Mons. Lovignana sulla partecipazione di quattro sacerdoti a Illumina Aosta: «loro in buona fede, ma questo scivolone ci faccia riflettere sul nostro modo di porci»
«Questo scivolone sarà occasione per noi sacerdoti di riflettere insieme sul nostro modo di porci in relazione con la gente per essere davvero vicini senza svalutare il messaggio di cui siamo servitori». Così il vescovo di Aosta, mons. Franco Lovignana, interviene sulle polemiche seguite alla partecipazione, nei giorni scorsi, di quattro sacerdoti ospiti del podcast "Illumina Aosta".
I quattro ospiti della puntata "Lo show dei preti" hanno trattato temi diversi sulla vita da sacerdoti e non solo. Alcuni aspetti della puntata hanno fatto però discutere come l'uso di un linguaggio non proprio "ecumenico" o l'aver discusso di argomenti sensibili con uno approccio considerato da alcuni poco rispettoso se non persino goliardico. Il podcast ha avuto un gran successo oltrepassando i confini regionali proprio per la particolarità del contenuto. Ma assieme alla grande visibilità sono arrivate le critiche, giunte fino al vescovo. Il quale ha deciso di chiarire la propria posizione in occasione del messaggio di fine anno.
«Nessuno dei sacerdoti ha chiesto autorizzazione (per partecipare al podcast, ndr), e neppure era necessaria», spiega mons. Lovignana. «Credo che i quattro sacerdoti abbiano agito in buona fede e abbiano cercato di mostrare un volto simpatico del prete e anche di dire una parola di Vangelo in un ambiente leggero. In parte forse ci sono anche riusciti. Fatta salva dunque la loro buona fede, non posso non rimarcare che il modo in cui sono stati affrontati alcuni temi delicati (in primis la morte, i Sacramenti e i Sacramentali), le risate scomposte e in particolare il linguaggio volgare e grossolano, sono effettivamente offensivi verso le persone e verso la sacralità della vita ecclesiale e svilenti il ministero sacerdotale».
«Al riguardo - prosegue il vescovo - approfitto per fare pubblicamente ciò che ho fatto in privato con diversi fedeli che sono venuti a parlarmi e cioè chiedere scusa a nome dei miei confratelli se questi modi e queste parole sono stati occasione di scandalo».
«Tuttavia - sottolinea il vescovo -, desidero sottolineare come normalmente tutti i nostri sacerdoti svolgano con dedizione, coscienza e amore il loro ministero a servizio delle comunità e questo con grande generosità e spirito di sacrificio. Di questo voglio ringraziarli pubblicamente, anche come riparazione per alcuni apprezzamenti ingenerosi apparsi in qualche articolo».
Marco Camilli