Cgil, Cisl, Savt e Uil: "La Società di servizi contenitorie pigliatutto che assume personale al ribasso"
AOSTA. C'è "profondo disappunto e contrarietà" tra le organizzazioni sindacali per l'intenzione del governo regionale di trasferire 177 dipendenti della Regione alla Società regionale dei Servizi, meglio nota come la Salvaprecari.
La disposizione è contenuta nel Documento economico finanziario regionale che la Giunta regionale ha approvato la scorsa settimana. "Ancora una volta il Governo regionale, senza nessun confronto preventivo con i Sindacati ha deciso autonomamente quale strada seguire per ricollocare, in questo caso, 177 operai ed impiegati regionali a tempo indeterminato, in altro contesto lavorativo, contrattuale e datoriale" dicono Cgil, Cisl, Savt e Uil.
"Come Organizzazioni Sindacali - continuano - ribadiamo da molto tempo e su tutti i tavoli di contrattazione la necessità improrogabile di un rilancio dei settori regionali agricolo, forestale ed edile, fortemente penalizzati e mortificati dalle scelte pubbliche fatte a partire dal 2010/11, che hanno di fatto comportato fin'ora la perdita di oltre 500 posti di lavoro e creato ulteriori sofferenze sociali e nuova povertà a famiglie che già erano in grossa difficoltà economica".
Cgil, Cisl, Savt e Uil sottolineano inoltre come per la Società di servizi "si prospetterebbe un ulteriore cambio della ragione sociale e un ulteriore compito gestionale: nata per gestire alcune figure di personale pubblico regionale a tempo determinato non più assorbibile dall'Amministrazione regionale, si sta trasformando in un contenitore “pigliatutto”, che assume il personale con modalità economiche al ribasso e sostituisce con contratti “impropri” quelli corretti".
I quattro sindacati annunciano infine l'organizzazione di assemblee per i lavoratori interessati con l'obiettivo di "affrontare la grave problematica, capire la reale portata dei contenuti espressi nel documento economico-finanziario regionale 2017/19 e per concordare eventuali azioni legali e di lotta sindacale".
Elena Giovinazzo