
Da un anno in Valle d'Aosta è attivo un ambulatorio con psicologi che segue "l'offendente" e cioè colui che la violenza la infligge. Una quindicina di persone sono entrate in contatto con il servizio dell'Usl: qualcuno inviato da Psichiatria, altri dal nucleo di emergenza o dall'area minori. Qualcuno si è anche presentato spontaneamente perché ha riconosciuto in sé stesso, o magari temuto di avere, comportamenti a rischio.
Per la consigliera di parità, Katia Foletto, «su temi come questo è importante fare rete. Il fenomeno non accenna a diminuire e l'età in cui si verifica è sempre più bassa. Bisogna smantellare i presupposti culturali e la comunicazione in questo è fondamentale».
Elena Giovinazzo