Secondo Luigi Fosson i collegamenti vanno portati a termine, ma per il Club Alpino Italiano quelle del presidente Adava sono parole «demagogiche»
«I collegamenti intervallivi devono assolutamente essere portati a termine perché danno la possibilità alla gente del posto di continuare a vivere». Questa la posizione del presidente degli albergatori valdostani, Luigi Fosson.
Durante l'assemblea dell'Adava svoltasi mercoledì a Saint-Vincent, Fosson è intervenuto parlando del futuro del turismo in Valle d'Aosta e quindi anche dei progetti funiviari come quello di Cime Bianche che puntano sullo sci per i decenni a venire. «La Valle d'Aosta ha il grosso vantaggio di avere quote alte, con impianti che partono dai 1.600 metri e arrivano a 3.000» dove, malgrado i cambiamenti climatici, secondo le previsioni si potrà sciare fino al 2050.
Ancora Fosson: «Più volte mi sono posto il problema di cosa si potrebbe fare in alternativa e non ho trovato risposte».
A queste affermazioni controbatte oggi il Club Alpino Italiano, uno dei principali promotori della campagna contro il collegamento intervallivo di Cime Bianche. Il Cai definisce «demagogiche, fasulle e fuorvianti» le dichiarazioni del presidente Adava.
«Luigi Fosson, che è di Ayas, sa benissimo che il collegamento nel Vallone delle Cime Bianche non serve a nulla per lo sci perché in esso non è possibile realizzare piste - dice il Cai -; sa benissimo che se non si potesse più sciare nel comprensorio del MonterosaSki significherebbe la fine dello sci, che non sopravvivrebbe neppure nel fazzoletto del Plateau Rosà; sa benissimo che ci sono altri interventi prioritari e urgenti da farsi nei comprensori già attivi per mantenere e ammodernare gli impianti esistenti; sa benissimo che l'imperativo per il turismo è diversificare, e che abbiamo presentato innumerevoli e dettagliate proposte in tal senso proprio facendo leva sulle unicità naturalistiche, paesaggistiche, geologiche, storico-culturali e archeologiche del Vallone delle Cime Bianche».
«Ci aspetteremmo dagli albergatori valdostani anche un poco di lungimiranza: il 2050 - quando saranno i loro figli e nipoti, ci auspichiamo, a continuare a gestire ed innovare le attività ricettive - è domani», conclude il Club Alpino Italiano.
Clara Rossi