Il rigetto dell'istanza di Uv ed Epav è stato discusso anche in Consiglio
AOSTA. Sono numerose le reazioni dei partiti e dei movimenti politici valdostani al rigetto da parte del Tar della richiesta di sospensione cautelativa dei verbali della seduta del Consiglio regionale del 10 marzo scorso, giorno della sfiducia a Rollandin e dell'insediamento della nuova giunta Marquis.
In una nota Pour Notre Vallée esprime "soddisfazione" per la decisione dei giudici. "In quella seduta consiliare - afferma in una nota il movimento - si è permesso alla Valle d'Aosta di andare avanti e al Consiglio regionale, il più alto luogo di vita democratica della nostra Regione, di poter proseguire con i suoi lavori. Si è permesso quindi ad una nuova Giunta di dar corso ad una nuova fase storica della vita politica valdostana, portando quel cambiamento tanto atteso da molti".
Per l'Uvp la decisione del Tar sentenzia la bontà dell'operato del presidente dell'assemblea, Andrea Rosset, e per Alpe il rigetto segna "un punto fondamentale". L'ordinanza dei giudici amministrativi "dice due concetti chiari e inoppugnabili, che sfidiamo chiunque a negare: il Consiglio regionale deve poter operare anche se affetto da una patologia (la sospensione dei Consiglieri regionali) e i Consiglieri sospesi, poiché impossibilitati a far parte del Consiglio, non dovrebbero essere in grado di influenzare il voto dell'adunanza nemmeno in modo indiretto".
L'argomento è stato discusso anche nel corso della riunione di ieri del consiglio regionale. Il capogruppo dell'Uv Ego Perron, che ha presentato il ricorso al Tar, ha preso atto del rigetto e commentato positivamente la scelta del 12 settembre per la trattazione nel merito del ricorso poiché si tratta della «prima data utile».
Dal capogruppo dell'Uvp, Alessandro Nogara, è stata espressa «soddisfazione per il fatto che il Tar abbia rigettato la richiesta e quindi riconosciuto corretto l'operato del presidente Rosset che è stato denigrato dalla minoranza mentre, a parere nostro, ha fatto quello che doveva: assicurare l'attività democratica del Consiglio».
Elena Giovinazzo