Il ddl accorpa le elezioni regionali e comunali generali dell'autunno 2025 e modifica il limite di mandati per sindaci e vice sindaci
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta ha approvato oggi il disegno di legge sull'accorpamento delle elezioni regionali e comunali generali del 2025, il cosiddetto election day. Diciannove i voti a favore, cinque i contrari e undici le astensioni.
La norma, ha affermato il relatore Aurelio Marguerettaz (UV), «dà risposte ai nostri amministratori. La gran parte delle risposte contenute in questo disegno di legge sono state elaborate su impulso del Consiglio permanente degli enti locali. Al di là di tutte le narrazioni e il comitato del "no" che prolifera su tutte le questioni, credo sia una norma di buon senso». Marguerettaz ha poi rivolto una critica a «coloro che hanno a cuore l'attività dei nostri sindaci a parole, ma che li considerano dei lacchè dei Consiglio regionale: questa è una considerazione che offende loro e offende anche noi».
Dall'opposizione sono arrivate critiche pressoché unanimi sulle tempistiche di approvazione della riforma, troppo a ridosso degli appuntamenti elettorali e con eccessiva urgenza, essendo stato depositato solo nove giorni fa. «Provvedimenti fatti con questa tempistica e in questa maniera allontaneranno i cittadini dalla politica», ha sentenziato il capogruppo della Lega VdA, Andrea Manfrin.
«La norma arriva oltre il tempo massimo», ha osservato per Rassemblement Valdôtain Claudio Restano. Il testo fornisce «risposte alle richieste portate avanti legittimamente dai sindaci ma, in certe parti, non abbiamo tenuto conto dell'interesse della collettività».
Election Day
Il provvedimento stabilisce di unire le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Valle d'Aosta alle elezioni generali comunali nell'autunno 2025.
Secondo parte dell'opposizione però l'accorpamento delle elezioni finirà per far calare l'attenzione sul voto comunale. Inoltre l'election day non risponde alle richieste provenienti dai Comuni.
«La prima richiesta del parere» arrivato dal Consiglio permanente degli enti locali sulla legge era lo slittamento delle elezioni comunali in primavera: «mi pare che nemmeno il relatore abbia spiegato perché questo spostamento, richiesto da tanti sindaci, non sia stato accordato», ha commentato la capogruppo di Progetto Civico Progressista Erika Guichardaz. E ancora: «questa non è una riforma ma un accoglimento di alcune istanze che non aiuterà nessuno e non creerà le condizioni per una maggiore partecipazione» alla vita politica e amministrativa.
«Allungare di sei mesi una consiliatura - ha ribattuto Marguerettaz - non so quali fondamenti giuridici possa avere».
Il capogruppo di Forza Italia Pierluigi Marquis ha parlato di scelta sensata.
Quorum per la validità delle comunali
La legge interviene abbassando il quorum necessario affinché le elezioni siano ritenute valide nei Comuni con meno di 5.000 abitanti (tutti tranne Aosta) dove si presenta una sola lista. Il quorum passa dal 50 al 40% degli aventi diritto al voto, collegandosi alla normativa statale.
Nel presentare la norma, il relatore Aurelio Marguerettaz (capogruppo UV) ha portato l'esempio del modello Svizzera dove è possibile che, in presenza di un'unica lista in corsa, non ci siano affatto elezioni. In questo modo «nessuno può nascondersi dietro l'alibi dell'astensione. Se c'è una proposta, in assenza di alternative, la proposta è accettata». Condizioni non valide, secondo Marguerettaz, nel caso di referendum. «È giusto che per i referendum ci sia un quorum particolarmente alto perché non si può approfittare del menefreghismo per far passare cose che stanno a cuore a una minoranza». In un secondo intervento Marguerettaz ha poi aggiunto: «la mia era una provocazione per spingere coloro che non la vedono come il candidato della lista unica a portare una proposta alternativa».
Stefano Aggravi, capogruppo RV, ha annunciato la contrarietà e l'astensione sul ddl. «Se questo emendamento vuole risolvere il problema della partecipazione alla vita politica e amministrativa dei nostri Comuni, noi non siamo d'accordo». Il gruppo ha presentato una proposta alternativa per ridurre il numero di consiglieri comunali con lo scopo di «aumentare la sana competizione in ambito elettorale».
FI, con il capogruppo Pierluigi Marquis, ha posto alcuni dubbi sulla misura «non vorremmo che abbassare il quorum faccia diminuire il confronto e il dibattito. Il fatto che ci sia campagna elettorale e rapporti tra candidati e cittadinanza è molto positivo. Il tema secondo noi andava trattato in modo diverso».
Per la Lega VdA, «se non si riesce a raggranellare un sufficiente consenso, del 50%, allora si organizzerà un secondo momento elettorale», come affermato dal capogruppo Andrea Manfrin.
Secondo il PCP «non è stata fatta una vera riflessione sulla riforma degli enti locali, dove sta il nodo principale della partecipazione».
Limite di mandati per sindaci e vicesindaci
Il testo, seguendo anche le disposizioni statali, modifica il limite di mandati per sindaci e vicesindaci per i Comuni con meno di 5.000 abitanti (tutti tranne Aosta, dove rimane il tetto di due mandati). Il testo originale prevedeva l'eliminazione del limite, ma un emendamento della maggioranza a firma FP-PD introduce un massimo di quattro mandati consecutivi. «L'obiettivo - ha commentato il relatore - non è quello di creare dei sindaci a vita, ma cogliere degli stimoli arrivati anche a livello statale. Ricordo che il Covid negli anni passati ha condizionato l'attività amministrativa e bisogna creare le condizioni per immaginare un quarto mandato per svolgere e concludere progetti che, giocoforza, il Covid ha rallentato».
Secondo RV «fare una scelta di questo tipo a pochi mesi dalla competizione elettorale è dirimente».
«In merito alla libertà di candidarsi, la Corte costituzionale pochi mesi fa ha detto che non vi possono essere differenze di trattamento sul territorio nazionale: il limite dei quattro mandati contenuti nell'emendamento dal PD per i Comuni sotto i 5000 abitanti è incostituzionale», ha segnalato Paolo Sammaritani per la Lega VdA.
La previsione del numero massimo dei mandati «bilancia la diretta elezione del sindaco, la libertà di voti e la genuinità della competizione elettorale», ha affermato la capogruppo PCP Guichardaz richiamando una sentenza della Corte costituzionale. Chi ha già amministrato fino a 15 anni «parte da una situazione di vantaggio rispetto a chi si affaccia alla competizione per la prima volta. Ampliare questo limite è antidemocratico».
Nel dibattito è intervento il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin: «C'è una competenza primaria della nostra Regione sugli enti locali e il diritto non è una scienza esatta, ma varia nei diversi momenti. Se il governo in un momento di impeto omologatore vorrà impugnare la legge regionale per omologare tutti allo stesso livello, cioè cancellando i diritti democratici, lo potrà fare. Ma non sono così certo che la Corte costituzionale esprima un parere così allineato». L'emendamento dunque «non è così facilmente derubricabile a incostituzionale».
Altre disposizioni
Su suggerimento del Cpel, il ddl dispone il cambio delle regole sul numero di assessori e cambiano anche le disposizioni sui compensi andando ad aumentarli, tenendo conto non più solo sulla popolazione bensì anche della complessità dell'ente e del territorio.
Dall'opposizione sono arrivati commenti di condivisione sul principio delle misure, ma non sulla tempistica di approvazione.
Elena Giovinazzo