L'acqua contesa da agricoltura, idroelettrico e turismo. Gli impianti di risalita giocano un ruolo importante nel consumo dell'«oro blu»
Prima che la pandemia sconvolgesse le abitudini di vita e mettesse in pausa molte attività, la Valle d'Aosta consumava molta più energia rispetto alla media italiana. Parlando di Tep (Tonnellate equivalenti di petrolio) pro capite, la Valle d'Aosta nel 2019 raggiungeva quota 2,8 rispetto alle 2 Tep pro capite della media nazionale. Un divario importante dovuto non a cattive abitudini dei valdostani, bensì ai consumi maggiori segnalati nel settore trasporti. Un settore che nel caso nostro comprende gli impianti di risalita.
La questione è affrontata nel rapporto appena diffuso da Bankitalia sull'economia regionale e può fornire spunti di riflessione ora che la politica sta programmando importanti progetti mirati allo sviluppo dello sci.
La grande richiesta di energia a livello regionale si somma ai cambiamenti climatici. L'estate 2022 è stata un esempio di ciò che potrebbe riservare il prossimo futuro: precipitazioni scarsissime e il bene acqua che finisce per essere conteso da agricoltura, settore idroelettrico, turismo. L'acqua non basterà per tutti e andranno compiute scelte drastiche. Meglio quindi programmare in anticipo le mosse.
È ormai noto che anche in quota le temperature tendono a salire senza risparmiare i comprensori poste a quote alte, sopra i 2.000 metri, che devono ricorrere all'innevamento artificiale intensivo per aprire le piste agli sciatori. L'innevamento artificiale però costa: sia in termini di energia, sia in termini di consumo d'acqua.
Secondo Bankitalia la situazione che sta delineando porta a una conclusione: bisogna destagionalizzare il turismo. "In risposta ai cambiamenti climatici - si legge nel rapporto - è importante creare alternative agli sport invernali: potenziamento delle attrattive culturali, sviluppo di un'offerta ricettiva con una gamma di servizi più ampi".
Elena Giovinazzo