Secondo i sindaci la proposta di legge è a rischio di legittimità. «Stupore» della Lega
Condivisione sì, ma limitata ai principi e non alle misure concrete indicate. Questo l'orientamento dell'assemblea del Cpel nei confronti di una proposta di legge a firma Lega VdA per limitare l'espansione della grande distribuzione organizzata e sostenere i negozi di vicinato.
L'Assemblea del Cpel spiega di aver «condiviso alcune delle preoccupazioni che hanno portato alla presentazione della proposta di legge, con particolare riferimento alla necessità di attuare azioni mirate al contenimento dei fenomeni di chiusura dei piccoli negozi di vicinato e di spopolamento dei Comuni e villaggi di montagna e dei centri storici». Allo stesso tempo però i sindaci hanno espresso «perplessità in merito alla legittimità delle misure previste dalla proposta di legge».
Il problema, secondo le valutazioni dell'assemblea degli enti locali, è che le misure della proposta di legge «stabiliscono limiti all'iniziativa economica privata e, potenzialmente, ledono i principi di tutela della parità di trattamento e di libera concorrenza. Pertanto, a seguito di confronto, il parere espresso è stato contrario».
Lega VdA "stupita" dalla posizione dei sindaci
Il commento della Lega VdA al parere negativo non si fa attendere. «Abbiamo dei borghi quasi morti - afferma il partito in una nota - anche a causa dei grandi esercizi commerciali che si fanno concorrenza fra loro e i sindaci cosa fanno? Votano contro una legge, peraltro già in vigore in altre Regioni, nascondendosi dietro un potenziale vizio di legittimità, quasi che i sindaci stessi fossero diventati improvvisamente adoratori del liberalismo selvaggio con la preparazione giuridica di magistrati di Cassazione e come se le strutture del Consiglio Regionale fossero invece incapaci di evidenziare la possibile illegittimità di una norma».
«Lasciano allibiti poi - si legge ancora - le parole del presidente del Celva, l'avvocato Micheletto, membro del CdA di Finaosta, secondo cui una pecca della legge sarebbe di non intervenire sulle grandi superfici di vendita esistenti, che si troverebbero a suo parere allora in "condizioni di monopolio", come se una norma del genere potesse essere retroattiva. Micheletto, di fatto - sostiene il partito -, ammette apertamente di volere ancor più ipermercati e in concorrenza ancora più feroce tra loro. E amen per il commercio di dettaglio comunale».
E.G.