Lo certifica la Cgia di Mestre - Tasse comunali più elevate a Bologna, a Roma e Bari
AOSTA. Non resta senza conseguenza il taglio dei trasferimenti effettuato negli ultimi anni dallo Stato a causa del deficit pubblico. Come conseguenza, gli enti locali hanno infatti ritoccato al rialzo le aliquote, con casi - calcola l'Ufficio studi della Cgia di Mestre - che arrivano al 63 per cento a Milano e al 66 per cento a Venezia. Tra le grandi città italiane le tasse comunali più elevate si registrano a Bologna, a Roma, a Bari e a Genova.
Un risultato ottenuto calcolando il prelievo che una famiglia tipo di 3 persone dovrà subire quest'anno per onorare il pagamento della Tari (la nuova tassa sui rifiuti), della Tasi (il tributo sui servizi indivisibili) e dell'addizionale comunale Irpef. Nel caso di un'abitazione di tipo civile A2, è il Comune di Bologna a praticare il livello di tassazione medio più elevato tra le grandi città d'Italia: per l'anno in corso, il peso economico è pari a 1.610 euro. Seguono Genova, con 1.488 euro, Bari, con 1.414 euro e Milano, con 1.379 euro. Se, invece, l'analisi viene realizzata su un'abitazione di tipo economico A3 (che è di minor pregio rispetto all'immobile preso in esame nel caso precedente), a balzare al primo posto di questa speciale graduatoria è Roma, con 1.100 euro. Seguono Bari, con 1.079 euro, Napoli, con 1 mila euro e Genova, con 961 euro.
"Il forte aumento dalla tassazione comunale registrato in questi ultimi anni – commenta il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi - è da addebitare, in particolar modo, ai pesantissimi tagli ai trasferimenti che lo Stato centrale ha praticato nei confronti degli enti locali. Tra il 2010 e il 2014, i sindaci di Bologna, Roma e a Bari hanno subito una sforbiciata delle risorse del 48 per cento: Milano del 63 per cento e Venezia addirittura del 66 per cento. Con questi tagli i Comuni sono stati obbligati a ridurre i servizi e ad aumentare le tasse locali, penalizzando soprattutto le famiglie meno abbienti". Per il loro studio, i ricercatori della Cgia hanno "spulciato" tutte le delibere approvate dai principali comuni capoluogo di Regione in materia di Tari, Tasi e addizionale comunale Irpef. Per quanto riguarda quest'ultima imposta, in quasi tutte le città l'addizionale comunale ha raggiunto l'aliquota massima dello 0,8 per cento (Roma applica addirittura lo 0,9 per cento). Solo quattro amministrazioni hanno applicato una aliquota inferiore: Bologna (0,7), L'Aquila (0,6), Aosta (0,3) e Firenze (0,2). A Cagliari, invece, l'addizionale si calcola applicando aliquote progressive per scaglioni di reddito, (0,66 per cento sino a 15 mila euro, 0,72 per cento da 15 mila a 28 mila, 0,78 per cento da 28 mila a 55 mila, 0,79 per cento da 55 mila a 75 mila, 0,8 per cento oltre i 75 mila euro).
In riferimento alla Tasi, solo il Comune di Aosta ha applicato l'aliquota base dell'1 per mille. In tutte le altre realtà analizzate è stata deliberata un'aliquota nettamente superiore. In 9 casi tocca addirittura il valore massimo consentito per le abitazioni principali: 3,3 per mille. La Tari, invece, colpisce soprattutto al Sud. Nonostante il servizio di raccolta dei rifiuti erogato nelle grandi città del Mezzogiorno non sia sempre “impeccabile”, per un'abitazione di tipo civile A2, una famiglia di 3 persone residente a Cagliari paga quest'anno 653 euro. A Napoli 522 euro e a Palermo 497 euro. Una delle ragioni che hanno “costretto” molti Sindaci ad aumentare la tassazione comunale è stata proprio la forte contrazione dei trasferimenti statali subita in questi ultimi anni. La città più penalizzata è stata Venezia: tra il 2010 e il 2014 il taglio è stato del 66 per cento (-63,8 milioni di euro). Tra le grandi, Milano ha “patito” una riduzione del 63 per cento (-317,7 milioni di euro) e Roma, con una contrazione del 48 per cento (-667 milioni di euro). Altrettanto pesanti le situazioni maturate a Bologna (-48 per cento, pari a 72 milioni di euro in meno), a Bari (-47 per cento e 55,1 milioni di euro in meno), a Torino (-43 per cento, ovvero 158,9 milioni di euro in meno), a Genova (-43 per cento e 110,8 milioni di euro in meno), a Napoli (-31 per cento, pari a 199,6 milioni di euro in meno) e a Palermo (- 33 per cento, pari ad un taglio di 114 milioni di euro).
Clara Rossi