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Accordo tra Regione e Diocesi per il restauro di beni ecclesiastici

Selezionati cinque interventi che beneficiano dei contributi previsti dalla legge regionale sulla tutela degli edifici di culto

Cappella di RhinsCon l'obiettivo di salvaguardare e valorizzare il patrimonio religioso, la Commissione che si occupa dei progetti di restauro dei beni ecclesiastici si è riunita nei giorni scorsi. Seduti al tavolo l'assessore ai Beni e Attività culturali Jean Pierre Guichardaz e il vescovo di Aosta mons. Franco Lovignana insieme ai responsabili dell'assessorato e della Diocesi per valutare gli interventi che possono usufruire dei contributi regionali previsti dalla legge 27/1993 per gli edifici di culto.

Al termine della riunione è stato approvato un elenco di cinque interventi di restauro su quattro edifici che riceveranno un contributo. Si tratta del restauro di una cappella, del crocifisso d'arco e di due statue nella chiesa parrocchiale di San Remigio a Saint-Rhémy-en-Bosses; del restauro e risanamento conservativo della cappella di San Michele arcangelo di Rhins a Roisan; del restauro della facciata e del campanile della cappella di San Germano di Grand Villa, a Verrayes, e del restauro della facciata della cappella di Sant'Anna di La Saxe, a Courmayeur.

Per il vescovo, mons. Lovignana, l'operazione «ha anche un valore pedagogico perché vuole restituire, con il bene, la consapevolezza che esso appartiene alla comunità e il necessario protagonismo della stessa nel custodire e nel valorizzare quanto ricevuto dai padri. Siamo grati a tutti coloro che operano, in Diocesi e in Regione, in questo ambito delicato e importante».

«I beni culturali di proprietà della Diocesi valdostana - aggiunge in una nota congiunta l'assessore Guichardaz - rivestono un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo culturale e sociale della nostra regione, in quanto espressione di valori specifici della nostra stessa comunità oltre che tasselli imprescindibili per comprendere le origini della nostra storia. Tutelando e conservando i beni culturali di interesse religioso è quindi possibile attuare, seppure indirettamente, quella necessaria forma di tutela e conservazione della nostra identità territoriale».

 


Elena Giovinazzo

 

 

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