Lo scorso anno il Centro donne contro la violenza aveva segnalato comportamenti anomali in centri sanitari pubblici, ma dall'indagine interna «non è emerso alcun episodio»
«Le verifiche condotte non hanno individuato situazioni di indebite interferenze o pressioni su pazienti all'interno delle strutture sanitarie». Così l'assessore regionale alla sanità, Carlo Marzi, oggi in Consiglio Valle in risposta a una interpellanza del gruppo Lega su presunte pressioni contro l'aborto segnalate mesi fa dal Centro donne contro la violenza di Aosta.
Il caso era scoppiato lo scorso anno. Il Centro aveva riferito di comportamenti "anomali" da parte di volontari all'interno di centri sanitari pubblici della Valle d'Aosta per convincere le donne che volevano abortire a non sottoporsi alla procedura. Secondo quanto riportato dal Centro contro la violenza, alle donne sarebbe stato imposto di ascoltare il battito fetale e sarebbero stati promessi dei sostegni economici per evitare l'interruzione di gravidanza.
Marzi oggi ha riferito che è stata completata una «indagine approfondita» sulle segnalazioni e che «non è emerso alcun comportamento anomalo o episodio». In parallelo «l'associazione che aveva sollevato la questione non è stata in grado di fornire elementi utili a circostanziare o supportare quanto affermato».
L'interpellanza discussa in aula chiedeva anche se è intenzione della Regione valutare di procedere per danno di immagine anche a seguito della diffusione a livello nazionale della notizia delle presunte pressioni anti-aborto. L'assessore ha risposto che è stato chiesto per un parere all'avvocatura regionale ma che «eventuali azioni a tutela dell'immagine» sono di competenza dell'Azienda Usl e non della Regione.
M.C.
