Per Colliard e Cappelletti interdizioni temporanee nell'ambito dell'indagine sul progetto del maxi condominio di Cervinia
Il tribunale del Riesame ha riconosciuto un grave quadro indiziario a carico dell'imprenditore Ezio Colliard e dell'architetto Valerio Cappelletti, membro della commissione edilizia del Comune di Valtournenche, coinvolti nell'indagine per un presunto "accordo corruttivo" riferito alle autorizzazioni del progetto edilizio The Stone di Cervinia.
Nell'ordinanza, i giudici del Riesame spiegano che "le indagini e il successivo contraddittorio tra le parti hanno consentito di accertare che, durante intercettazioni disposte per ipotesi di reati di fatturazioni per operazioni inesistenti, emergeva un rapporto di particolare cordialità ed intreccio di interessi tra Colliard e Cappelletti, tale da ingenerare il fondato timore che, dati i rispettivi ruoli e la evocazione delle somme di denaro ricordate, potesse essere in corso una articolata fattispecie corruttiva".
Il Riesame ha valutato i contenuti delle intercettazioni ricostruendo le fasi precedenti alla presentazione del progetto. Molto importante l'apertura al progetto da parte dell'ex sindaco di Valtournenche Jean Antoine Maquignaz, il quale avrebbe dato il suo "benestare". Mancando però meno di un anno alle elezioni comunali, Maquignaz avrebbe "sollecitato a predisporre quanto utile per avere una sollecita approvazione, prima della imminente scadenza del suo mandato e della giunta in carica".
Dalle intercettazioni emerge inoltre che "il sindaco aveva un conflitto di interessi su un albergo 'ereditato', rispetto al quale anche egli aveva ipotizzato di costruire una torre, fattore che l'avrebbe potuto invogliare a favorire The Stone come apripista".
"Ottenuto il benestare politico del sindaco", secondo il Riesame Colliard intendeva "riuscire ad entusiasmare velocemente i commissari per evitare che 'si facciano seghe mentali'". I giudici di Torino parlano di una "strategia del 'ricattino', ossia dell'allettare i membri della commissione edilizia prospettando dei vantaggi condizionati ad uno scambio di favori, come il 'chiudere mezzo occhio… spingere'".
L'ordinanza del Riesame di Torino dunque, "sebbene l'imputazione sia formulata in modo semplificato, come se i 300.000 euro fossero una classica 'mazzetta' di contanti promessa in seno ad un patto corruttivo, è più che evidente la connessione 'sinallagmatica' tra lo scambio di promesse vantaggiose per ambedue le parti del rapporto amministrativo, in spregio ai doveri di imparzialità che devono presidiare i procedimenti della Pubblica amministrazione ed anche le fasi consultive rilevanti per i successivi provvedimenti decisori e ricognitivi".
Come esito il Riesame ha stabilito per Colliard e Cappelletti l'interdizione temporanea a esercitare, rispettivamente, in uffici direttivi delle imprese e in pubblici uffici.
M.C.