Rigettato il ricorso contro la liberazione anticipata dell'uomo ritenuto il capo della 'locale' di 'ndrangheta di Aosta
La Corte di Cassazione ha bocciato un ricorso contro lo sconto di pena a favore di Bruno Nirta, condannato in via definitiva nell'ambito dell'inchiesta Geenna sulla 'ndrangheta in Valle d'Aosta in cui era accusato di essere alla guida della "locale" di 'ndrangheta.
La sentenza di condanna per Nirta è di 12 anni e 7 mesi di reclusione. Tenuto conto del periodo scontato tra il momento dell'arresto e la sentenza definitiva, ha maturato la possibilità di chiedere la liberazione anticipata e ottenuto il beneficio che viene concesso ai detenuti che mantengono una buona condotta.
Contro lo sconto di pena ha deciso di ricorrere la procura generale de L'Aquila (Nirta è in custodia sotto il distretto giudiziario abruzzese) segnalando tra l'altro che l'uomo avrebbe mantenuto l'affiliazione con un gruppo di criminalità organizzata ancora operativo. La Cassazione ha rigettato il ricorso in base al principio secondo cui non è possibile far coincidere l'ipotesi di un legame con la criminalità organizzata al «mancato ravvedimento» o alla «mancata dissociazione».
M.C.