Il primo cittadino replica punto per punto alle critiche del suo predecessore
AOSTA. Arriva nel giro di pochi giorni la risposta del sindaco di Aosta Fulvio Centoz alla lettera aperta inviata ai giornali dal suo predecessore, Bruno Giordano (leggi qui). Punto per punto, Centoz risponde alle accuse e alle critiche dell'ex sindaco scegliendo la stessa formula della lettera aperta.
Come fatto per Giordano, riportiamo di seguito l'intero scritto di Centoz.
Egregio Direttore,
leggo con interesse il lungo “j’accuse” di chi mi ha preceduto rompendo così il silenzio, quasi assordante, di questi mesi. Così come non vi è nulla di peggio nella vita di un “ex” che interviene a tutto campo scaricando su chi arriva problemi che risalgono addietro nel tempo, altrettanto poco eleganti mi sembrano questi scambi di opinioni a mezzo stampa. Vorrei evitarli, essendo convinto che il dibattito, per chi ha veramente a cuore il futuro della città di Aosta, debba avvenire in altre forme e sedi, ma dal momento che vengo pesantemente e pubblicamente messo in discussione mi corre l’obbligo fare alcune precisazioni.
Cominciamo dagli aspetti economici.
Subito dopo il mio insediamento ho chiesto al responsabile finanziario del Comune una relazione dettagliata sull’andamento dei conti pubblici, ben consapevole che questo periodo storico non brilla certo per abbondanza di risorse economiche.
I dati del mese di giugno 2015, a poche settimane dalle elezioni comunali, evidenziavano che il Comune di Aosta presentava già uno sforamento del Patto di Stabilità di oltre 7 milioni di euro. Il dato, relativo a più di cinque mesi fa, era dunque già fortemente deficitario, e molto lontano dal saldo obiettivo del Patto per l’anno 2015.
Evidentemente i buoi erano già abbondantemente scappati prima delle elezioni!
Il buon “ex sindaco” si lamenta che non sia stata “rigorosamente rispettata” la delibera di Giunta comunale n. 91 del 2014 con particolare riferimento alla c.d. “cessione del credito”. Ricordo che la cessione del credito, pur agevolando enormemente la gestione dei flussi di cassa del Comune, non risolve tutti problemi, perché altro non è che lo spostamento nel tempo del pagamento di un debito. La cessione del credito è un’operazione finanziaria che consente all’Amministrazione di pagare i propri debiti senza esborso immediato di denaro (il che facilita il rispetto del Patto), ma sempre di debiti stiamo parlando, che prima o poi vanno onorati.
Peraltro non sono state rispettate neppure le deliberazioni n. 65 del 24/04/2015 e n. 73 del 07/05/2015, se lo sforamento del Patto era già ipotizzato nella prima relazione del Dirigente dell'Area finanziaria nel mese di aprile e confermato, come dicevo, nel mese di giungo di quest’anno.
Che altro deve fare la parte politica se non dare indirizzi? Forse allora ricercare il “capro espiatorio” non ha molto senso, se non quello di individuare un soggetto, al solo fine di sviare l’attenzione dai problemi veri, dalla necessità di pesanti riforme della macchina amministrativa di cui questa maggioranza dovrà farsi carico.
L’utilizzo dello strumento della cessione del credito ha dunque avuto il merito di contenere lo sforamento del Patto nell’anno 2014, aumentando le disponibilità liquide. E ciò spiega anche perché al 31 dicembre ci sono circa 30 milioni di euro: se io utilizzo la cessione del credito e quindi dilaziono i miei pagamenti i soldi rimangono in cassa; se a ciò aggiungo poi il fatto che il 16 dicembre scade la seconda rata di pagamento dell’IMU, allora si capisce il motivo per il quale in cassa ci sono tutti questi soldi.
Quanto all’avanzo di amministrazione, riflettiamo però su un fatto. Vantare un cospicuo “tesoretto” si presta ad una duplice lettura: da un lato qualcuno può leggerlo come un atteggiamento parsimonioso (una formichina che risparmia), dall’altro denota poca capacità di spesa, perché quei soldi sono stati chiesti ai cittadini attraverso le tasse e andavano conseguentemente spesi per realizzare opere. In cinque anni di amministrazione a RhêmesNotre-Dame abbiamo speso e realizzato opere per oltre 5 milioni di euro, tra le quali figura la nuova seggiovia quadriposto: in meno di 3 anni si è passati dalla progettazione all’inaugurazione dell’opera.
Non è ovviamente merito mio, dovrebbe semplicemente essere la normalità.
Veniamo poi ancora una volta alla questione Segretario comunale. Benché abbia già in diverse occasioni, anche pubblicamente, spiegato la mia posizione, ricordo qui che la scelta di un soggetto “esterno” di fiducia non è un capriccio del sottoscritto, ma la normalità e la regola in tutta Italia.
Non si tratta certo un atto di sfiducia nei confronti della dirigenza interna che in questi mesi ho imparato a conoscere e ad apprezzare, né questione di competenze; era semplicemente pretendere il lecito: un supporto che intravedevo in una persona che, avendo già lavorato con me, ero certo potesse contribuire in modo fondamentale al nostro lavoro.
Oggi svolge le funzioni di Segretario Generale ottimamente e con il pieno sostegno mio e di tutta l'Amministrazione comunale la Dr.ssa Tambini di cui tutti riconoscono le competenze e le capacità. Lo considero un cambio importante rispetto al passato e il tempo consentirà a tutti di apprezzare questa scelta.
Passando poi allo Sportello unico polivalente del Comune di Aosta, faccio notare che nessuno e men che mai il sottoscritto si è mai sognato di dire che lo sportello Amico in Comune non funzioni o non piaccia alla cittadinanza. Anzi!
E’ semmai vero il contrario, come potranno confermare i delegati sindacali che, in queste settimane di incontri per decidere l’utilizzo del Fondo Unico Aziendale, hanno avuto modo di interloquire con il sottoscritto. In più occasioni ho difeso le scelte della passata Amministrazione confermando che lo sportello polifunzionale rimane un punto fermo dell’Amministrazione comunale e chiedendo il riconoscimento, anche per il 2015, dell’incentivo economico promesso (promesso non certo da me).
Il problema però permane, e non è un problema di meritocrazia. Gli accordi sindacali prevedevano la corresponsione di un incentivo economico per tre anni (2012, 2013, 2014) come progetto che ricadeva sul Fondo Unico Aziendale (il che ovviamente significa che il Fondo viene conseguentemente ridotto per gli altri dipendenti). All’inizio dell’anno, quindi, in fase di contrattazione del FUA (contrattazione che, sottolineo, non è stata fatta), l’Amministrazione avrebbe dovuto scegliere se continuare a finanziare lo sportello oppure decidere che, dopo un periodo di rodaggio e di formazione, chi lavora allo sportello polivalente fa un lavoro esattamente pari a quello degli altri dipendenti comunali. E’ del tutto evidente che se la contrattazione non è stata fatta (perché scontentare qualcuno sotto elezioni non è mai bello? … ) oggi a novembre quei dipendenti hanno una legittima aspettativa in proposito, aspettativa che non ho alimentato io.
Infine, sulle riflessioni di “attualità” preferisco sorvolare, perché non voglio dilungarmi oltre il dovuto, pur notando con piacere che ai cosiddetti “autonomisti” piace sparare a zero contro i Governi nazionali, salvo poi votarne i provvedimenti e le finanziarie senza troppi problemi.
Un’ultima, amara, considerazione. Tutto ciò non sono certo andato a sbandierarlo ai quattro venti per mera opportunità politica o per un giorno di pubblicità gratuita sui giornali. Sono infatti convinto che la politica si debba fermare di fronte al principio cardine della “continuità amministrativa” per la quale chi arriva dopo raccoglie il positivo ed il negativo di chi lo ha preceduto, perché a tutti prima o poi tocca raccogliere il testimone ed andare avanti.
Come molti sindaci in questi tempi, non sono purtroppo dotato di una bacchetta magica. Cerco semplicemente di operare, con le mie conoscenze amministrative e il supporto prezioso della Giunta e della Maggioranza che mi sostiene, per servire al meglio la nostra città. In questa fase di lavoro difficile e complesso, e in un momento di crisi così grande, trovo assai triste e gretto il tentativo di scaricare sul sottoscritto e sul PD i problemi del Comune e respingo con forza questo atto di accusa che non porta nulla, se non un ulteriore scollamento della cittadinanza dalla politica.
Rimango invece convinto che occorra "bien faire et laisser dire", anche se non forse "laisser dire" qualunque cosa. Ed è quanto intendo continuare a fare..
Il sindaco di Aosta
Fulvio Centoz