Il comitato Insieme per le Cime Bianche chiede l'eliminazione del progetto e spiega di essere «pronto ad agire ai sensi di legge»
«Il collegamento funiviario delle Cime Bianche deve essere eliminato dal Piano Regionale dei Trasporti». Lo scrive il comitato "Insieme per Cime Bianche" da sempre contrario al progetto dell'amministrazione regionale di realizzare un collegamento con impianti di risalita tra la Val d'Ayas e la Valtournenche.
Il comitato si dice «pronto ad agire ai sensi di legge e in collaborazione con le principali associazioni ambientali nazionali e internazionali» e spiega di aver depositato le proprie osservazioni al Piano Regionale dei Trasporti chiedendo di eliminare ogni riferimento ai lavori nel vallone di Cime Bianche. Osservazioni «elaborate in collaborazione con lo studio legale dell’Avv. Emanuela Beacco del Foro di Monza, focalizzandosi, in base al proprio statuto, sui contenuti inerenti il Vallone delle Cime Bianche e il progetto di collegamento funiviario che attraversa quest'area protetta».
Le valutazioni del comitato ribadiscono alcuni punti punti cardine attorno al quale "Insieme per Cime Bianche" ha costruito la propria opposizione al progetto, come la «incompatibilità con il Diritto comunitario» e con la Direttiva 92/43/CEE sulla conservazione degli habitat e di flora e fauna selvatiche. Secondo il comitato il collegamento intervallivo sarebbe anche incoerente e incompatibilità con gli obiettivi dell'Agenda 2030 e Green New Deal.
Le osservazioni rilevano inoltre una «inconsistenza delle motivazioni politiche richiamate per giustificare la necessità dell’intervento smentite dai fatti quali, ad esempio, l'affermazione che (…) “Tutte le linee di intervento sono coerenti con le strategie di riduzione dell’accessibilità automobilistica alle testate delle valli e di creazione di circuitazioni che mettono a sistema i Comprensori turistici Valdostani con proiezioni interregionali e transfrontaliere"».
Clara Rossi